E' uscito il nuovo album del cantautore che rispetto al passato ha deciso di adottare un suono più asciutto per dare maggiore risalto alle parole. Tgcom24 lo ha intervistato
di Massimo Longoni© Riccardo Piccirillo
Si intitola "Egosistema" il nuovo album di Maldestro, uno dei cantautori più apprezzati dell'ultima generazione. Un viaggio dentro se stesso, senza maschere o filtri, attraverso 11 canzoni che sono pezzi di vita. "Volevo raccontare la parte più profonda di me - dice a Tgcom24 -. Il disco ha un sound piu' asciutto rispetto al passato, per dare maggior peso e risalto alle parole".
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Il cantautore 35enne napoletano, all'anagrafe Antonio Prestieri, si è fatto conoscere e apprezzare con diversi lavori, tra cui il brano "Canzone per Federica" con cui ha partecipato al Festival di Sanremo nel 2017 tra le Nuove Proposte vincendo il Premio della Critica. "Egosistema" arriva a distanza di due anni dalla pubblicazione dal precedente "Mia madre odia tutti gli uomini" e segna un ulteriore passo avanti nella sua musica e attua una maturazione sia a livello stilistico che di sonorità.
Questo album che punto fermo mette nel tuo percorso di crescita?
Più che un punto fermo ci sono dei puntini di sospensione. Apre la pista per i prossimi lavori che spero saranno sempre diversi. Amo curiosare e distruggere, in senso bello, ciò che ho fatto. Cerco sempre di trovare ispirazioni in tutto ciò che mi circonda, sperimentare nuove forme di combinazioni. Rispetto all'ultimo disco, che aveva tutto un altro piglio questo si distanza di parecchio, in maniera naturale.
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Questa esigenza di cercare nuovi suoni nasce da un'insoddisfazione riguardo il tuo lavoro precedente o c'è qualcosa che ti ha spinto ad andare in un'altra direzione?
Insoddisfazione no, anzi. C'è solo voglia di conoscere altre culture. E' un po' come viaggiare. Io amo molto viaggiare e incontrare altri popoli per imparare cose diverse, e così è per l'alrte. Quello che è stato prima mi ha dato grandi soddisfazioni ma poi bisogna andare avanti, perché si cresce. Ogni incontro che si fa è premessa per un cambiamento alle porte.
Quanto tempo ti ha preso la scrittura di questo disco?
Forse questo è il primo disco che ho scritto di getto. Per gli altri facevo una selezione dalle canzoni che avevo scritto negli anni precedenti. e cercavo di unire il tutto per farlo diventare un concept. Con questo invece mi sono messo a scrivere nel periodo ottobre-novembre del 2019, mosso da un'esigenza quasi fisica e tutte le tracce sono nate nel giro di due mesi. In realtà il disco doveva uscire prima ma poi è successo quello che è successo...
Come hai vissuto il periodo del lockdown? Scrivendo o come un momento di buio?
Sarei un ipocrita se dicessi che l'ho vissuta male. Sono stato molto bene, ho un rapporto molto bello con la casa. Musicalmente non ho messo una nota, però ho scritto racconti, ho quasi terminato il mio romanzo. E poi ho fatto una cosa che non avevo mai fatto: ho comprato un set fotografico professionale, con tanto di luci e pannelli e mi sono messo a fotografare. E mi ha dato grande soddisfazione.
Un'altra forma di espressione artistica...
Quando dicono che sono un cantautore un po' mi va stretto. Io sono una persona che cerca di comunicare delle cose. .Spazio dalla scrittura alla musica arrivando al teatro. Amo qualsiasi modo mi permetta di trasmettere emozioni. Se un domani decidessi di non fare concerti per un paio di anni perché voglio dedicarmi solo a tournée di prosa, non stupitevi. Nella mia vita ci sono moltissime prospettive e sogni.
"Egosistema" parla di un mondo incentrato su di te. Tutti i brani sono affondano nella tua esperienza personale?
Tutto frutto di esperienze, sentimenti e incontri. Il brano che ha dato il "La" a tutto il lavoro è "Come Kim Ki Duk", che peraltro chiude il disco. Da lì sono nati tutti gli altri pezzi che formano una dichiarazione intima di ciò che ho dentro. Mi sono spogliato da molte maschere.
Affermare il proprio ego a volte può essere un'operazione scomoda.
L'ego è qualcosa che va coccolato, accettato, ma bisogna essere consapevoli che si può arrivare fino a un certo punto. Fino a quando il tuo ego può contribuire a vivere insieme va bene, quando cerca invece di mangiarsi gli altri, inizia a diventare qualcosa di tossico.
E tu sei riuscito a venire a patti con il tuo ego?
Credo di sì, non ne sono certo. Qualche volta sarò presuntuoso, avrò un po' di spocchia pero posso dire anche di essere un grandissimo ascoltatore. E' proprio l'orecchio e lo sguardo degli altri che mi fa poi creare. Se non avessi questa voglia di andare in profondità nelle cose sarebbe un ego smisurato e malato.
In "Pezzi di me" racconti di come spesso il tuo raccontarti venga riportato dagli in maniera non corretta. Questo ti mette in difficoltà nell'aprirti così tanto nelle canzoni?
Mettere un dolore su un foglio mi permette di metabolizzarlo, quindi per me è un esercizio fondamentale. Non temo poi il confronto con gli altri, non ho paura di cosa pensa di me chi ascolta le mie canzoni. Se prima avevo paura di toccare certi argomenti perché c'è sempre quella morbosità di cercare di scavare in certe cose senza conoscerle bene, adesso ho deciso di raccontarle direttamente io.
"Il panico dell'ansia" è un brano chiave del disco, che racconta di come tu ti senta libero di presentarti come sei, senza nasconderti dietro maschere per piacere agli altri. Questo nuovo Maldestro in cosa si differenzia dal precedente?
Questo è un disco in cui Antonio si racconta, mentre prima era Maldestro che raccontava Antonio. Essermi liberato dalle maschere è bellissimo perché mi permette di essere sereno. I cazzotti arrivano comunque ma paradossalmente fanno meno male. E poi c'è una selezione naturale: intorno a te rimangono solo le persone che ti accettano per come sei.
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