"Abbiamo perso uno dei più prolifici visionari", recita una nota della sua casa discografica
E' morto all'età di 82 anni Leonard Cohen. Lo annuncia la sua casa discografica Sony Music Canada sulla pagina Facebook di Cohen scrivendo: "Con profondo dolore comunichiamo che il leggendario poeta, cantautore ed artista Leonard Cohen è morto". La notizia viene riportata anche dalla rivista Rolling Stone online. Non viene rivelata la causa della morte.
"Abbiamo perso uno dei più prolifici visionari. Una commemorazione si terrà a Los Angeles fra qualche giorno. La famiglia richiede privacy nel suo periodo di dolore", prosegue la nota della casa discografica.
Una carriera fenomenale di quasi mezzo secolo la sua, eminenza grigia in un piccolo pantheon di influenti cantautori degli anni Sessanta e Settanta. Cohen aveva gareggiato con Dylan quanto a influenza sui suoi contemporanei e forse solo Paul Simon e l'altra canadese Joni Mitchell avevano avuto un pari ruolo come autori di poesia in musica. "Con la sua voce baritonale cantava di amore e odio, estasi e depressione", lo ha ricordato Rolling Stone. Uno dei pochi della sua generazione, Cohen aveva continuato ad avere successo negli anni Ottanta e il suo ultimo album, "You Want It Darker", era uscito a fine ottobre. Cohen cantava anche di religione, politica e guerra: pur non avendo mai abbandonato l'ebraismo e il rituale di osservare il sabato, il musicista aveva attribuito al buddismo un ruolo nel tenere a bada gli episodi di depressione che lo avevano afflitto fin da ragazzo.
Leonard Norman Cohen era nato il 21 settembre 1934 a Westmount, nel Quebec. Aveva imparato a suonare la chitarra da ragazzo e aveva formato un gruppo folk, i Buckskin Boys. Presto ispirato da Federico Garcia Lorca si era rivolto alla poesia. Dopo la laurea alla McGill University, si era trasferito nell'isola greca di Hydra dove aveva pubblicato le sue prime raccolte di poesie Flowers for Hitler nel 1964 e i racconti The Favourite Game nel 1963 e Beautiful Losers nel 1966. Frustrato dalle scarse vendite e poi dal lavoro in una fabbrica di vestiti a Montreal, visitò New York nel 1966 e si immerse nell'ambiente del folk-rock della città. Conobbe la cantante folk Judy Collins, che in quello stesso anno inserì due canzoni di Cohen nel suo album ''In my life''. Una delle due era il primo celeberrimo successo di Cohen "Suzanne".
Ma la Collins non fu la sola. Oltre 2.000 cover delle sue canzoni, tra cui la più celebre "Halleluja" sono state registrate da molti altri artisti come Tim Hardin e grandi voci del rock, pop, country, rhythm and blues, tra cui U2, Elton John, Sting, Trisha Yearwood e Aretha Franklin. "Ragazzi. Ascoltate "Going Home" appena avete un secondo" , ha chiesto su Twitter il cantante Ben Folds.
Le sue frequentazioni nella ''Grande Mela'' comprendevano all'epoca Andy Warhol e i Velvet Underground con la loro musa, la mitica cantante tedesca Nico, le cui atmosfere sul filo della depressione ripropose nel suo album del 1967 ''Songs of Leonard Cohen''. E' stato uno dei pochi artisti della sua generazione ad avere successo anche superati gli ottanta anni, e il suo ultimo album ''You Want It Darker'', è stato pubblicato quest'anno.