E' uscito "Il bambino soldato", secondo album del rapper romano. Tgcom24 lo ha incontrato
di Massimo LongoniLowlow è tornato e lancia il guanto di sfida al mondo del rap. Si intitola "Il bambino soldato" il nuovo album che lui non esita a definire "il miglior disco rap degli ultimi 10 anni". Ma per il rapper romano non c'è solo spavalderia. "Dietro la cortina di sicurezza c'è anche molta fragilità - dice a Tgcom24 -. Per la prima volta sono riuscito a parlare anche di questo mio aspetto. E ho messo in mostra anche il lato più ironico e divertente".
Lowlow è come sempre un fiume in piena. Sfrontato, arguto, provocatorio ma anche riflessivo nell'affrontare i temi che compongono questo album. Dove presenta per la prima volta un lato più scanzonato ma non per questo meno studiato, come avviene in "Basso basso", dove rivendica la propria bassa statura, tratto distintivo di alcuni fuoriclasse dello sport e della musica. E tira una frecciata ai giornalisti "con quoziente intellettivo 6" che fanno "domande originali". Giusto per metterci a nostro agio... "Io non sono antipatico con i giornalisti. Io sono antipatico, punto - dice ridendo -. In realtà ho un grosso rispetto per il vostro lavoro perché mi piacciono tutte le persone che per campare scrivono. Quindi delle categorie da me attaccabili siete sicuramente la più protetta".
Partiamo dal brano che apre il disco, che è il quarto capitolo degli "Sfoghi di una vita complicata"...
Io rappo da quando avevo 13 anni. Nei primi tre pezzi con questo titolo ho raccontato la vita di un adolescente che nella sua testa già lavora per il futuro, poi gli sfoghi di un ventenne preso tra i problemi degli adulti e gli strascichi di quelli di un adolescente e infine una sorta di glorificazione di quello che è il mio periodo underground. Ora mi trovo in una fase molto importante della mia vita. Io mi sono sempre visto come un solista e lo sono da un anno. Eppure, per una persona ambiziosa come me, rendersi conto di dove ti sta portando un certo percorso evolutivo è molto difficile. E’ da un anno e mezzo che sto correndo e non mi fermo nemmeno a vedere dove sto.
Questo momento dovrebbe essere un traguardo importante. Vuoi dire che non riesci a godertelo?
C’è una frase di Drake che sintetizza bene quello che sto vivendo: sono in uno stallo tra il "lo voglio e ce l’ho". Ed è un po’ questa la situazione. La vita complicata 4 se vogliamo è quella più inquieta. Era più facile fare qualcosa di glorificante su di me, raccontando che sono uscito dall’underground, che vivo a Milano, ho un contratto. Io sono un fuoco che si è appena attizzato e sta continuando a crescere. Sono pieno di sfaccettature e lati della mia personalità che ancora non sono venuti fuori. Per esempio il mio lato ironico e dissacrante che appartiene comunque sia a Lowlow sia a Giulio. In questo disco hanno fatto capolino in "Basso basso" e "Bipolare".
A proposito del brano "Bipolare". Che effetto ti ha fatto vedere Kanye West pubblicare un disco, quasi in contemporanea con il tuo, con in copertina una frase sull'essere bipolare...
Mi ci ha fatto intrippare! E poi il suo disco è bellissimo. Quello che facciamo noi è comunicazione e lui è un comunicatore eccezionale. Io a volte traggo più ispirazione dalle storie, dai monologhi dei film. E vedere uno come lui, che comunica parlando di tratti del suo carattere è fantastico. E poi c’è questa dichiarazione di amore per se stesso, che reputo una cosa importantissima.
Tu che rapporto hai con te stesso?
Io mi reputo una persona intelligente. Il che può essere un problema. Penso infatti che tutte le persone intelligenti abbiano una componente autodistruttiva dentro di sé, connessa al volere tanto, all’essere severi con se stessi, sapere di valere e pretendere di conseguenza. E’ dovere di una persona intelligente capire questa cosa, crescere e imparare a mettere da parte questo lato autodistruttivo. Meglio essere distruttivi verso gli altri.
E tu ci sei riuscito?
A 18 anni ho deciso che non avrei mai più messo il mio cervello contro di me, ma mi sarei amato e avrei amato anche le mie sfaccettature più difficili. E non è un percorso facile. Mi è stato chiesto se fare un disco così personale sia stata una scelta o un atto di coraggio. Mi fa piacere venga accolta come una scelta coraggiosa, ma io dovevo fare questo. Nella mia testa era molto chiaro.
Ne "Il bambino soldato" metti in mostra lati di te che finora erano rimasti nascosti.
Penso che questo disco sia una bomba al fosforo che possa sconvolgere le persone e far capire molte cose di me che erano già venute fuori nel disco precedente ma in parte erano state oscurate da questo mio romanticismo. Aver fatto una rima come “sono il migliore / potete succhiarmi il cazzo / poi piango perché un bambino mi ha detto che sono grasso” fa vedere dei lati molto divertenti della mia personalità che la gente non vede perché coperti da questa cortina di sicurezza alla Kanye West. In realtà dietro c’è molta fragilità. Fragilità che poi magari ti porta a fare grandi cose, perché la paura può essere una grande spinta. Per la prima volta sono riuscito a parlare anche di questo mio lato.
Tu guardi a un rap più classico, dove metriche e testi hanno un peso fondamentale. Cosa pensi del successo della trap?
C’è trap e trap. Non voglio giudicare un genere in quanto tale, a me interessa l'artisticità di un progetto. In questo momento ci sono proposte interessanti, con un’estetica decisamente diversa dalla mia ma forte e chiara, quindi bella. Raccontano in una maniera diversa dalla mia, ma è comunque un racconto. Io mi annoio, e critico, quando non c’è originalità. A me fa piacere che esista la trap perché questo è un momento dove c’è tanto interesse e non c’è niente come quello che faccio io. E questo è positivo anche per me. Il problema in realtà credo riguardi un piccolo potenziale Lowlow di 13 anni.
Ovvero?
C’è talmente tanta roba in giro che per un ragazzino che rappa, fa tre visualizzazioni e pensa di essere arrivato, deve essere molto difficile capire cosa è vero e cosa è fuffa. Io abito vicino a una scuola e mi capita spesso di parlare con i ragazzi. Mi fanno sentire miliardi di cose e mi rendo conto che il livello si è alzato. Il problema è che magari non hanno ispirazione, non hanno riferimenti culturali e modelli a cui ispirarsi che permetteranno loro di diventare degli artisti originali.
Tu sei cresciuto nell'ambito della scena romana ma negli ultimi tempi ti sei trasferito a Milano. Questo cambiamento come ha influito sulle tue canzoni?
Ma in realtà io sono il milanese imbruttito! Sono uno degli esperimenti sociali di romano nordificato. Sono un amante perso della moda e amo le ragazze di Milano. Sono cresciuto nella scena di Roma ma è sempre stata molto chiara la mia identità nazionale. Il primo viaggio che ho fatto da solo è stato a 14 anni, proprio a Milano. Per me è sempre stata la città in cui venivo a fare il rap, fare quello che mi piaceva. Non è che a Roma mancasse qualcosa, è una città bellissima. Pure troppo. Se ti fermi a pensare un po’ ti deprimi: c’è tutta questa bellezza che fa salire un po’ "La Grande Bellezza". A Milano invece c’è questa spinta del fare. Meglio lavorare ed essere esauriti che sentirsi Jep Gambardella.