Il rapper romano dopo due anni di silenzio torna con 14 brani inediti. Tgcom24 lo ha intervistato
di Antonella Fagà© Ufficio stampa
Sembra quasi una profezia quella di LowLow, all'anagrafe Giulio Elia Sabatelli, classe 1993, rapper romano, che pubblica oggi il suo nuovo disco "Dogma93", dopo due anni di silenzio. "E quel giorno pure un sasso sarà bello, e avrà avuto un senso fare tutto questo" scrive l'artista in uno dei 14 brani che compongono il disco "Quello che Cerco" e a Tgcom24 aggiunge: "E' un invito a me stesso e agli altri a cercare di essere persone più positive..."
Un disco, dopo due anni di silenzio, che esce purtroppo in un momento difficile per il nostro paese e per il mondo intero...
Sì, è vero. Tutto è più difficile in questo momento... ma non ho mai pensato di posticipare il release dell'album. Proprio in questo momento noi che facciamo musica dobbiamo essere in prima linea. La gente ha bisogno di cose belle e la musica è una cosa bella.Mi ha fatto riflettere una frase che c'è in un pezzo "Quello che cerco", che ho scritto ovviamente prima dell'emergenza coronavirus e che però sembra molto attinente alla situazione attuale. In quella canzone parlo della mia evoluzione artistica e soprattutto di quella personale, dello sforzarsi di essere una persona positiva. E' molto facile essere cinici e vedere tutto in negativo, ma per arrivare alle persone e a fare una musica che comunichi qualcosa bisogna fare un passo verso gli altri. E' quello che sto vivendo io in questo momento. Ero partito da un'analisi di me stesso che ad oggi si è trasformata in un messaggio a tutti coloro che stanno attraversando un periodo difficile. Forse è nei momenti di difficoltà che la mia musica può raggiungere le persone, dire loro che non sono da soli a soffrire e a sperare che le cose cambino. Succederà.
In quella canzone dici però anche di essere ancora alla ricerca di qualcosa...
Io sono una persona molto severa con me stesso. Provo ad uscire dalla mia zona di comfort, per mettersi in discussione per indagare. La ricerca è però una parte costante della mia vita e di me stesso.
Come è nato "Dogma93"?
Il 1993 è la data della mia nascita. Io sono molto appassionato di cinema, che è una fonte di ispirazione per me a volte più della musica stessa. Amo i film di Lars Von Trier, Thomas Vinterberg o Lanthimos. E il mio approccio in questo disco è stato un po' quello cinematografico. Sono andato in particolare a mettere l'attenzione sull'idea di creare un manifesto, alla maniera in cui l'hanno fatto anche questi registi, che hanno sentito la necessità di creare un manifesto per staccarsi dalle correnti artistiche. In questi due anni di silenzio ho fatto una profonda ricerca partendo da uno stato di inquietudine interiore e a un certo punto ho incominciato ad indagare invece che all'esterno all'interno, per portare agli altri, come una cinepresa sul mondo, storie vissute da me stesso o prese in prestito da altre persone e da fatti realmente accaduti, che penetrano nel mio mondo personale e allo stesso tempo cercano di ricostruire una visione collettiva, generazionale.
Che tipo di manifesto hai creato?
Ho sentito l'esigenza di dire io vengo dal rap, il rap è il mezzo per arrivare alle persone e per farlo mi sono dato delle regole perché la gente intendesse cosa io penso della musica, come hanno fatto Lars Von Trier e gli altri prendendo posizioni precise nel cinema. Sentivo la necessità di dire io sono questo e queste sono le mie regole tecniche.
Ad esempio?
Alcune le ho appena pubblicate sul mio profilo Instagram: la parola ha un ruolo fondamentale, protagonista e arriva prima della musica; il rap è tecnica, ma per raccontare una storia deve essere veicolo espressivo delle proprie emozioni; il senso delle canzoni può essere soggettivo ma la forma no. In questo manifesto ho bandito però l'autocelebrazione perché il rap è la mia origine, ma è il mio mezzo, la tecnica che ho imparato nel mio percorso e viene usato per raccontare non per mettermi in mostra.
E tuttavia la sensazione è che sia un album dark e melanconico...
Sicuramente sono una persona cupa e dark ma il modo in cui si è cupi è importante, bisogna saper fare una riflessione sul male, sulla negatività. E' un disco che riflette quello che sono io in questo momento, e la mia riflessione su come trasformare il male e l'energia negativa in messaggio positivo. E un disco dark ma lo vedo anche come l'inizio di un percorso di autoanalisi, di miglioramento positivo.
Tante le tematiche trattate...
Nel disco trovano spazio tematiche che hanno un valore tanto personale quanto universale come il rapporto con l’ambizione, con il male, con una società che ha la tendenza di escludere chi non non riesce a rientrare nei rigidi parametri del sistema. Il mio intento cercare di mostrare alle persone alcune sfaccettature, alcune nuances che ci sono nel male che viene raccontato.
Un ascolto superficiale magari non lo dimostra, ma se si va alla radice si riesce a trovare il messaggio positivo, la via d'uscita.
Quindi sei sulla strada per trovare il tuo equilibrio e il tuo centro?
Voglio vedere anche come verrà recepito il disco. Ho però una bella sensazione di fondo, sto vivendo un bel periodo positivo
vorrei creare una crepa nella visione delle cose che ha la gente. Io sono considerato una persona negativa, ma ora sono molto positivo rispetto a come verrà recepito il mio disco, anzi credo che in questo momento la mia fan base abbia voglia di essere stimolata e di accettare quella crepa
Qual è il leit motiv delle canzoni?
Per me la chiave inglese è il rap ed è imprescindibile, fare rime, giochi di parole, punchline. E questo c'è in tutti i pezzi del disco che sono uno diverso dall'altro. Ma spero che la gente valuti la qualità indipendentemente dalla scatola in cui viene messa non vorrei essere inscatolato in un solo mood ovvero quello negativo. C'è una sottotrama del disco ovvero: il mio regno sono le parole e la comunicazione è un tema importantissimo per tutti.