Il cantautore presenta a Tgcom24 il nuovo album che esce l'8 giugno
di Santo Pirrotta"Tenere sempre unito il passato e il futuro, non dimenticare ma guardare avanti...". "Sputnik", il nuovo album di Luca Carboni che esce l'8 giugno, è questo e molto di più. Perché al di là del mondo visto dall'alto affronta temi come le coppie, i figli e il confronto generazionale. Da cui il cantautore è sempre stato attratto tanto che ha chiamato a collaborare giovani leve come Calcutta, Gazelle e Giorgio Poi. L'artista racconta a Tgcom24 il nuovo lavoro.
Il singolo "La Grande festa" è stato il più trasmesso dalle radio, cosa ti aspetti da questo album?
Sono molto soddisfatto che il singolo sia partito molto forte nelle radio, ma è ancora presto per capire se tutto l'album verrà apprezzato. Ultimamente si ragiona molto per singoli, ma a me piace ancora ragionare per album, per progetto.
Hai detto che questo disco è un po' la tua vita vista dall'alto, ce la racconti?
In realtà mi riferivo soprattutto alla canzone Sputnik, che dà il titolo al disco e lo chiude: una ballata eterea, sospesa, in cui mi piaceva raccontare delle cose come sorvolando me stesso e il nostro pianeta. Il disco ha tanti elementi e brani, dove non c'è solo lo sguardo così ovattato. Ci sono canzoni molto dirette come l'Alba in cui si parla dei figli, come Due dedicata alla coppia e alle diversità che si mettono insieme e che vanno rispettate.
Sei stato anche molto coraggioso ad affrontare temi come la morte e la sfiga...
E' un gioco, questo linguaggio è figlio della cultura che mi appartiene, di quando il punk arrivò in Italia nel '77-78 e soprattutto a Bologna nacquero situazioni come gli Skiantos, si mischiava molto il paradosso e l'ironia. C'era provocazione. Mi è sempre rimasta dentro questa scrittura...
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Ci sono citazioni come il muro di Berlino...
Io e la mia generazione abbiamo vissuto nel periodo della guerra fredda. Ricordo che nel 1984 sono riuscito, come spalla di Lucio Dalla, ad arrivare al di là del muro e ho scoperto che i ragazzi avevano in mano i dischi di Madonna e Bruce Springsteen, io avevo le All Stars ai piedi, non a caso c'è un disegno in questo disco, che erano un mito americano. I ragazzi di Berlino Est mi vennero a chiedere se gliele lasciavo.
A proposito di confronto generazionale, in questo album hai chiamato molte nuove leve, da Calcutta a Gazelle, cosa hai imparato?
Dai giovani si impara sempre. Nell'84, quando ho cominciato, vedevo che alcuni cantautori ci snobbavano, questa banalità che mettevo, volutamente, nei testi e il distacco da certi meccanismi più politici non piaceva. E io d'istinto mi sono sempre sentito attratto dalle nuove generazioni. C'è una generazione di cantautori che sta riconquistando il pop italiano e lo sta in qualche modo spodestando. Trovo dei punti di contatto con loro.
Vi siete confrontati?
Certo. Ad esempio sul brano l'Alba, a Gazelle non piaceva che io facessi poche rime, insisteva su quello.. è stato molto interessante...
Ti sei divertito a disegnare un libretto, ci sono immagini con lo spazio ma anche dinosauri, perché?
Il messaggio è tenere sempre unito il passato e il futuro idealmente, non dimenticare ma guardare avanti.. Così come è Sputnik, una cosa antica del 1957 che ha dato inizio a una nuova era che ci ha portato dove siamo.