WORLD MUSIC

Mannarino, in "V" alla ricerca della forza primordiale: "La donna salverà il mondo"

Esce il nuovo album del cantautore romano, un ambizioso lavoro dallo sguardo internazionale. Tgcom24 ne ha parlato con lui

di Massimo Longoni
17 Set 2021 - 08:52
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© Magliocchetti
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Una donna guerriera nell'atto di mettersi (o togliersi?) il passamontagna. E' questa l'immagine simbolo che campeggia sulla copertina di "V", il nuovo album di Mannarino, che esce a quattro anni dal successo del precedente "Apriti cielo". Un disco complesso, ricco di influenze e collaborazioni internazionali, che guarda oltre la stretta attualità. "Oggi le donne sono modello di cambiamento in tutto il mondo - dice a Tgcom24 -. Ovunque stanno facendo una battaglia con una visceralità emotiva che l'uomo si è perso".

Anticipato dai singoli "Africa" e "Cantarè", "V" è stato registrato tra New York, Los Angeles, Città del Messico, Rio De Janeiro, l'Amazzonia e l'Italia, coinvolgendo su alcuni brani produttori internazionali del calibro di Joey Waronker (Beck, REM, Atoms for Peace) e Camilo Lara (Mexican Institute of Sound) oltre che di Tony Canto e Iacopo Brail Sinigaglia. Un disco che è un invito ad appellarsi alla saggezza ancestrale degli esseri umani e che lo fa parlando le lingue del mondo, incorporando suoni di foresta e voci indigene registrate in Amazzonia. World music nel più puro senso del termine, un salto di prospettiva che mette Mannarino ancora più al centro della nuova scena musicale. Ma riavvolgiamo un attimo il nastro: 16 gennaio 2020, Mannarino viene invitato, primo artista italiano contemporaneo, a esibirsi al Musée d'Orsay di Parigi. Ha concluso da pochi mesi un tour trionfale ed è già pronto a dedicarsi a nuovi progetti musicali ma... "ma hanno chiuso il mondo... - dice -. E' stato l'ultimo concerto e poi hanno chiuso tutto poco dopo. Stavo già lavorando al disco da quasi due anni, il primo passato prendendo appunti e buttando giù demo, il secondo in studio. E poi mi sono trovato davanti un altro anno inaspettato a disposizione".

© Ufficio stampa

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Come hai sfruttato questo tempo?

Il disco era praticamente finito ma non ero del tutto convinto. Sentivo che l'idea aveva preso forma ma non ero ancora arrivato in cima, in fondo al percorso. Quindi ho usato tutto questo anno in più lavorando ulteriormente sulle canzoni. Abbiamo fatto i conti e ci siamo accorti di aver passato in studio 220 giorni. Quando ho iniziato a rendermi conto che mettendo qualcosa rovinavo quello che c'era, ho capito che dovevo fermarmi. 

Possiamo dire che il lockdown in questo caso ha avuto una sua utilità?

Di sicuro mi ha aiutato a comprendere quanto a volte i tempi possono influire sulla riuscita o meno di una cosa. Musicalmente ho visto che più hai tempo e più scopri cose. Ed è proprio il contrario di quello che succede nella nostra era, dove tutto va veloce e le cose si producono e consumano in un attimo.

Nel lavoro di ritocco fatto nell'ultimo anno sono cambiate solo le musiche o anche i testi?

Anche i testi. Rispetto alla prima versione sono molto più irrazionali. La pratica dello scrivere doveva essere combaciante con l'idea del disco. Se questo doveva essere animista, irrazionale, ancestrale, non potevo nei testi fare lo spiegone delle cose o avere una metodologia occidentale. Mi sono trovato a trovare la mia "indigenità". Ci sono molte digressioni progressive anche nei testi.

Dove affondano le radici di questo disco?

Secondo me è stato tutto un processo organico. Fa parte di un percorso che parte dal folk più puro della mia città e passa per temi di un antagonismo rispetto al potere. Avevo bisogno di qualcosa che arrivasse più diretto, ho pensato a un atto più che a un pensiero. E da qui nascono l'accento sulle ritmiche, sulla tribalità, l'approccio quasi sciamanico nella ritmica ossessiva, con due o tre accordi a canzone. Mi sono chiesto dove prendiamo oggi gli anticorpi e la forza e secondo me la prendiamo in qualcosa che è in tutti noi e arriva da molto lontano. Non c'è più la critica sociale e politica nel presente. Nell'album non c'è più il monoteismo, è panteista, animista. 

Immergersi in temi così ancestrali è un modo per astrarsi da una contingenza caotica e al tempo stesso riuscire a interpretarla?

Potrebbe essere una fuga da una parte, però nella mia testa era più una ricerca di strumenti. Perché nella fantasia, nella irrazionalità, nel rapporto profondo irrazionale in amore tu sviluppi una vitalità. Che diventa resistenza. E quindi c'è poi quella immagine di donna resistente, indigena, che è l'unica via di salvezza che ha il pianeta. Le grandi ideologie hanno fallito, perché erano totalmente staccate dal corpo. Invece in questo disco ho cercato di fondere l'elemento del corpo, della pancia, con quello animista irrazionale. E' lì che succedono le cose. Quando una cosa la pensi perché l'hai letta su un libro non l'hai compresa fino in fondo. Quando invece la vivi nella tua esistenza poi la ribellione viene da dentro. E' un fenomeno organico del tuo vivere.

Perché hai voluto concentrarti sulla figura della donna?

Oggi la donna è modello di cambiamento in tutto il mondo. Perché veniamo da secoli di patriarcato che vediamo dove ci ha portato con la sua mentalità positivista. La scienza doveva proteggerci dalla natura matrigna. Siamo diventati tecnologicamente molto avanzati ma abbiamo perso tutto. Le donne invece stanno dimostrando che oltre allo spirito analitico e scientifico stanno facendo una battaglia in tutto il mondo con una visceralità emotiva che l'uomo si è perso. 

Nella tua vita le figure femminili sono state importanti? 

Penso che siamo tutti esseri culturali, siamo spugne. Da quando nasciamo veniamo forgiati dalla cultura. Nella mia vita le donne mi hanno sempre aiutato a cogliere la visione più profonda della vita, più irrazionale.

Per questo disco hai collaborato con personaggi di livello internazionale. Cosa hanno aggiunto?

Grande esperienza, grande gusto e anche un'essenzialità nelle cose. Lì per lì alcune cose sembravano giuste, essenziali, e invece c'era ancora da togliere, essere ancora più scarni. Che poi questo non è un disco vuoto, ma ogni strumento, ogni parte, non ha fronzoli. E' una somma di essenzialità. 

Tra poco torni a incontrare i fan per la promozione del disco ma per il tour dobbiamo aspettare il prossimo anno. Cosa pensi della situazione della musica live in Italia?

Devo essere sincero: ho smesso di pensare. Continuano a rinviare concerti... ho smesso di pensarci perché suscita solo rabbia e dolore. Aspetto che mi dicano di suonare e lo farò.

IL CALENDARIO DEGLI INCONTRI CON IL PUBBLICO

Roma 17/09 ore 18.30 presso Auditorium Parco della Musica 

Firenze 18/09 ore 18.30 presso il Conventino 

Milano 20/09 ore 18.30 presso Spirit de Milan

Bologna 21/09 ore 18.30 presso Labas 

Torino 22/09 ore 18.30 presso Spazio Comala 

Lecce 23/09 ore 18.30 presso Officine Cantelmo 

Napoli 24/09 ore 18.30 presso Foqus Quartieri Spagnoli 

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