L'ex Mano Negra pubblica un nuovo disco di inediti dopo diciassette anni: in mezzo, viaggi, concerti gremiti, collaborazioni
di Luca Freddi© Sito ufficiale
A distanza di diciassette anni dall’ultimo album, Manu Chao pubblica un nuovo disco, "Viva Tu". Il nuovo progetto è stato anticipato a maggio dall’uscita della title track poi da "São Paulo Motoboy" e infine da “Tu Te Vas". Il titolo è un delicato augurio (che suona un po' come "lunga vita") a volerci bene, resistere e ritagliarsi dei momenti sereni. Mentre Manu continua a cantare di un altro mondo possibile tra ritmi acustici delicati, cumbia, reggae, gipsy, folk, country con canzoni a volte allegre e solari, altre riflessive, altre ancora delicatamente dreamy. Un'altra stazione del suo percorso "diverso", che ha da sempre caratterizzato e reso riconoscibile il suo modo vivere e fare musica, nata e vissuta in viaggio.
Le canzoni di "Viva tu" raccontano storie di vita alle periferie del mondo tra difficoltà e speranza. Come la solito le lingue utilizzate da Manu Chao sono un melting pot, tra spagnolo, francese, portoghese e inglese che si inseguono nei suoi testi come i viaggi intorno al mondo che lui stesso fa. Nell'album sono presenti anche due featuring: la leggenda Willie Nelson in "Heaven’s Bad Day" e la cantante francese Laeti in "Tu Te Vas".
Il nuovo disco segue a numerosi anni di distanza la sua ultima prova lunga, "La radiolina" che risale al 2007. Ma in questi anni, Manu Chao non è stato fermo, o in silenzio, è rimasto solo sottotraccia, senza annunci gridati. Ha continuato a viaggiare e spostarsi, tra Francia, Spagna, Africa, Brasile. Ha prodotto anche tanta nuova musica, ma senza realizzare dischi. Ha soprattutto collaborato con diversi artisti, producendo singoli distribuiti gratuitamente sul web: da Calypso Rose, al progetto Ti.Po.Ta. (Transe Indie Progressiv Organik Trash Amor) oltre a Bomba Estéreo, Rumbakana, Charlart58, Carlangas, Dani Lança. Mentre nel 2018 è morto il padre, lo scrittore Ràmon Chao, Manu ha partecipato a cause sociali come Playing For Change e The Dharavi Dream Project e ha continuato a fare concerti in giro per il mondo, sempre zeppi di persone. Nel periodo post Covid ha iniziato a girare con un progetto acustico più snello, in trio, passato anche in Italia più volte, come questa estate che ha tenuto una decina di live, dal No Borders Music Festival al Magnolia Estate.
Dal suo esordio solista "Clandestino", dopo la fondamentale esperienza con la Mano Negra, Manu Chao ha mostrato il suo mondo a parte, che passa anche attraverso il basso profilo che ha tenuto soprattutto dopo essere diventato una specie di icona nel cruciale 2001. Le sue canzoni sono colorate di calore umano, musicalmente piene di cantilene, chitarrine riconoscibili e micro suoni, solari e malinconiche, ricche di collaborazioni, interconnessioni tra persone incontrate attraverso i suoi viaggi ai quattro angoli del globo. Suggestioni che creano un non luogo dove si suona per star bene, per raccontare situazioni e storie, fuori dalle logiche mainstream. Se il mondo intorno è cambiato, magari in peggio, lo ritroviamo ancora lì a 61 anni, a declinare il proprio stile con ispirazione, sempre rivolto a quel tipo di idee che passano per gli ultimi e la resistenza sociale, proseguendo con la barra dritta la sua vita, interconnessa con la sua musica e il suo pensiero.