Esce il 10 febbraio "Spostato di un secondo". Il nuovo album del cantautore fiorentino presenta sonorità nuove e voglia di raccontare senza urlare
di Massimo LongoniEsce il 10 febbraio "Spostato di un secondo", il nuovo album di inediti di Marco Masini. Il disco contiene il brano omonimo con cui l’artista sarà in gara al Festival di Sanremo, e presenta una nuova veste del cantautore, che sposa la sua scrittura con sonorità nuove che guardano all'elettro-rock. "Queste canzoni raccontano il pessimo momento che stiamo vivendo - dice lui -. Ma non c'è disperazione. A 52 anni non cerchi l'urlo ma la calma".
Tra questo lavoro e il precedente sono passati sei, durante i quali Masini ha pubblicato una raccolta esaustiva del percorso della propria carriera e, particolare con una certa rilevanza simbolica, ha passato la boa dei 50 anni. "L'età ha una sua rilevanza - spiega -. Ma in questo caso l'album è il risultato di un lavoro di due o tre anni. Sono passati sei anni dall'ultimo di inediti. E ho fatto bene ad attendere tanto. Perché nella vita si cambia. Nella visione delle cose, nell'atteggiamento".
E forse anche per questo il tema principale dell'album, che attraversa come un filo rosso tutte le canzoni quasi a formare un "concept" alla vecchia maniera, è quello del tempo. In particolare visto dal punto di vista di chi prova a rivivere il passato tornando indietro ed evitando così gli errori fatti. "Il concetto utopistico di voler ripetere le cose è associabile al deja vu - dice -. Sono un po' appassionato di astrofisica. Il tempo è una freccia che attraversa l'universo. Il fatto di poterlo anticipare è un concetto da sognatori che mi ha sempre intrigato. Far buon uso del potere delle nostre scelte è il modo migliore per anticipare".
E a proposito di passato se Masini si guarda indietro non rifarebbe tutto. O quanto meno, con gli occhi di oggi giudica alcune scelte in modo diverso. "Giudico per esempio l'istinto che ebbi nel 1990 di scrivere 'Vaffanculo' un istinto inutile - spiega -. Oggi di 'vaffanculo' ce ne sono troppi, c'è rabbia ma non voglia di trovare risposte. Quindi ci vorrebbe una voce più bassa". Inevitabile una considerazione su quello che alcune canzoni hanno portato con sé, attaccando al cantautore una nomea terribile che gli è costata molto ma dalla quale è riuscito a uscire a testa alta. "Io ho vissuto una battaglia molto dura. Un'altra grande artista come Mia Martini l'ha vissuta in maniera analoga e ha reagito in maniera diversa - sottolinea -. Non è semplice scegliere ma devi avere la consapevolezza che una scelta va fatta bene. In passato ho scritto cose che appartenevano a una generazione, che da una parte hanno rappresentato il pensiero di tanti ragazzi, dall'altra mi si sono ritorte contro".
Oggi invece Masini canta senza voler urlare (metaforicamente, i suoi acuti ci sono sempre) e si affida alla collaborazione con giovani autori come Zibba. Il risultato è una sterzata stilistica evidente che lo porta su piani contemporanei, dove alla scrittura cantautorale si unisce una buona dose di elettronica. "Ho sempre amato ascoltare la musica - spiega -. Ascoltare fa bene. E sono sempre stato influenzato da quello che ho ascoltato. Vengo dal pop italiano degli anni 80 e 90 ma sono figlio di Pink Floyd e Genesis perché facevo il tastierista. Un giovane ti può insegnare tantissimo. Devi essere preparato a succhiare la linfa giusta per sviluppare i tuoi pensieri. La musica di oggi è bellissima ma bisogna saper scegliere perché c'è una vetrina enorme. Tutto passa, abbiamo il dovere di non fossilizzarsi in uno stile".