Marco Paolini in "Darwin, Nevada", guarda gli scatti
© Masiar Pasquali
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Dal 22 gennaio al 16 febbraio con la regia di Matthew Lenton
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Con "Darwin, Nevada", in prima italiana assoluta, Marco Paolini torna al Teatro Strehler di Milano dal 22 gennaio al 16 febbraio con un nuovo progetto teatrale, per raccontare la crisi climatica e il "feroce adattamento", che ci attende. Dopo "Galileo", l'artista bellunese apre un nuovo capitolo di quel suo teatro civile, che passa attraverso i sentieri della scienza per arrivare direttamente al pubblico. A tessere i fili vorticosi del suo racconto trasformandolo in un universo ricco di immagini e suggestioni, c'è la regia onirica e visionaria di Matthew Lenton, regista britannico, che arriva dal prog, dalla psichedelia, dall’hard rock e dall’elettronica.
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Il risultato è uno spettacolo di rara suggestione visiva che, seguendo le tracce di Charles Darwin, sullo sfondo di una sperduta ghost town americana, dallo stesso nome dello scienziato, racconta di frontiere, spostamenti e migrazioni, di frammenti di storia della scienza, di conflitti e cambiamenti in corso.
L'urgenza di Marco Paolini è quella di raccontare Darwin e il conflitto interiore, che lo ha accompagnato per oltre vent'anni, prima di rendere pubbliche le sue rivoluzionarie scoperte, capaci di scardinare certezze e mettere in discussione verità acquisite. E di raccontarlo non solo agli addetti ai lavori, ma in modo da intercettare la curiosità e l’interesse di pubblici di età diverse.
"Siamo andati in cerca di un possibile modo di raccontare tutto questo adattandolo a un contesto contemporaneo", racconta Paolini: "Siamo partiti da un pretesto: il furto dei taccuini di Charles Darwin, avvenuto venticinque anni fa all’Università di Cambridge e misteriosamente conclusosi con la loro restituzione, circa vent’anni dopo, senza alcun indizio rispetto a cosa fosse accaduto nel lungo tempo intercorso. Noi abbiamo provato ad avanzare un’ipotesi e ne abbiamo fatto lo spunto narrativo del nostro viaggio. Dove ci siamo diretti? Là dove le teorie di Darwin sono forse meno accettate, ovvero in quel mondo protestante e conservatore che costituisce anche il blocco di elettori dominante della potenza economica e militare più forte del pianeta: il Nevada".
"Perché è davvero curioso riscontrare come gli Stati Uniti – che, se pur con sempre maggiore fatica, continuano a svolgere un ruolo ancora centrale per il pianeta – abbiano al loro interno una schiacciante maggioranza di persone che preferiscono usare la Bibbia come testo scientifico, ricusando non solamente i testi di Charles Darwin, ma tutto ciò che ne è scaturito: le ricerche sulla fisiologia della mente e del corpo umano e gli approfondimenti intorno alla relazione tra uomo e natura che ci hanno portato a ridimensionare sensibilmente il nostro antropocentrismo".
E in una cittadina del Nevada, una ghost town, che porta lo stesso nome dello scienziato, si intrecciano le storie dei personaggi "inventati" dello spettacolo, scampati ad un'alluvione, Greta e il suo compagno, che sostiene di essere lo spirito di Charles Darwin e uno sceriffo trumpiano, appassionato di farfalle monarca. Anche in questo caso Paolini ha preso spunto da un altro fatto reale, ovvero un'alluvione, che colpì, nel 2023, poco dopo la restituzione dei quaderni di Darwin, il Burning Man Festival, una manifestazione, che si tiene nel deserto del Nevada ogni anno.
"Abbiamo quindi utilizzato una storia inventata per raccordare tra loro due elementi di cronaca, e per parlare così del passato giocando, nello stesso tempo, con l’attenzione del pubblico".
Tra farfalle monarca e immagini oniriche Darwin, antieroe per eccellenza, come lo definisce Paolini, diventa il simbolo della potenza del pensiero rivoluzionario per antonomasia, capace di mettere in crisi chi lo ha concepito, proprio per la sua lucida e tragica verità.
Con "Darwin, Nevada", Paolini e Lenten invitano il pubblico a riflettere su una crisi attuale molto profonda, che passa attraverso quel processo di "adattamento della specie", di cui parla il libro dello scienziato e le cui conseguenze potrebbero non essere piacevoli per nessuno.