La cantautrice e polistrumentista ha pubblicato "Mirage", un album in cui mescolando jazz, colonne sonore anni 60 e misticismo, conduce attraverso una vera esperienza sonora. Tgcom24 ne ha parlato con lei
di Massimo LongoniUn disco fuori dal tempo, il cui obiettivo è trasportare in una diversa dimensione dove emozioni e spiritualità si fondono. Marianne Mirage torna con "Mirage" un album fuori dagli schemi, dove il suo talento di musicista si fonde con la sua esperienza con lo yoga, di cui ora è anche insegnante. "Più di un anno di pandemia ha cambiato tutto - spiega -. Con i brani del nuovo album ho cercato di raccontare questo momento di profondo cambiamento personale e sociale".
A volta la vita prende strade impreviste aprendoti lo sguardo verso orizzonti inattesi. E lo fa nei modi più strani. L'ultimo anno e mezzo è stato traumatico per gran parte del mondo, ma qualcuno è riuscito a prendere il buono dal male e ha usato questo tempo per crescere. Marianne vive in una casa che chiama il suo "giardino dell'Eden" e ha una attività molto attiva su Instagram, dove ogni tanto deve fare i conti tra la diversa concezione di pudore che ha rispetto alle regole del social. Perché per Marianne il concetto di arte è a 360° e abbraccia anche il corpo e la nudità, che è armonia con lo spirito. E proprio chiusa nella sua casa ha iniziato a condividere un'esperienza che prima era personale come quella dello yoga. Su Instagram è iniziato così Yogamirage, una serie di appuntamenti sempre più seguiti. Unire questa esperienza e questa crescita all'esperienza artistica è stata un'evoluzione naturale. Nasce così, in collaborazione con il produttore Marquis, "Mirage", un album che abbraccia davvero tante sonorità, dal jazz all’atmosfera delle colonne sonore italiane degli anni 60, fino al misticismo. Agli inizi della sua carriera Marianne aveva espresso il desiderio di "cercare la sua idea di pop unendo mondi diversi": decisamente è a buon punto... "Mi ero data quell’intento e l’ho perseguito" afferma. "Il tutto nasce dal tempio di Delfi dove sono scritti, secondo il dio Apollo le cose che uno deve fare per vivere una vita giusta. E la prima di queste cose è: conosci te stesso. E un po' quella è stata la radice di tutto. Una volta che conosci la tua natura cerchi di perseguirla e di realizzarla".
Tu quando hai iniziato a comprendere la tua natura?
E' stato un lento processo. Partito dall’accettazione di sé. Tutti i demoni che ti porti dentro da bambino e dall'adolescenza fanno sì che tu abbia sempre qualcosa da dire che sia un’urgenza. Io l'ho fatto in due modi: usando la musica e usando il viaggio. E per viaggio non intendo solo quello mentale ma proprio quello fisico. Per me il viaggio è stato una fonte di conoscenza dei miei limiti e di quelli dell’essere umano in generale. Mi ha permesso di capire che puoi avere bisogno di aiuto e allo stesso tempo puoi darlo a chi ne ha bisogno.
Lo yoga è legato anche alla sfera sessuale e su questo fronte hai spesso dimostrato di essere molto libera.
Quando parliamo di sesso parliamo di libertà, la conoscenza di se stessi ci libera dalle imposizioni sociali e ci fa esprimere per quello che siamo realmente. Imparare a conoscersi è il percorso che lo yoga ti insegna e in questo percorso mi sono riscoperta, piena di energia da dare e prendere senza schemi senza vergogna e senza limiti.
Quando ha iniziato a prendere corpo il progetto di "Mirage" come espressione musicale?
Io ho sempre custodito lo yoga in maniera molto personale. Facevo da anni pratica molto intensa ma privata. Fino a quando non ho capito che poteva essere un mezzo per fare del bene alle persone. Durante il primo lockdown ho iniziato a fare delle dirette Instagram. E i fan musicali hanno iniziato a diventare fan di yoga e viceversa. Il disco è figlia di una ricerca durata quasi un anno, chiusa a casa in lockdown, tra le piante, gli ascolti dei Veda, le meditazioni. Invece la stesura dei brani in sé, con il produttore Marquis, è durata tre o quattro mesi, la realizzazione è stata breve, perché era già molto ispirata.
L’intersezione tra i due mondi è venuta in modo naturale?
© Ufficio stampa
Se ci pensiamo bene cosa unisce lo yoga alla musica? L’emozione e la spiritualità. Sono le due parti fondamentali che rappresentano il perché del mio fare musica. Quando suono mi sento in collegamento con qualcosa che va oltre l’aspetto terreno e dal punto di vista emotivo la musica ci collega a quello che abbiamo dentro. Non è solo un affare di cuore, l’emozione ci pervade dalla testa ai piedi, è una cosa fisica. Ed è una cosa che succede anche nello yoga.
In che modo la musica di questo disco si collega alla pratica dello yoga?
Questa musica è molto fisica, fa muovere, fa percepire delle sensazioni. La quarantena ci ha messo davanti alle nostre paure da soli, ci siamo misurati come singoli. Sapere che tante persone si siano ritrovate in questo mio viaggio sonoro, nella sua pace e tranquillità, mi fa molto piacere. Significa che il mezzo della musica va oltre il racconto del singolo, nessuno riesce a spiegare cosa succede quando ascoltiamo la musica.
Colpisce come, nel momento in cui arriva l'estate e il panorama musicale italiano è monopolizzato dai tormentoni, tu esca con un disco largamente strumentale e con brani che superano i 10 minuti. Come ti senti in questo mondo discografico?
Questo è un disco che ha un utilizzo. A differenza di ciò che sentiamo in radio, questa è musica fatta per accompagnare anche i sogni. Il brano conclusivo, "Armonia", è fatto per rilassarsi e addormentarsi. Se ci pensiamo comunque l'estate è anche il momento in cui uno si deve rilassare. Capisco ci sia l'aspetto festoso, sono la prima a ricercarlo. Ma non dobbiamo dimenticare invece il lato di benessere. Questo disco ha l’intento di portarti a fare un viaggio dentro di te e ritrovarti.
I tuoi fan come lo hanno accolto?
Benissimo. Molti condividono brani ma non è la stessa cosa della classica condivisione di una canzone. Qui si condividono momenti, spazi meditativi. Anche l’aspetto sonoro è stato molto curato da Marquis, il produttore. Qui c'è una componente strumentale molto forte, che ormai nei dischi italiani è quasi scomparsa. A me piaceva invece l’idea di non dover cantare in tutte le canzoni. La musica è importante tanto quanto il canto. E’ un momento dilatato nel tempo e dove ti puoi perdere, senza avere la certezza che al minuto 0:35 entra il ritornello.
Questo disco è stato autoprodotto anche per poter rifiutare certi schemi?
Ho avuto il coraggio di prendermi delle libertà e l'essermi autoprodotta mi ha dato la possibilità di essere totalmente libera, anche se Believe ha apprezzato il progetto e si è occupata della parte distributiva.
Pensi questa possa essere una strada da seguire anche per il futuro?
Ho già tantissime canzoni che ovviamente sono meno viaggi eterei. Questo disco nasce in primis da una mia esigenza e non avendo più un discografico che ti dice la canzone deve essere “radiofonica” mi sono sentita semplicemente libera di poter fare quello che mi sentivo. Questo non significa che sia semplice. A un primo ascolto il disco è complesso. Ma è proprio quello che ne sancisce il valore. Confido nel fatto di aver potuto aprire una strada. Quando un’artista si prende delle responsabilità diventa una cosa positiva anche per degli artisti che vorranno fare cose simili in futuro, perché qualcuno ci ha provato prima.
Porterai "Mirage" anche dal vivo?
Ho in programma tantissimi eventi. Ci sarà lo stesso flusso energetico del disco. La gente mi ringrazia perché mi dice di aver compiuto un vero e proprio viaggio. Il 3 di settembre ci sarà una data speciale a Milano, dove presenteremo il disco con tantissimi musicisti. Ci saranno dei momenti in cui unirò yoga e musica, in contesti particolari, di unione con la natura. Durante la quarantena ho creato una community di più di 500 persone, così ho deciso di prendere il patentino di insegnamento in modo da poter accompagnare con i giusti mezzi le persone che si affidavano a me.
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