La cantautrice presenta a Tgcom24 il nuovo singolo "Portami a ballare"
di Santo PirrottaUna grande risata che travolge, poco trucco e fronzoli. Marina Rei è così: schietta, diretta, ironica. Non ama gli stereotipi e come racconta a Tgcom24 che la incontra per il lancio del nuovo singolo "Portami a ballare" gli schemi preferisce "scardinarli". Da anni si autoproduce, e da artista indipendente qual è non disdegna i "piccoli" concerti. E pazienza se essere liberi rende tutto più complicato: "La mia musica la esprimo così", ci confessa.
Marina, parlaci del nuovo singolo "Portami a Ballare" che hai appena lanciato...
Ritorno dopo due anni dall'ultimo disco 'Pareidolia' che è uscito nel 2014, questa canzone arriva senza un perché: non c'è un album nell'immediato, non ho programmato niente. Esce perché mi va, mi piace. Sto scrivendo molto in questo periodo.
Ti ha ispirato una storia vera?
Sì, il coraggio del amico Federico che ha avuto una storia complessa e si è trovato ad affrontare la sua vita che in quel momento cambiava e lo ha costretto a prendere delle decisioni importanti. Mi ha ispirato la sua forza, il non arrendersi davanti alla malattia, davanti al corpo che non risponde più. Si è reso conto da solo che ascoltando la musica il suo corpo durante la danza riprende a moversi tranquillamente... ha vinto la sua sfida con la vita.
Anche tu sei molto coraggiosa, sei un'artista indipendente da anni...
Per me la musica è un mio punto di forza. So che suonare su un palco è la mia situazione ideale per tirar fuori ciò che sono senza paure... La musica mi aiuta, non sono una persona che si arrende facilmente. Vado avanti finché riesco..
Quanto è difficile essere liberi?
Tantissimo, ma è la cosa più bella del mondo. Se riesci a fare quello che vuoi nonostante la fatica, anche economica visto che gli ultimi due dischi li ho autoprodotti, è la più grande soddisfazione del mondo.
Come sei arrivata a fare questo percorso?
In modo graduale e non per combattere il sistema, anche se sono ribelle e rivoluzionaria per natura. Non mi sentivo a mio agio... la musica è una espressione personale e sentimentale. Se lo fai nel modo in cui riesci a farlo tu perché sei te stesso va bene. Altrimenti no ha senso. Faccio tanti concerti, anche piccoli, perché la mia musica la comunico così.
"Portami a ballare" ha un titolo pronunciabile rispetto a Pareidolia, stai facendo qualche passo indietro?
Due anni fa l'ho fatto apposta. Ogni volta che facevo le interviste i giornalisti lo pronunciavano in modo diverso, mi divertivo a sentirli storpiare il titolo... Mi stai dicendo che 'Portami a ballare' è la conseguenza naturale dell'errore? (risata, ndr). E' solo il primo pezzo, chissà i prossimi, e visto che mi dici così mi stimoli a fare altri titoli difficilissimi (scherza, ndr)...
Sei reduce da un tournée anche europea...
Un tour pazzesco, con tanti sold out. Non me lo aspettavo...
Ma la gente ti aspetta, dovresti aspettartelo...
Io non sono mai andata via. C'è la pigrizia e la diseducazione, che è anche mia, ad andarsi a cercare qualcosa che non ti è sbattuta in faccia. Se io non vedo qualcuno in tv o sui giornali significa che non c'è e non esiste. Ma non è così, ci sono milioni di cose che non trovano spazio in radio. Persino mia mamma ogni tanto si preoccupa perché non mi vede sui giornali. Poi viene a un mio concerto, vede la gente che impazzisce e si rassicura. Io ho sempre continuato a fare i miei concerti, che poi è la cose che mi interessa di più perché è la parte più vera di me.
Hai sperimentato tanti generi, a che punto sei?
Sono sempre io. La mia scrittura è sempre quella, nonostante possano cambiare le forme o il vestito. Il genere è qualcosa che non esiste per me, è una illusione. Quando c'è qualcosa che mi colpisce ascolto la voce, la melodia... il resto è stereotipo, pregiudizio, schema. E io gli schemi li scardino.