Figlio d'arte finora protagonista di alcuni duetti con papà Andrea, il 23enne cantante ora si dà alla carriera solista. E il suo brano entra subito nelle classifiche di 67 Paesi
di Massimo Longoni© Ufficio stampa
Adesso Matteo Bocelli fa tutto da "Solo". Si intitola così il singolo che segna il debutto solista del cantante e autore figlio di Andrea Bocelli, che fino a oggi si era messo in luce con alcuni duetti insieme al padre. E se il buongiorno si vede dal mattino... il brano è entrato direttamente nella New Music Daily di Apple in 67 paesi (tra cui USA, Messico e Italia) e ha conquistato la New Music Friday di Spotify. "Il mio obiettivo è quello di portare la musica italiana nel mondo" dice lui.
La notizia della firma con la prestigiosa Capitol Records (storica etichetta che vede tra le sue fila artisti come Paul McCartney, Katy Perry e Norah Jones) era già stata ufficializzata dalla stessa major due anni fa, e da allora Matteo si è messo al lavoro sul suo primo progetto discografico, che vedrà la luce nel 2022. "Solo" è l'antipasto di un lavoro ambizioso e sorprendente. Perché la canzone non va nella direzione che tutti avrebbero forse immaginato pensando alle radici di Bocelli. Un pop di classe, melodico ma che, senza perdere le influenze, guarda all'oggi. A produrre il brano c'è Jesse Shatkin, un big che ha nel suo curriculum dischi di Sia, One Direction, Rihanna e Kelly Clarkson. "Ha portato il pezzo in una direzione diversa da quella iniziale, che era piano e voce - spiega Bocelli -. In questo modo ha una dimensione più radiofonica, più ampia. Ma nell'album sarà inserita anche la prima versione".
Il viaggio musicale di Matteo è iniziato quando era un bambino. Ha iniziato a suonare il pianoforte all'età di 6 anni e oggi è prossimo alla laurea al Conservatorio di Lucca. Da sempre studia e lavora per padroneggiare al meglio il suo mestiere. Si presenta a questa avventura con il suo nome e cognome, che se da una parte può essere un biglietto da visita importante dall'altro può essere foriero di pregiudizi e attacchi. "Non ho scelto nomi d’arte perché non ho mai temuto il cognome di mio padre, anzi. È stato la mia prima ispirazione sia di vita che a livello artistico - spiega -. Mi è piaciuto uscire così come sono, cambiare poteva essere un nascondiglio. In quanto ai pregiudizi di chi potrebbe considerarmi raccomandato... in musica non esistono raccomandazioni. Puoi essere avvantaggiato dal lavorare con un certo gruppo di lavoro ma è il pubblico quello che conta, e se non ti ascolta c'è poco da bluffare".
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A proposito di papà Andrea, Matteo sottolinea come nella lavorazione di questo debutto si sia mantenuto a debita distanza ma sempre pronto a dare una mano. "È stato molto rispettoso. Un artista del suo calibro sarebbe potuto entrare con il piede pesante. Invece mi ha lasciato molto libero - dice -. Ovviamente lo tenevo aggiornato, qualche consiglio me lo dava. Mi ha sempre detto, in tutti i campi, che la cosa importante è che qualunque cosa io faccia, la faccia con amore".
"Solo" nasce da un'ispirazione biografica. "E' nata da una fragilità del mio carattere, che è la solitudine - dice -. La mia è sempre stata una famiglia numerosa. Vivendo in una casa un po’ affollata quando ti ritrovi da solo può essere un problema. E poi quando ero bambino e vedevo partire mio padre era sempre un momento un po triste. E adesso lo rivedo in me". Il pezzo porta le firme di autori italiani, tra cui lo stesso Bocelli, e internazionali: "Il mio obiettivo è quello di portare la musica italiana nel mondo - rivendica lui -. La scelta della lingua inglese è stata dettata dall'idea di un progetto di respiro internazionale. Ma nel disco ci saranno anche canzoni in italiano e in spagnolo".
Quello che è certo è che la sua sfida Matteo vuole vincerla uscendo dal cliché dell'italiano dedito solo al bel canto e al repertorio classico. Tra gli autori con cui ha collaborato c'è anche il Take That Gary Barlow ("E' uno di quelli da cui ho imparato di più") e il disco assicura che sarà un mix sorprendente di influenze molto diverse. "Sono certo che si aspettassero da me un album di cover, classico. E forse sarebbe stata la strada più semplice - ammette -. Sono cresciuto in una famiglia in cui i generi musicali più ascoltati erano l'opera e i grandi classici. Ma io sono di una generazione diversa, passavo da Puccini a Eminem e i Queen. Questo disco è il frutto di tutto questo".
In attesa di vedere come il mondo reagirà a questa sfida (e i primi segnali sono sicuramente ottimi), è inevitabile che qualcuno inizi a inserire il suo nome nel toto-Sanremo. E a dire il vero lui si tira indietro ma non troppo. "Non si chiudono mai le porte al Festival di Sanremo - afferma -, ma per farlo serve il giusto brano e la giusta consapevolezza. Al momento non c'è ancora nulla". Al momento...
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