Il chitarrista della band pubblica "Urban Groovescapes" una sinfonia della metropoli che segue la sfida intrapresa con "Earthphonia", disco precedente sui suoni della natura e dei suoi ecosistemi
di Luca Freddi© Paolo Ranzani
Max Casacci prosegue il lavoro di ricerca e sperimentazione pubblicando "Urban Groovescapes" (Earthphonia II), un album di musica senza strumenti musicali che gioca a svelare il groove nascosto della città, attraverso la ricerca e la manipolazione delle fonti sonore urbane. Per il chitarrista e fondatore dei Subsonica non è la prima esperienza con suoni e rumori magicamente trasformati in musica. Nel 2020 è uscito "Earthphonia", opera realizzata esclusivamente con quelli provenienti dagli ecosistemi che regolano il nostro pianeta. A Tgcom24 ha raccontato il progetto, i rumori utilizzati e il suo rapporto con la città.
L'ALBUM E LA CITTA' - "Urban Groovescapes" esce in digitale e in vinile per 35mm, sezione cinematografica/sperimentale di 42 Records, ed è una collezione di brani composti esclusivamente a partire dai suoni delle città. Mezzi di trasporto, ambienti stradali ma anche oggetti di consumo, sport, la voce di una diva, i rumori di un cocktail bar. Un gioco d’immaginazione creato con i suoni della quotidianità. Un viaggio incentrato sul ritmo e sul movimento. Un invito a ripensare il rapporto con lo spazio urbano: "Le città cominciano a cambiare solo quando riusciamo a immaginarle differenti".
Dai suoni della natura del primo disco solista ai rumori della città di questo. Hai fatto un percorso inverso che molti compiono, allontanandosi dalla città per andare a contatto con la natura. Ci racconti questo nuovo progetto?
Il mio percorso è stato in realtà lineare, partito per raccontare la trasformazione degli ambienti sonori e dei rumori in musica partendo dagli ambienti urbani. Nel 2011 ho incominciato il mio primo esperimento per la Biennale di Venezia. Per una mostra di arte contemporanea ho trasformato una fornace del vetro di Murano in musica utilizzando anche altri strumenti. Ho continuato progressivamente a trasformare in musica i suoni del mio contesto naturale fino a far scomparire gli strumenti. E poi ho fatto alcune cose che sono andato a recuperare nel momento in cui ho deciso di creare un secondo step di "Earthphonia", che includesse anche noi sapiens e l'attività umana. A darmi il coraggio di poter articolare in forma di album questo processo di trasformazione è stato il clash con il mondo della natura, cioè dove ero più spiazzato e ho dovuto imparare più cose. E ho avuto al mio fianco i cavalieri jedi della divulgazione scientifico ambientalista. Da Mario Tozzi a Stefano Mancuso. Il secondo passaggio è stato quello di provare a recuperare alcuni degli esperimenti precedenti e sulla base di "Earthphonia" continuare la ricerca nell'ambiente urbano dando però una fruizione diversa in chiave dance. Mi piaceva l'idea di trasformare lo spazio urbano in un enorme spazio collettivo per la danza.
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Quali suoni hai utilizzato?
Ogni brano rappresenta una storia sonora a sè. I suoni più utilizzati sono quelli del trasporto pubblico, che siamo più abituati ad ascoltare fin da bambini. E non è un caso che tutta la parte fotografica l'abbia ambientata in un deposito di tram di Torino dove ho raccolto tantissimi suoni. E non è un caso che anche il singolo "Messaggio di gioia" sia stato realizzato con i suoni del trasporto pubblico. A questo è collegato anche una sorta di ideale e una certa responsabilità divulgativa per quanto riguarda la crisi climatica e il rapporto con l'ambiente. Nell'album ci sono anche suoni che hanno a che fare con uno scenario urbano in modo più immateriale, ad esempio la voce di una diva come Monica Bellucci. Le star d'altra parte concentrano e accomunano attenzione, curiosità, interesse e fanno parte delle relazioni all'interno di uno spazio urbano. L'attrice non ha cantato ma mi ha dato suoni puri che ho trasformato. Sono presenti anche rituali collettivi, come gli sport, la tribuna del tennis, i suoni della bicicletta (anche lì torniamo alla tema della mobilità leggera), e i luoghi di socialità come un cocktail bar. Quello che manca nell'album è il suono del conflitto della città: mi piacerebbe trasformare i suoni di una manifestazione. Questo è comunque un primo passo che può essere articolato in più direzioni, che potrà arricchirsi di altri passaggi nel futuro.
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Cos'è per te la città e che valore ha per la tua musica presente e passata?
La città è sempre stata l'unico riferimento estetico musicale da sempre per me. Anche i testi che ho scritto sono sempre relativi alle città, alle sue relazioni e ai suoi conflitti. Non è un caso tornare in quel luogo ma ripartire con una consapevolezza diversa avendo avuto modo di approfondire la tematica ambientale.
Porterai in tour questo album?
Il live sarà senza strumenti com'è stato per quello di "Earthphonia", che ho portato nei festival culturali e in teatri. Quelli che farò saranno un'evoluzione del precedente, in cui unirò una parte narrativa doverosa per spiegare i passaggi e le fonti sonore. Ma la fruizione sarà molto fisica, ad esempio poter ballare con i suoni in cuffia in uno spazio urbano. E' un album di musica dance, d'altronde.
Con i Subsonica ognuno di voi ha un suo progetto distante dal gruppo. E' un fattore positivo che porta linfa nuova dentro o rimane esterno?
Il valore aggiunto come restituzione per quanto riguarda il gruppo deve essere direttamente proporzionale alla distanza dal linguaggio della band. La passione di Boosta per l'acusmatica, ad esempio, mi esalta e me la rivedo nella costruzione del prossimo album. Non credo che io inserirò dei rumori nel prossimo lavoro ma l'essermi misurato con una serie di sfide spiazzanti mi ha fortificato molto come musicista e penso di poter essere più lucido in fase compositiva. Più si crea distanza dal solco della band più si vanno ad arricchire tutti quegli elementi che possono diventare una risorsa e impreziosire la scrittura delle canzoni.