Max Pezzali: "Sempre coerente con me stesso, sono un alieno del pop"
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Il cantautore racconta a Tgcom24 il nuovo album di inediti "Astronave Max" che esce l'1 giugno
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Il segreto del suo successo Max Pezzali lo spiega con un adagio: "Un orologio fermo, due volte al giorno ha ragione". Perché il motto è sperimentare ma rimanendo sempre se stessi. La coerenza che gli ha permesso di farsi stimare anche dalle nuove generazioni, che racconta nel nuovo album di inediti "Astronave Max" in uscita l'1 giugno. Nessuna collaborazione e tanta voglia di raccontarsi: "Sono un orfano del pop", sottolinea a Tgcom24.
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Max, negli ultimi anni sei stato "riscoperto", cosa è successo?
E' vero. Me lo spiego citando il vecchio adagio secondo cui un orologio fermo, due volte al giorno ha ragione. Il tempo ripassa da quell'ora lì e qualcosa succede. La verità è che sono sempre stato coerente con me stesso e non ho mai raccontato qualcosa che non ero. Se tu non racconti stupidaggini e non fai da guru quando non sai allacciarti le scarpe da solo, la gente lo capisce.
Anche i giovani?
I ragazzi possono anche detestare la mia musica, ma quattro chiacchiere con me le fanno volentieri. Quando giro da solo mi capita di parlare con chiunque e ho sempre verificato questa cosa: anche chi non ha mai avuto l'idea, neanche per l'anticamera del cervello, di comprare il mio disco, sa che sono quella cosa lì e che non ne sto raccontando un'altra. E' quella la chiave. Io non riesco a mentire. Chi ha ascoltato gli 883 da piccolo e a distanza di vent'anni mi ritrova nella stessa posizione, tutto sommato mi rispetta. Sono come certi posteggiatori che ritrovi sempre nella stessa piazza, nonostante la pioggia.
Tornando all'album, cos'è per te l'astronave?
E' qualcosa che mi permette di partire, sono come tutti quelli che crescono in provincia e non vedono l'ora che arrivi qualcosa che li porti lontano, salvo poi tornare a casa. E' una sorta di allontanamento dalla Terra. Da lì si riesce a vedere le cose in un'altra prospettiva.
In "Generazioni" fotografi i ragazzi di oggi...
Mi trovo, mio malgrado, in un club dove c'è solo musica elettronica. Una volta c'erano le discoteche. Ho visto la cosa più vicina all'inferno. Ma l'intenzione dei ragazzi è quella che avevo anche io quando andavo in discoteca. Conoscere qualcuna e farsi vedere, le sovrastrutture sono cambiate, ma trovo più similitudini tra generazioni che non differenze. Quando ci sei dentro credi di essere unico. L'età ti permette di veder le cose in prospettiva.
La prospettiva è anche quella dei sentimenti?
Il brano 'Col senno di poi' mi fa ridere perché parla di come si riaffronta una ex. Ti accorgi che i difetti che la tua fidanzata aveva allora si sono semplicemente acuiti, se aveva la tendenza dominante a voler schiacciare l'interlocutore ce l'avrà ancora, ma dieci punto zero. La incontri con i figli vestiti come soldatini e capisci che potevi essere tu quel soldatino. D'altronde le sofferenze per amore che ci sembrano uniche alla fine passano, c'è sempre un momento in cui uscirai da quel letto...
In "Niente di Grave" c'è l'incontro generazionale...
Mi è capitato di essere nello stesso posto, in giardino, con mio padre e mio figlio. Ho avuto la consapevolezza che non ero più io quello che veniva protetto. Si è passati da mio padre, che è andato a fare il garzone dal fiorista a 10 anni dopo la quinta elementare e si è dovuto sbattere da solo, a mio figlio che è bilingue. C'è stato un salto, anni luce di progressi e vederli tutti insieme mi ha emozionato.
Come è cambiata la musica in questi anni?
Io mi sento un alieno del pop. La musica ha preso la sua strada, prima il pop era il re delle classifiche e adesso non esiste più. C'è stata la presa di potere dei produttori rap. Una musica nera alla quale anche i bianchi si sono avvicinati. Mi sento un po' orfano della vecchia idea di pop, mi piace cercare di riproporre quella idea lì, con canzoni che sono meno concept e più compilation.
Giudice in un talent?
Non mi sento in grado di giudicare nessuno, perché spesso quando dico 'questa canzone spacca' poi è un flop. Giuro. 'Come mai' non l'avrei mai voluta e Claudio Cecchetto ha insistito. Non ho il senso di cosa possa andar bene o male. Ho delle passioni stranissime. Figuriamoci giudicare un artista giovane, solo per il fatto che fa musica io lo premierei. Magari non piace a me, ma a milioni di persone sì. Non mi hanno mai fatto una proposta vera, solo indiscrezioni. Ma credo di non esser proprio in grado. Non riesco a dire 'non mi piace'. Non dormirei la notte. Poi farei un album con tutti gli esclusi.