"LOVE LETTERS"

Metronomy, emozioni in bianco e nero

Tgcom24 ha intervistato il cantante e leader del gruppo Joseph Mount a ridosso del concerto ai Magazzini Generali di Milano. La band è in tour per il quarto e nuovo album dal sapore vintage "Love Letters"

24 Apr 2014 - 16:29
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Il percorso formativo e musicale dei Metronomy è come l'inarrestabile avanzata di Annibale. Da Denvon, la band inglese a poco a poco e con la giusta dose di onestà e passione ha conquistato file di fan sempre più numerose, nonostante il genere sia sempre e volontariamente stato confinato nella cerchie radical chic della "Londra bene". Non c'è nessuna ambizione a conquistare gli stadi e le folle dei Coldplay, ad esempio. Ciò forse elimina anche il rischio di epiloghi tragici, come per il generale cartaginese. Da Pig Paine, passando per il successo internazionale English Riviera, a Love Letters ne è passato di tempo. E i 17 anni (età del leader del quartetto, Joseph Mount, al primo album) non tornano più.

Lo racconta a Tgcom24 lo stesso Mount durante l'intervista, poco prima del concerto milanese - sponsorizzato da Viva Club to Club - ai Magazzini Generali. Si badi bene, non c'è alcun tipo di nostalgia in un'affermazione del genere. Ce lo conferma Mount: "Da Pig Paine a Love Letters - dice - ho sempre cercato di fare il meglio, provare me stesso, e oggi rispetto a ieri il mio lavoro è una moderna visione di me". Dopotutto "nel primo album avevo 17 anni" ed è "impossibile avere 17 anni di nuovo".

E in effetti Love Letters a parer nostro è l'opera più matura e completa della band inglese. Se il quartetto, anche se non del tutto, ha lasciato nell'armadio synth e musicalità più dance, ciò è stato compensato dall'aggiunta di certe melodie anni 60, a metà tra psichedelia e brit pop, di hip hop, e anche di soul. La resa è un amalgama calibrato di vecchio e nuovo, di viaggi e di relazioni, di idee e di esperienze, di Denvon e di "cicale" (campionate in Toscana e riproposte in The Most Immaculate Haircut). Purtroppo la scelta della location non ha aiutato a far emergere tutto questo, nonostante l'impegno della band, che però è bastato a ripagare il prezzo del viaggio e del biglietto ai fan accorsi da tutta Italia, giunti da Bologna ma anche da Firenze e Roma.

Qual è il concept del nuovo album?
E' strano perché in realtà quando ho composto le dieci tracce non avevo un concetto ben definito in mente. Esso è il prodotto delle mie esperienze. Di ciò che ho esperito durante la scrittura: dai viaggi, alla famiglia, al tour. Non pensavo cosa, ma scrivevo ciò che sentivo. Credo quindi che l'album cerca di comunicare tutte queste relazioni. Per il titolo Love Letters, credevo fosse il giusto nome per descrivere tutte queste emozioni.

Sembra ci sia un certo feeling tra il film Her e Love Letters...
Non ho mai visto il film di Spike Jonze, ma ne ho sentito parlare. Quando ero ragazzo io, scrivere le lettere era una cosa normale, e non mi sembrava una cosa folle chiamare un album Love Letters, invece improvvisamente nelle interviste hanno iniziato a dirmi come il titolo sia molto vintage, "nessuno scrive più lettere d'amore", ed io "veramente???". Mi sembrava molto assurdo. Penso ci sia un gruppo di persone, della mia età circa, che come me ha vissuto questo cambiamento. Quando improvvisamente è arrivato internet ha cambiato radicalmente la comunicazione, ha cambiato tutto. Suppongo che Spike Jonze abbia avuto un'esperienza simile, ma non ho visto il film.

Com'è stato lavorare con Michel Gondry per il videoclip di Love Letters?
Non avrei mai immaginato di avere l'opportunità di lavorare con lui. E' stato pazzesco. Lui è quel tipo di persona che ha le sue idee, che penso siano sempre presenti nella sua mente e lui sa come trovare il modo giusto per legarti a una canzone, e lui dice "questa è la mia idea" e tu pensi "benissimo facciamolo". Lavorare con lui è stata anche un'esperienza molto divertente, è una persona molto intelligente.

Gondry ha collaborato con Bjork, Radiohead, White Stripes...
Esatto e ora con i Metronomy. Ha dato il giusto tocco alla canzone in termini di immagini.

Su Last fm hanno detto che nel nuovo album si percepisce melanconia. Sei d'accordo?
Io non so come Last fm esista ancora (scherza, giocando con le parole, ndr). Quando faccio musica io non penso a tristezza o melanconia, è un insieme di storie, è personale perché la faccio io, ma non è letteralmente personale. Esprimo le emozioni di ogni individuo, è una cosa molto concettuale.

Com'è stato lavorare nei Toe Rag Studios (studio di registrazione analogica dove lavorarono Beatles, Byrds, Beach Boys, ndr)?
Mi sono divertito, è stata un'esperienza che mi ha arricchito. Ho inizato a fare musica con il computer e in studio tutto è cambiato. Perché lavorare in analogico comporta più fatica, devi spendere più attenzione per essere concentrato, impieghi più tempo. E' come per la fotografia. La tecnologia aiuta, rende la vita più semplice. Nelle situazioni meno confortanti però devi utilizzare più creatività. E' stato molto interessante creare senza il computer, è tutto diverso.

Qual è la traccia che preferisce ascoltare e suonare adesso?
E' strano come cambino le cose, la tua relazione con le cose e anche con le tracce, quelle che per ora preferisco suonare è Upsetter, Never Wanted invece è la traccia che preferisco ascoltare.

Cosa pensa del digital download?
L'unica cosa che non mi piace di questa realtà del digital download è che distoglie le persone dall'ascoltare un album nel modo in cui tu lo stai incoraggiando. Ma non ci si può fare niente è lì, esiste e la gente lo usa per ascoltare musica. Se fossi teenager userei Spotify. Il sistema è molto buono perchè i costi sono abbordabili dai giovani, che possono comprare e vivere la musica. Io ho usato iTunes in passato ma è fastidioso da usare.

Come è stato suonare prima dei Coldplay?
Abbiamo fatto da support band. Ma non sono né la mia musica, né la folla a cui ambisco. 20mila persone in uno stadio. In realtà quando abbiamo inizato c'erano meno persone e neanche ci ascoltavano. E' veramente triste, ma allo stesso divertente perché sei senza ansia da prestazione.

Future collaborazioni?
Collaborazioni non so, ma mi piacerebbe produrre una band che faccia una musica dal sound moderno.

Il più bello e più brutto momento durante la registrazione?
I am aquarius, il più bello. Il peggiore? Non c'è stato il peggiore, ci sono delle cose difficili da fare, quello sì. Per alcune tracce nel suono, per altre nel cantare ma non c'è il momento peggiore.




Le altre tappe di Alfa Mito Club To Club:
24 aprile - Field Day + Club To Club: Jon Hopkins (UK) live, Oneohtrix Point Never (US) live, SOHN (UK) live - Hiroshima Mon Amour, Torino;
16 maggio - Hyperdub10: Kode9 (UK), Scratcha DVA (UK), Dj Rashad (US) + Dj Spinn (US), Cooly G (UK) - Dude Club, Milano;
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