Michael Jackson, sette anni fa il tramonto della più grande icona pop della storia
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La sua morte, ancora senza una spiegazione definitiva, lascia intorno all'autore di "Thriller" un'aura di tragico mistero. E rende il suo mito ancora più fascinoso
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Sei anni fa, il 25 giugno 2009, il mondo dice addio alla sua più grande icona pop. Michael Jackson muore nella sua residenza sulle colline di Los Angeles. L'artista non aveva ancora compiuto 51 anni al momento della scomparsa, sulla quale ancora non è stata fatta definitivamente chiarezza.
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L'uomo che ha venduto, unico al mondo oltre un miliardo di dischi, muore nella sua villa di Holmby Hills, ucciso, secondo quanto rivela l'autopsia, da una somministrazione eccessiva di Propofol, un anestetico che gli viene dato dal suo medico personale, il dottor Conrad Murray.
Dopo una vita di successi ed eccessi, manie e paranoie, Jackson se ne va alla vigilia di una serie di concerti che avrebbe dovuto tenere alla O2 Arena di Londra. La sua morte scatena un vespaio di polemiche, sulla sua dipendenza dai farmaci, sui suoi tic nervosi, sui suoi disturbi fisici e psicologici. E il dottor Murray viene condannato per omicidio colposo. E' lui che gli ha somministrato quella dose di Propofol che sarà letale per l'autore di Thriller e Dangerous, per il ballerino che a 15 anni inventò la Danza del robot e poi il passo che lo avrebbe reso celebre in tutto il mondo, il moonwalk eseguito sulle note di Billie Jean.
La sua vita sempre sotto i riflettori si conclude con una morte piena di ombre e di punti oscuri ancora non svelati. Quelle telefonate fatte da Murray subito dopo averlo trovato nella sua stanza che non respirava più, e non ai soccorsi. Quel tentativo dello stesso Murray di tranquillizzare l'assicurazione dei concerti londinesi che Jackson non avrebbe mai tenuto. Quel trasferimento alla clinica dell'UCLA Medical Center troppo tardivo. Sono alcuni dei tanti tasselli del racconto della morte di un mito. Ancora difficile da capire davvero.