Il produttore multiplatino esce con un Ep a suo nome in cui omaggia un mondo musicale a cui è molto legato. Tgcom24 ne ha parlato con lui
di Massimo Longoni© Enrico Luoni
Anticipato dal singolo "Visionari", è uscito "Level Two", il nuovo Ep di CanovA. Per il produttore multiplatino si tratta di un ritorno alle sue prime sperimentazioni con la musica dance per omaggiare un mondo al quale è tutt'ora molto legato. CanovA (ovvero Michele Canova Iorfida) gioca così con l’elettronica e il sound da club, sperimentando con tastiere, sintetizzatori modulari e ritmi in costante evoluzione. Un nuovo scenario in cui le voci hanno un ruolo predominante.
Perché hai sentito l'esigenza in questo momento di uscire con un nuovo lavoro a tuo nome?
Dopo "Level One" uscito nel 2022 ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto continuare con un secondo. Perché farlo dance, con una pulsazione di cassa in quattro e che si ispiri molto alla musica elettronica? Perché è la mia prima passione. Io ho cominciato facendo dischi per la Time Records di Giacomo Maiolini nella fine degli anni 80 e inizio anni 90. Dopo aver fatto quattro anni di violino al conservatorio di Padova, mi sono appassionato alla musica elettronica grazie a un amico padovano che mi ha fatto conoscere i primi campionatori. A 16 anni, quella cosa di poter fare musica da soli in una camera senza aver bisogno di nessun altro, mi ha super intrigato.
E' qualcosa che è sempre rimasto nel tuo concetto di musica?
Sì, anche le mie produzioni pop partono comunque da quella pulsazione lì: dall'importanza della ritmica, dall'importanza di creare una cassa o un rullante che siano in qualche modo una guida per il resto della canzone e per gli ascoltatori. Negli ultimi anni la musica elettronica è diventata un genere, non solo una musica che serve per far ballare le persone in discoteca. Lo è diventata dal 2006 in poi, dall'EDM e dal momento in cui l'elettronica è diventata IDM, perciò anche intelligente, e grazie tutta una serie di artisti che erano prima autori e songwriter e sono diventati esponenti della musica elettronica. Nel mio studio io sono circondato da tastiere e soprattutto da sintetizzatori modulari, che ho sempre messo al servizio del pop italiano e internazionale. Una volta tanto mi sono detto di voler provare a usarli su di me, a far sì che fossero loro al centro della musica. Certo ci sono delle voci e ci sono delle top-line e dei testi ma c'è molta musica elettronica e c'è molto synth modulare al centro.
C'è un po' questo ritorno anche omaggio a un determinato periodo, anche il tuo lavoro con Max Pezzali per "Discoteche abbandonate".
In effetti sì, anche se è stato un caso. Tra i due progetti non c'è nessun collegamento se non la voglia che ho di esplorare un po' quel mondo che conosco molto bene dal punto di vista timbrico, perciò delle tastiere che si utilizzavano, i campionatori, i suoni, le batterie elettroniche. Attraverso quelle apparecchiature è avvenuta un po' la mia scoperta della musica e da qui la voglia di riscoprirla. Anche perché secondo me questo ritorno si sente a livello internazionale. Quei suoni li ha usati tanto Calvin Harris negli ultimi cinque o sei anni, li stanno usando anche artisti più appunto sconosciuti che citano continuamente la House degli anni 90.
Ci sono diversi feat in questo Ep, tutti i nomi che rientrano perfettamente in questo genere di musica. Come li hai scelti?
Semplicemente basandomi sul suono della loro voce e sul fatto che potessero essere compatibili per questa cosa di fare un disco elettronico. Quindi volevo voci che mi colpissero, che fossero belle e che potessero essere adatte a brani con basi più House o più Idm oppure più elettroniche in generale. Perciò Arya perché l'avevo sentita su "Cenere" di Lazza e perché ci siamo scambiati un pomeriggio insieme facendoci ascoltare l'uno all'altro i progetti che stavamo per fare. Mi è sembrata perfetta per il pezzo "Misunderstood" che poi ha scritto lei, testo e musica, sulla mia base che ho fatto con il synth modulare. Nel caso di EDONiCO, mi piaceva tanto il pezzo che aveva fatto con Marracash, "Giorni stupidi", poi è veneto come me. Stava collaborando già con dei miei autori nella mia factory a Milano e ho chiesto loro di scrivere un pezzo su una base che avevo fatto, che poi è la base di "Terra amara". Mi piaceva fare un pezzo che fosse più organico come suono, perciò che fosse meno elettronico, però che in qualche modo avesse sempre la pulsazione della cassa in quattro. Ad Antonio Cirigliano, che è il compagno di Angelina Mango e anche un bravissimo chitarrista e co-produttore di molte canzoni del disco di Angelina, e che collabora con noi da due anni, ho chiesto di trovare un riff molto anni settanta, che potesse andare bene con la base musicale che stavo facendo.
Su "Pretentious" c'è la voce di Chiara Vergati...
Che è mia moglie... Lei ha un passato di cantante, ha duettato con Battiato, ha cantato con Giorgia e con Ramazzotti. Si era presa una pausa di dieci anni mentre eravamo in America, in cui si è concentrato di più sulla famiglia. Adesso è tornata a scrivere e ha scritto lei il pezzo su una mia base co-prodotta da See Maw che è un artista e autore firmato dalla mia casa discografica. Su "Queen of Kings" c'è invece rayneraynegoaway, un'artista e songwriter americana con cui ho lavorato tanto nei miei dieci anni in America, a Los Angeles, che ha scritto anche per The Weeknd. Lei canta anche con il suo vero nome, che è Nicky Flores.
Cosa mi dici invece di Rnla che canta nel pezzo di apertura "Visionari"?
E' un ragazzo di Napoli che mi è piaciuto subito quando mi è stato portato dal dj di Clementino. Questo ragazzo fa tutto da solo, si distribuisce la musica attraverso Distrokid ed è arrivato da 600-700 mila ascoltatori mensili. Ha cominciato prima con l'inglese e ora, con un altro pseudonimo, quello di Monet, ha iniziato a scrivere delle canzoni in italiano. Quando ho sentito le prime canzoni gli ho chiesto se avesse dei brani inediti che poteva darmi e ne ho usati due: "Lasciarti in Lacrime", un brano che era già fuori, piano e voce, l'ho utilizzato a cappella, invece per "Visionari", che non era mai uscito, abbiamo costruito intorno una base musicale, emozionante come quelle canzoni ma pur sempre con la cassa in quattro.
Tu hai veramente marchiato a fuoco il pop italiano, e non solo, degli ultimi 20-25 anni. Hai prodotto dischi di grandissimo successo e che hanno segnato un sound. Per molti il nostro pop sta vivendo una fase di livellamento, dove tutti giocano sul sicuro e non si sperimentano vie nuove. C'è qualcosa che a livello di produzione ti affascina e che vorresti provare?
Mi piace molto in generale il ritorno agli anni 90 che si sta sentendo, sia intesi come R&B o programmazioni hip hop alla Timbaland, perciò una cosa molto groovy, basata sul campionatore, su drums campionate così, ma mi piace anche molto. E lo sento già, ad esempio nel caso dei Fontaines DC con questo brano "Starbuster", il ritorno a quello che erano gli Stone Roses e a un certo tipo di psychedelic rock che c'era prima degli Oasis e dei Blur in Inghilterra. Questa roba la sento, mi piacerebbe molto incapsularla in Italia con qualcuno.