Michele Placido e Anna Bonaiuto sul palco del Teatro Manzoni
© ufficio-stampa
© ufficio-stampa
Al Teatro Manzoni di Milano va in scena dal 28 marzo al 14 aprile la pièce di Éric-Emmanuel Schmitt
di Antonella Fagà© ufficio-stampa
Un sottile gioco al massacro a due voci, tra battute ora feroci e taglienti, ora amorevoli, in un continuo altalenarsi tra ironia e drammaticità. Questo è "Piccoli crimini coniugali" di Éric-Emmanuel Schmitt, nell'adattamento di Michele Placido, che ne è anche regista e interprete, accanto ad Anna Bonaiuto, in scena al Teatro Manzoni fino al 14 aprile. Una coppia alla resa dei conti di un rapporto che è continua lotta per la sopraffazione: "La vita a due? Una battaglia universale", spiega Placido.
Gilles e Lisa, sono una coppia come tante. Da ormai quindici anni si trovano a vivere un, apparentemente, tranquillo ménage familiare. Lui, scrittore di gialli, in realtà non è un grande fautore della vita a due, convinto che si tratti di un’associazione a delinquere finalizzata alla distruzione del compagno/a. Lei, moglie fedele, è invece molto innamorata e timorosa di perdere il marito, magari sedotto da una donna più giovane. Un piccolo incidente domestico, in cui Gilles, pur mantenendo intatte le proprie facoltà intellettuali, perde completamente la memoria, diventa la causa scatenante di un sottile e distruttivo gioco al massacro tra i due coniugi.
"E' una commedia che partecipa alla nostra quotidianità", racconta Placido: "Gilles e Lisa sono una coppia come potrebbe esserlo una qualsiasi coppia di oggi, anche non necessariamente marito e moglie, bensì due amici, due omosessuali. Ad andare alla deriva infatti è proprio la relazione tra due essere umani nel tempo, la convivenza, a conferma che anche la coppia più affiatata non è che una coppia di estranei". Schmitt scrive nel testo: “A un matrimonio il mio primo pensiero è chi sarà l’assassino dei due?”. Con sottile e feroce ironia l'autore francese mette il dito nella piaga dell'amore romantico come viene raccontato in letteratura. E sembra divertirsi a smascherare questo amore di coppia, che si fonda invece sulla menzogna... "Piccoli crimini coniugali è lo specchio di una certa decadenza borghese. Un testo che parla di vita coniugale in maniera veritiera e feroce, trovando una vena drammatica nell’ironia", aggiunge Placido.
© ufficio-stampa
© ufficio-stampa
Nel bizzarro e faticoso percorso che i due dovranno fare per ridisegnare i propri ruoli, cancellando quelli precedenti, Gilles e Lisa scopriranno rancori e gelosie sempre taciute, segreti mai svelati, fraintendimenti mai chiariti e diventeranno vittima e carnefice ad un tempo, l'uno di fronte all'altro, pronti ad uccidere, pronti a colpire, come se la vita a due fosse condannata a un’incomunicabilità senza redenzione, all'insegna della menzogna e della falsità. In una battuta del testo Schmitt scrive ancora: “Il destino dell’amore è la decadenza. Uomini e donne stanno insieme per toccare il fondo. E di fronte a una coppia, la domanda da porsi è chi per primo ucciderà l’altro”. Ed è questa che ci si domanda dall'inizio alla fine in questo giallo coniugale ricco di colpi di scena, in cui dramma e commedia si alternano, "come nella vita" aggiunge il regista e interprete: "Schmitt è molto abile a restare in equilibrio tra la leggerezza della sottile ironia e il dramma che i due coniugi vivono, una ferita che si percepisce di continuo...Nonostante l'autore abbia scritto il testo attingendo alla realtà borghese francese del tempo in decadenza, sul palco va in scena una realtà in cui tutte le coppie possono rispecchiarsi e quella criticità della relazione a due che porta tutti a domandarsi: perché si sta insieme?".