Il cantautore torna con un nuovo singolo, un album e un tour nei palazzetti in tutta Italia. Tgcom24 lo ha incontrato
di Massimo Longoni© ufficio-stampa
A quattro anni di distanza dal precedente album "No Place In Heaven", Mika torna con un nuovo album, "My Name Is Michael Holbrook", in uscita il 4 ottobre, anticipato dal singolo "Ice Cream", in radio da qualche settimana. A novembre sarà poi in tour nei palazzetti di tutta Italia. "Avevo perso la direzione - racconta a Tgcom24 -. Ho chiuso con i talent e ho ricominciato a vivere per capire cosa raccontare con la mia musica".
Quello di Mika è un ritorno pieno di significato. Perché non è la semplice uscita di un nuovo lavoro dopo un periodo di pausa, ma l'inizio di un nuovo percorso dopo una cesura con il passato recente. Cesura che lo ha invece portato a riannodare i fili con le proprie radici, che aveva rifiutato a lungo. Il risultato è una nuova consapevolezza del proprio essere uomo e artista. Ecco così un singolo come "Ice Cream", che gioca su più piani di lettura e dalla forte componente sessuale, e un album che mette sin nel titolo il suo vero nome all'anagrafe, fino a oggi dimenticato, e che affronta anche temi spinosi riguardanti la propria famiglia, con un salutare effetto catartico. E il nuovo Mika si presenterà al pubblico italiano a novembre in tour nei palazzetti che toccherà tutto il Paese nell'arco di 12 date, un record per un artista straniero.
Quattro anni senza fare uscire una canzone. Cosa è successo?
Mi sono ritrovato in una situazione in cui non sapevo esattamente quello che volevo raccontare con la mia musica. Per due anni non ho scritto quasi niente come canzoni e mi sono detto che avevo bisogno di vivere un po', pormi delle nuove sfide. Così ho deciso di chiudere con i talent e ho preferito fare una cosa un po' più romantica come "Stasera a casa Mika", più espressiva da un punto di vista artistico, per poter poi arrivare a un nuova direzione. Tutto concedendomi il privilegio di prendermi tempo.
Oggi staccare la spina e fermarsi è un azzardo...
E' una cosa molto pericolosa da fare, perché non si può. E' necessario fare uscire musica quasi in continuazione, fuori dagli schemi di un album. Io ho rotto questo meccanismo e coscientemente mi sono detto che non volevo continuare così. Perché io non sono un artista che può solamente cantare una canzone scritta da un altro, io devo cantare quello che scrivo io e devo sapere cosa sto cercando di spiegare.
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Da dove sei partito per trovare nuovi stimoli a livello di ispirazione?
Dopo 10 anni di carriera ho pensato fosse il momento di fare una sorta di reset. Un controllo su quello che ero diventato per capire dove volevo andare. Ritrovando la voglia dentro la voce, dentro la scrittura, il desiderio. Per questo sono andato a visitare i luoghi di provenienza della famiglia di mio padre, a Savannah, in Georgia in America. Mi ha permesso di vedere tutta questa parte della mia vita, la parte di Michael Holbrook Penniman Jr, che è il mio nome legale che avevo rifiutato di accettare o che non mi interessava per niente prima. Questo è diventato un punto di partenza molto interessante, liberante. Con Michael Holbrook potevo riguardare tutto quello che sono diventato con un distacco molto utile.
E' stato come se guardassi dall'esterno ciò che eri diventato?
Sì, con un altro personaggio che legalmente sono comunque io. Cosa sarebbe accaduto se non fossi stato Mika e mia madre non avesse cambiato il mio nome dopo un'ora e mezza che ero nato? E cosa avrebbe pensato quella persona del Mika di oggi? E' stato un esercizio molto divertente. Mi ha dato la possibilità anche di valutare tutto quello che avevo intorno a me e di scrivere delle canzoni su temi abbastanza tosti. Così verso la fine di quel lavoro di scrittura durato due anni mi sono ritrovato molto più leggero e anche più giocoso scrivendo dei pezzi come "Ice Cream".
"Ice Cream", oltre che essere il primo singolo, è anche un brano che si presta a una doppia lettura...
Sì, è un pezzo che sembra molto leggero ma è anche molto sensuale e molto sessuale. Ho sentito e guardato la musica degli anni 90 e fine degli anni 80, che mi ispira tantissimo, e mi sono reso conto che senza la sensualità e senza il sesso gli anni 90 non sarebbe esisti musicalmente parlando. Non riesco a capire perché il pop sia stato quasi neutralizzata recentemente. Una volta osavano e quando tu usi intelligentemente la sensualità è il sesso, è una cosa che parla a tutti, a diversi livelli.
Oggi sembra ci sia la paura di poter scandalizzare qualcuno e perdere così pubblico, mentre una volta la provocazione era un mezzo di attrazione. Come mai?
Non giochiamo con la provocazione come si faceva prima. E anche questa urgenza di discutere o di provocare nella musica pop è un po' sparita perché si è trasferita molto di più nel genere "urban" americano e nel rap. Ed è un grandissimo peccato. Ma non è un problema solo del pop, ma anche del rock. Il rock senza messaggi e senza sesso non esiste, e oggi è stato un po' sterilizzato. Ci sono alcuni gruppi che cercano di rimettere questo però il rischio è sempre di fare una cosa glam/throwback.
Dal punto di vista musicalmente invece cosa hai riscoperto?
Prima di tutto che ho il permesso di scrivere con tutti i file che ho dentro di me. Così quando ascolti l'album vai da una cosa un po' Prince a una cosa quasi Joni Mitchell fino a una cosa un po' Harry Nilsson fino a un un'altra cosa molto George Michael. Ed è giusto così. Prima mi spaventavo pensando che non era così che si fa la musica. Ma mi sono reso conto che questo fa parte della mia identità artistica questi le fanno parte di me è perché sto facendo finta di non voler andare verso diversi stili? Questa è la mia maniera di fare la musica mi sono reso conto e ho adesso io assumo questa parte della del mio stile musicale a 100%.
Hai detto di aver voluto lasciare il mondo dei talent. Credi che quel tipo di ruolo in qualche modo distragga dal proprio obiettivo artistico?
Per questo ho voluto andare a fare "Stasera a casa Mika", perché era un incubatore di idee e di scrittura artistiche, pur essendo sempre un programma televisivo. Però fondamentalmente non c'era una ambizione commerciale, l'ambizione era artistica. In Francia ho fatto "The Voice" per più tempo di quello che ho passato a "X Factor", ma era diverso perché c'era una diversa maniera di assumere la competizione. Io non sono uno molto competitivo io sono uno alla ricerca dell'eccellenza e spingo anche pericolosamente verso una cosa che voglio fare per avere la migliore versione possibile. Però non sono uno calato nella competizione del gioco.
Ti sei pentito di aver partecipato a "X Factor"?
No. Era molto bello come produzione ma l'aggressività della competizione non era nelle mie corde. E penso che forse è questa cosa qua che può diventare un po' una distrazione per un artista della scrittura.
Hai in programma un tour in Italia nei palazzetti coprirà tantissime date.
E' la prima volta che un artista internazionale fa così tante date nei palazzetti. Finalmente posso arrivare un po' a quello che faccio sempre in Francia. Per un artista come me è molto importante. Quando tu vieni a un mio show, puoi scommettere che non sarà l'ultimo. Spesso ci sono delle persone che vedono più di un concerto nello stesso tour. Perché ti faccio entrare in un mondo. Ogni volta il concetto, l'ambiente, il mondo visuale e anche emotivo, è totalmente diverso dalla volta precedente, anche con lo stesso repertorio. Perché c'è sempre uno sviluppo.
Hai già idea di cosa proporrai a livello di spettacolo?
Questa volta se è proprio questa idea del "Rinascimento", dell'idea di bruciare per creare qualcosa di nuovo. Dunque già parte da una cosa scioccante e sarà molto molto divertente. Ho voluto portare questo dal Nord al Sud giusto perché ho avuto questa esperienza surreale di poter entrare nelle case di tutto il Paese grazie alla tv. Io ho potuto entrare nella casa di tutti, adesso voglio portare il mio mondo, chi sono assolutamente e veramente, anche negli aspetti più sporchi e aggressivi.
Che rapporto hai con l'Italia?
Complesso! Non sono un turista che dice "il cibo è buono, il mare è bello, la gente è simpatica". La cosa che mi attira di questo Paese è il fatto che più tempo passo qua e più riesco a scoprire delle nuove cose e meno lo capisco. Riconosco le complessità e le contraddizioni di questo Paese e questo è fondamentale per affascinarmi. L'Italia è un Paese molto complesso e molto interessante che ti provoca tantissime domande, e a me piace questo corridoio pazzesco che dall'Africa porta verso i tedeschi.
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