Giovedì 28 settembre la band festeggia all'Arena di Verona il gran finale del suo tour, con una grande festa in cui saranno ospiti Ale & Franz. Tgcom24 ne ha parlato con Kekko Silvestre
di Massimo Longoni© Luca Brunetti
Per i Modà è arrivato il momento del gran finale del tour che li ha visti impegnati in questi mesi con oltre 40 date nei teatri e nelle rassegne estive delle principali città italiane. Dopo la partecipazione all'ultimo Festival di Sanremo con il toccante brano "Lasciami", la band di Kekko Silvestre ha girato l'Italia con uno show in cui era accompagnata dall'orchestra, la stessa che sarà all'Arena di Verona il 28 settembre per l'ultima data. Altri ospiti d'eccezione saranno Ale & Franz. E nei prossimi giorni arriverà anche il nuovo singolo "Il foglietto col tuo nome".
Per i Modà è stato un anno davvero speciale. Non solo perché la band ha visto il suo leader uscire dal cono d'ombra in cui era entrato con la depressione, ma perché dal Festival di Sanremo in poi la macchina si è rimessa in moto alla grande, con un tour che ha raccolto oltre 90mila presenze, il modo migliore per festeggiare i vent'anni di carriera che cadono proprio in questo 2023, insieme ai dieci anni dall'uscita di un lavoro come "Gioia", che per i Modà ha rappresentato un punto di svolta verso la grande popolarità. E adesso si preparano al "Gran Finale", solo un punto a una splendida parentesi prima di dedicarsi a nuovi progetti.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla serata all'Arena?
Innanzitutto abbiamo aggiunto delle cose in scaletta. Essendo il gran finale vogliamo sia un po' diverso dallo spettacolo che abbiamo portato in giro. Tra le cose che abbiamo aggiunto c'è una canzone inedita con cui chiuderemo e sarà il modo di dare la buonanotte e al tempo stesso dire "ci vediamo l'anno prossimo con cose nuove". E poi ci sarà il supporto dell'orchestra che ci ha accompagnato per quaranta date ma all'interno dell'Arena di Verona sarà ancora più importante.
E poi ci saranno due ospiti speciali...
Si, abbiamo deciso di inserire la presenza di Ale & Franz con cui siamo amici nonché loro fan da una vita. Due comici all'interno di un concerto musicale può apparire una stranezza. Consapevoli che si tratterà di una serata che avrà anche risvolti malinconici abbiamo voluto inserire un sorriso.
Come si inseriranno nello spettacolo?
Faranno la loro classica "panchina" alla quale parteciperò io, e poi saranno coinvolti come musicisti in un brano, perché sono grandi appassionati di musica. Sarà una serata molto divertente.
In occasioni come queste è ormai consuetudine avere come ospiti molti colleghi con cui duettare, voi avete optato per una soluzione molto diversa. Come mai?
Questa serata sarà la festa dei Modà e ci tenevamo che tale rimanesse. Quindi non volevamo fare un minestrone di ospiti. Abbiamo così deciso di scegliere solo una presenza e con un'ottica diversa, quella appunto di bilanciare la malinconia di un concerto di fine tour.
Questo tour ha raccolto oltre 90mila fan, una conferma dell'amore che il pubblico ha ancora nei vostri confronti. C'è stato qualche momento speciale?
E' stato meraviglioso, sarebbe difficile estrapolare un singolo episodio. Mi sono divertito tantissimo e per me, dopo la depressione, è stata una terapia. Fare quarantuno concerti di seguito, dopo avere attraversato una situazione personale non facile, non era scontato. L'ultima nostra tournée con cinquanta concerti risaliva al 2013.
Eri preoccupato alla vigilia di questo impegno?
Molto. Un po' perché non sapevo se ce l'avrei fatta a reggere un tour così lungo. E un po' perché era cambiata l'impostazione del concerto: non c'era solo la musica ma avevo deciso di chiacchierare un po'. All'inizio non l'ho fatto molto, ma ho visto che la gente era molto interessata e quindi la cosa è andata in crescendo. C'erano momenti ironici e altri più seri e mi hanno aiutato molto.
Come hai detto questo tour è arrivato dopo un periodo per te difficile per la depressione. Quanto è stato importante l'ultimo Festival di Sanremo per rompere il ghiaccio?
E' stato decisivo. La paura più grande era tornare su un palcoscenico. Figurati su un palcoscenico in televisione in diretta, figurati farlo a Sanremo che è la trasmissione più vista in assoluto. Mi è servito molto. E' stata una scelta consapevole. Sapevamo sin dall'inizio che non avremmo corso per vincere, perché era un brano delicato, però allo stesso tempo è stato molto appagante. L'inizio della mia guarigione è stato quando ho iniziato a parlare di ciò che stavo vivendo, senza più vergognarmene. E così ho pensato che avrei potuto essere di aiuto ad altre persone che erano nelle mie condizioni. E così è stato: alla fine della tournée sono state tante le persone che sono venute a ringraziarci per questo brano.
Rispetto al passato il vostro approccio dal vivo è cambiato. Il pubblico come ha reagito?
In maniera per me inaspettata. Per vent'anni il nostro pubblico è stato abituato a vedere un concerto pop-rock in un palazzetto piuttosto che negli stadi. Quest'anno invece abbiamo proposto un concerto con l'orchestra dove ogni due o tre canzoni si raccontavano storie anche personali e la gente ha molto apprezzato. Tanto che la nostra paura pian piano è svanita. Peccato siamo arrivati alla fine.
La paura è svanita e ha lasciato spazio alla "Gioia", che è il titolo dell'album che per voi ha segnato un punto di svolta e di cui quest'anno ricorre il decennale della pubblicazione. Guardandolo oggi come lo giudichi?
Perfettamente in linea con quello che avremmo dovuto fare in quel periodo. Ha comunque un bel tasso di contemporaneità, tanto che molte canzoni le facciamo ancora oggi. Brani come "Gioia", "Se si potesse non morire", "Non è mai abbastanza" ancora oggi sono attuali e la gente le canta. Mi emoziona poi vedere che spesso siano passate dai genitori ai figli, con i ragazzini che le cantano felici.
Il tour è finito ma ora si apre una nuova fase, con il singolo "Il foglietto col tuo nome". E' il primo capitolo di un nuovo progetto in arrivo?
In realtà è il secondo, perché il primo è stato "Lasciami". Questa canzone è nata in realtà qualche anno fa, quando ho iniziato ad ammalarmi, senza esserne consapevole. Inventavo sempre scuse: non era vero che ero stanco o che non avevo tempo. Semplicemente avevo paura di affrontare determinate cose. Per cui quella canzone ho deciso di tenerla in un cassetto per tirarla fuori al momento giusto. Che adesso è arrivato. Poi l'anno prossimo cercheremo di capire quando sarà il momento giusto per tirare fuori un disco in cui questi due brani possano trovare posto.