MILANO RINGRAZIA

Mogwai, un viaggio post-rock nella malinconica terra di Scozia

Applausi meritati per il quintetto che, con le sue chitarre languide, ha portato in un viaggio metafisico il pubblico dell'Alcatraz di Milano

01 Apr 2014 - 18:16
 © agenzia

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I Mogwai sono come la colonna sonora della tua vita, con il loro post rock languido hanno il potere di accompagnarti in uno spazio interiore del tempo e farti fare un viaggio mentre scorrono le figure dal finestrino dei tuoi ricordi. Il fraseggio delle chitarre incanta e come una marea ti sospinge in alto e in basso, creando nuove interconnessioni di immagini. Il dubbio sulla resa dal vivo, per un tale tipo di musica che si abbina perfettamente a un film, poteva esserci. Ma se i Mogwai sono i Mogwai, da ben 18 anni, un motivo c'è e lo hanno dimostrato anche ieri sera, 31 marzo, all'Alcatraz di Milano.

Mogwai, un viaggio post-rock nella malinconica terra di Scozia

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© Vanessa Del Rosso
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L'esecuzione dei pezzi è stata perfetta. Sotto un punto di vista sonoro non c'è stata mezza sbavatura. La band scozzese ha ripercorso l'intera opera omnia. Dalle pietre miliari "Take me somewhere nice" e "I'm Jim Morrison, I'm Dead" alle nuove "Deesh" e "Remurdered" per finire con "How to be a werewolf", "Rano Pano" e "Cody". Solo i ringraziamenti del chitarrista e cantante Stuart Braithwaite hanno interrotto il susseguirsi delle tracce.

Il riverbero delle chitarre (due più il basso), che ricordano la poetica metafisica dei Tool e la tecnica dei Tortoise, unito al battito della batteria hanno fatto da sottofondo al fraseggio degli altri strumenti come piano, violino e voce. Il pubblico che ha riempito l'Alcatraz, che però non è stato sold out, è stato trascinato e sospinto nel mondo dei Mogwai con facilità, grazie all'esperienza della band. Ma anche grazie alle luci soffuse, cangianti dal blu al rosso al viola, che hanno creato un'atmosfera intima: sembrava di passeggiare con il cuore e la mente nella nebbia scozzese. E' stato facile quindi partecipare emotivamente con loro, ma anche tornare alla realtà senza traumi, solo con quella punta di nostalgia, che tanto caratterizza il mood del quintetto scozzese.

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