In giro per l’Italia da mesi, ora al Piccolo di Milano, con "Diari d’amore" il regista porta in scena due commedie di Natalia Ginzburg
di Roberto Ciarapica© Tgcom24
Un teatro “umanista”, come del resto è sempre stato il suo cinema. A settant’anni Nanni Moretti firma la propria regia d’esordio su un palcoscenico, un luogo che fino a questo debutto gli era sempre apparso come un mostro a due teste. Paura superata con grande successo: tutti sold out i suoi spettacoli, partiti da Roma e ora in viaggio attraverso l’Italia (poi anche all’estero). Dal 14 al 26 novembre il suo “Diari d’amore” va in scena al Piccolo Teatro Grassi di Milano. Per il debutto teatrale Moretti ha scelto due atti unici di Natalia Ginzburg, le cui opere hanno influenzato la carriera del regista, sempre in cerca di una bussola per esplorare la geografia dell’animo umano. Delle 11 commedie scritte da Ginzburg, Moretti ha scelto Dialogo e Fragola e panna (pubblicate tra il 1966 e il 1970) accomunate da due tematiche portanti: adulterio e crisi di coppia. Diari d’amore nasconde già nel titolo l’inconfondibile ironia morettiana. Perché in queste pièce dall’humus borghese c’è di tutto, tranne l’amore.
Il regista porta in scena le due commedie rispettandone il testo parola per parola, ma naturalmente le infarcisce col proprio vissuto: di uomo, di regista cinematografico, di intellettuale. Ed è come se i personaggi più cari dei suoi film si affacciassero sul palcoscenico, mossi da altri fili: le parole semplici ma puntute di Ginzburg. Ne emerge uno zoo variegato, pieno di silenzi, di sospiri, di tic, con cui Moretti riveste personaggi goffi, eccessivi, opportunisti, difettosi, miseri, interpretati da cinque attori straordinari: Alessia Giuliani e Arianna Pozzoli (già con Moretti, rispettivamente, nei film Tre piani e Il sol dell’avvenire), Valerio Binasco (direttore artistico dello Stabile di Torino), Daria Deflorian (la magnifica “pediatra guru” nel film Figli sceneggiato da Mattia Torre) e Giorgia Senesi.
In Dialogo una moglie annoiata rivela a un marito distratto di averlo tradito col suo migliore amico. Sul palcoscenico ci sono solo un letto, un comodino e i fantasmi di tutti i personaggi citati, che non sarebbero così presenti se fossero effettivamente lì. La forza dello spettacolo di Moretti sta proprio in questa potenza evocativa, in questi personaggi assenti che parlano tacendo, in equilibrio perfetto su atmosfere da teatro dell’assurdo.
Si vede Pinter anche in Fragola e panna, commedia dal cuore di tenebra, solo apparentemente alleggerita dalla voce stridula della serva Tosca (unico personaggio in controtempo, di un’umanità ignota agli altri e, per questo, quasi ridicola). Anche qui Moretti, con Ginzburg, scava nei cuori pietrosi di una borghesia arida cercando acqua fino a profondità inesplorate. Ma trovando soltanto solitudine, cinismo, vanità: mostrati sotto la lente dell’amara ironia morettiana, attenta a far dire digrignando al personaggio più squallido della pièce (il marito infedele, quasi compiaciuto per la presunta morte della sua giovane amante scomparsa) che in fondo “questa non è affatto una tragedia, ma una barzelletta”.