L'inedito terzetto, dopo il successo del tour, pubblica un album live e riparte con nuove date. Tgcom24 li ha incontrati
di Massimo LongoniFoto di Luisa Carcavale © ufficio-stampa
Una collaborazione inedita e per molti versi sorprendente. Capace di vincere lo scetticismo di molti e conquistare il pubblico. E' quella tra Max Pezzali, Nek e Francesco Renga. Il trio, dopo il grande successo della prima parte del tour, ha pubblicato "Max Nek Renga, il disco", registrato dal vivo a Torino. "Questa è un'esperienza splendida - dicono tutti e tre -. Il pensiero di tornare a fare concerti da soli ci mette un po' di tristezza".
Quello che è partito in sordina, cercando di scoprire alla giornata dove si poteva arrivare, è adesso un progetto che non solo viaggia sulla cresta dell'onda, ma si arricchisce di elementi giorni dopo giorni. Intanto nei prossimi giorni i tre saranno impegnati in un instore tour: 10 marzo alla Mondadori Duomo di Milano (ore 18.30), l’11 marzo al Mediaworld Lingotto di Torino (ore 18.30), il 13 marzo alla Discoteca Laziale di Roma (ore 18), il 14 marzo alla Feltrinelli di Napoli (ore 17). E poi via di nuovo in tour, con nuove date aggiunte per la prossima estate: il 30 giugno al Collisioni Festival di Barolo (Cuneo), il 13 luglio al Moon & Stars Festival di Locarno, il 14 luglio al Lucca Summer Festival di Lucca.
D'altronde diventa difficile fermarsi di fronte a un tale entusiamo del pubblico che nella prima parte della tournée ha vissuto gli show come una festa, facendo saltare le divisioni classiche tra i fan di un artista e quelli di un altro. "Abbiamo scoperto che i nostri pubblici sono molto contigui - spiega Francesco Renga -. E' il pubblico che viene a vedere è transgenerazionale: sotto il palco ci sono almeno tre generazioni diverse. Non era così scontato".
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Nek spiega le ragioni dell'efficacia dello show. "Essendo questa una tracklist composta di singoli - dice - il risultato che ne scaturisce è una grande festa. Nella parte acustica abbiamo sostituito dei pezzi proprio per dare l'effetto falò in spiaggia". La parte acustica è uno dei momenti più apprezzati del concerto, ma non è stata inclusa nel disco. "In realtà è una parte molto intima, dove il rapporto con il pubblico è quasi fisico - spiega Nek -. Metterla nel disco, potendone sentire solo la resa audio non le avrebbe reso giustizia".
Certo, per arrivare a creare uno spettacolo che giri a mille c'è voluto un po' di rodaggio. "L'amalgama è venuta con il tempo - spiega Nek -. All'inizio eravamo tutti più rigidi". Pezzali è stato quello che ci ha messo un po' più di tempo ad andare a pieno regime "Quando ti ritrovi a cantare con due grandi voci la prima cosa necessaria da fare è prendere le misure per non fare casino - sottolinea Max -. E poi devi trovare il tuo spazio per creare un completamento timbrico". "Quando entri nel repertorio di un altro con l'autore al fianco, è complicato - aggiunge Renga -. Max è il più timido e ha avuto bisogno un po' più di tempo per sciogliersi".
Incontrando i tre si avverte tutta la gioia di vivere questo progetto, come una sorta di ventata di aria fresca, dividendo le responsabilità e moltiplicando il divertimento. "Non c'è invidia o voglia di primeggiare - spiega Renga -. Anzi, siamo così concentrati sulle parti delle canzoni degli altri che finiamo con lo sbagliare le nostre. Io sono cresciuto moltissimo grazie a questa esperienza - continua -. Mi sono dovuto mettere in gioco più di quanto pensassi. E' stato molto gratificante. E devo ammettere che pensare ora di fare un tour da solo mi mette un po' di tristezza". Gli fa eco Pezzali. "Cantare pezzi di successo di altri colleghi dà un senso di freschezza. E' qualcosa che consiglierei a tutti".
"La cosa più importante è stata sentire quanto ognuno di noi potesse portare alle canzoni - aggiunge Nek -. Il fatto di condividere è stato anche un bell'esercizio per l'ego. Ci ritagliamo anche dei nostri momenti ma è tutto personale". Ma visto la buona riuscita del progetto, siamo sicuri che con la fine del tour ognuno tornerà per la propria strada? "Ogni tanto vengono fuori delle idee che sono ancora in fase embrionale - ammette Neviani -. Se poi vedranno la luce non si può dire...".