Il rapper torinese ha pubblicato il nuovo Ep che è la prima uscita di un progetto più ampio che si svilupperà nel tempo. Tgcom24 ne ha parlato con lui
di Massimo Longoni© Andrea Barchi
A un anno di distanza dal precedente "Clash", torna Ensi. Il rapper torinese si riprende la scena con un ep, "Oggi", che rappresenta la prima uscita di un progetto più ampio che si svilupperà nel tempo. " Oggi c'è poca concentrazione, si vive sull'hype del momento - dice a Tgcom24 -. Io voglio dare il giusto tempo alle cose per essere assimilate. E senza ansie da vendite: si può essere influenti senza collezionare Ori".
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“Oggi” è un progetto nato dalla volontà di ENSI di sperimentare e uscire dalla “comfort zone” per attuare un’evoluzione musicale e discografica senza precedenti e può essere considerato parte di un racconto più articolato e assolutamente unico nel suo genere. All'ep, che è stato anticipato dai singolo "Specialist", "090320" e "Mari", hanno collaborato produttori importanti e stimati nella scena come 333Mob, Andry the Hitmaker, Chris Nolan, Dani Faiv, Gemitaiz, Giaime, Kanesh e Strage.
© Andrea Barchi
Come mai hai voluto uscire con un ep prima di un nuovo album?
Questo progetto è bene a fuoco. l'ep è solo una parte di questa visione. Cercherò di fare in modo che le mie idee vengano fuori. Ho pensato alla formula ep prima di questa nuova situazione emergenziale per il coronavirus.
E' un'uscita che conferma una tua evoluzione stilistica. Come la definiresti?
Non sono un particolare appassionato di baseball ma per definire questo momento ho parlato spesso di palla curva: parte da una direzione e poi cambia improvvisamente. Anche per questo ho puntato all'ep. Oggi c'è poca concentrazione, si vive sull'hype del momento. Io voglio dare il giusto tempo alle cose per essere assimilate.
Come giudichi l'attuale momento musicale?
Oggi è tutto omologato, a livello standard tutto si è uniformato. La musica assume un valore diverso nella vita. Oggi è la società a influenzare la musica e non più il contrario come accadeva una volta. Ovviamente non è così per tutti. Non so se migliorerò o questa è la punta dell'iceberg. Io voglio fare del mio meglio e non piegarmi alle dinamiche dei numeri, della visibilità. Ovvio che tutto quello serve, ma vanno presi in considerazione con raziocinio, non ne devi venire fagocitato.
In tempi in cui si vendono sempre meno dischi sembra che ottenere un numero uno in classifica o una certificazione sia l'unico modo per essere considerati...
Spesso cose che hanno numeri sembra che abbiano per forza valore ma non è così. Molti non vengono presi in considerazione perché non hanno certificazioni ma hanno il loro peso. Per esempio Wille Peyote, non colleziona dischi d'oro forse, ma dal vivo è uno che se ne mette in tasca tantissimi. Questa corsa al numero uno influenza negativamente una fascia di artisti che sta in mezzo.
Hai definito questo lavoro come un'uscita dalla tua comfort zone.
Io con questo lavoro ho voluto uscire dalla mia zona di comfort, non tanto a livello musicale, ho sempre fatto il mio rap. Piuttosto ho cambiato il modo di lavorare. Le canzoni sono nate tra un gruppo di amici e poi ho fatto il giro dei produttori per trovare i vestiti migliori e anche più inaspettati. Significa dare più spazio all'istinto, avere delle pubblicazioni più snelle e fragranti, sound diverso che non è solo l'anima più classica degli ultimi album.
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"Mari" è un esempio di questo cambiamento?
Certo. Al di là della tematica trattata (un testo tagliente e provocatorio sulla cannabis - ndr), ha un sound da club che non avevo mai toccato.
In "Mari" c'è il feat di Giame. L'ep è ricco di collaborazioni.
In realtà ci sono tanti producer ma solo due featuring, in tempi in cui la gente fa otto feat su dieci pezzi. Ho voluto tanti della generazione successiva alla mia. Sono persone che fanno numeri ma anche che dureranno nel tempo, ci metto la mano sul fuoco.
Tu sei sempre stato portabandiera di un rap classico, anche di fronte all'emergere di nuove correnti come la trap. Come la vedi oggi?
Al di là delle correnti esiste IL genere, ed è il Rap, con la maiuscola. Oggi sembra che parlare di trap sia anacronistico ma l'arte delle rime è quella, le sonorità cambiano. Oggi sono in un modo, domani saranno diversamente.
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