“I vecchi vizi sono duri a morire”: come in una sua canzone, il leader dei Rolling Stones piega il tempo, le mode, tutto, più amato da vecchio che da giovane
di Andrea Saronni© ipa
Uno che è nato “in un uragano di fuoco incrociato”, come lui stesso ha affermato nella strofa di apertura di uno dei pezzi rock più grandi di sempre - “Jumpin’ Jack Flash”, suggeriamo noi - come fa ad avere paura degli anni, del tempo, del mondo, della malattia e di quello che può seguirle specie a una certa età? Il giro dell’orologio secolare di Michael Philip Jagger, solo Mick per tutti quelli che vivono di Rolling Stones, arriva a tre quarti del percorso, 75 anni. Qualcosa che, insomma, anche a essere il Signor Pensieri Positivi, insomma. E invece, sempre per continuare in parallelo col già citato inno stoniano, Mick potrebbe tranquillamente dire “but it’s all right, in fact is a gas”, va tutto bene, ed è davvero una figata.
Dalle bombe che cadevano intorno al Dartford City Hospital il 26 luglio 1943 all’ennesimo giubileo celebrato da milioni di adoranti e, questo sì che pensandoci ha dello straordinario, da tutti i media del globo, voci critiche zero, solo celebrazioni. Oggi come oggi - almeno in Italia - c’è Matteo Salvini che viene paragonato al Diavolo, 50 anni fa esatti, quando completava il suo primo quarto di secolo, c’era invece lui, pensa te come è caduto in basso il mondo. “Sympathy for the Devil”, l’immagine luciferina, giornali, intellettuali, opinionisti d’antan con un mazzo d’aglio in mano ad allontanare il Vampiro. Fa sorridere, neh? E fa sorridere anche tornare alla sera di quel compleanno, luglio 1968, festa al “Vesuvio” (già), locale londinese gestito da Mick e da Tony Sanchez, uomo di fiducia/factotum/sodale/pusher di tutta la band. Le biografie raccontano di un party di droga e rock con proprio il neonato inno al demonio dei Rolling Stones sul giradischi: poi arriva uno degli invitati, Paul McCartney, con l’acetato del singolo appena registrato dai Beatles. “Hey Jude”, mica male, vero? E lo scornatissimo Jagger perde lo scettro alla sua stessa festa. Poco male, dai, il tempo è un galantuomo, ed è stato davvero dalla loro parte, di Paul McCartney che ancora attraversa le strisce di Abbey Road, dei Rolling Stones scesi da un palco per l’ultima volta a Varsavia lo scorso 8 luglio, manco tre settimane fa.
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E’ stato però soprattutto dalla parte di Mick, che sfidando il patetismo, il ludibrio, ha continuato in tutto questo tempo a essere Jagger cambiando senza cambiare. Oddio, che significa? Significa che il talento non ha un’età, e lui l’ha capito: e a differenza di altri ci ha lavorato sopra, costantemente, cavalcando il tempo che passava, non arrendendosi a un modello che fosse apparentemente più consono e trasportabile in tutti gli anni che il Creatore avesse concesso da un certo punto in poi. Jagger rocks, e allora così deve essere: e le modifiche costanti quanto apparentemente impercettibili del suo eterno show portano dietro un lavoro pazzesco di fisico e testa, una capacità di adattare gli stili e le mode a te stesso, e non viceversa. Hai voglia a essere un’icona, c’è un’energia vitale che non puoi spiegare solo coi soldi. Per i nemici della legge Fornero (e daje con Salvini), Mickie è il nemico pubblico numero uno, altro che 67 anni. Si chiama ambizione, anche ego, per certi versi dei difetti, o persino vizi, come quelli delle donne che continuano a girare come pianeti intorno alla stella che come è, come non è non si spegne, le “old habits”, le vecchie abitudini che – come cantava in suo gioiellino solista – sono proprio dure a morire.
E comunque alla fine di tutte ‘ste considerazioni, può bastare un flash dell’altra sera, vita vera, in un normalissimo paese della provincia italiana. Passa una ragazzina, forbice anagrafica al massimo tra i 14 e i 16. Shorts ascellari di quelli che fanno alzare la pressione soprattutto ai padri. Sulla chiappa sinistra, ben cucita una pezza con una ben conosciuta lingua. “Non puoi stare dietro per sempre alle ragazzine di 16 anni, hanno delle pretese”, lamentò il quasi 40enne Jagger all’inizio degli anni 80. Sbagliato, Mick. Ci stai dietro bene anche oggi, in tutti i sensi. Hai stravinto tu, ancora una volta. Tantissimi auguri, ci si vede al prossimo concerto finto-miracoloso e soprattutto al completamento del giro dell’orologio.