Il cineasta festeggia presentando il nuovo film "Snowden"
Gioviale, massiccio, collerico, diretto, passionale e polemico. A 70 anni il "guerriero" Oliver Stone non mostra segni di invecchiamento e fiacchezza. Il regista festeggia il compleanno alla sua maniera, presentando il suo nuovo controverso film "Snowden", dedicato all'ex membro della National security agency (Nsa). In carriera ha diretto 22 pellicole e vinto 3 Premi Oscar, criticando spesso la società americana nei suo valori fondanti o il mito del denaro e del successo.
Dopo essere stato soldato in Vietnam, scrive la sceneggiatore ad Alan Parker di "Fuga di mezzanotte" nel 1978: un film che lo porta fino all'Oscar come miglior sceneggiatore. Da lì la sua carriera parte con il trionfo del suo copione per "Conan il barbaro" di John Milius. Scrive per Brian De Palma (il mitico "Scarface"), Michael Cimino ("L'anno del dragone") e finalmente si impone anche come regista con il personalissimo "Salvador" del 1986 sui reporter di guerra. Da lì tutto corre in discesa, freneticamente. Hollywood accetta la sceneggiatura autobiografica e porta alla gloria "Platoon" nel 1986 (quattro Oscar). Seguono "Wall Street" (1987) sul mondo della finanza con il memorabile Gekko di Michael Douglas (premio Oscar), "Talk Radio" sul mondo dei media, "The Doors" sul mito maledetto di Jim Morrison. In mezzo ritorna al Vietnam con "Nato il 4 di luglio": ancora una volta Hollywood gli sorride con otto nomination e due Oscar.
La filmografia di Stone è stata spesso bulimica. Vanno ricordati i tre film sui presidenti americani ("JFK", "Nixon" e "W") l'ultimo capitolo della sua trilogia sul Vietnam "Tra cielo e terra" del 1993, "Assassini nati" del 1994, il visionario "U turn" del 1997, "Ogni maledetta domenica" del 1999, "World Trade Center" del 2006, il seguito di "Wall Street" del 2010 e "Le belve" di due anni dopo. Fa storia a parte il colossale fiasco di "Alexander" del 2004.
Stone fa paura spesso anche ai suoi colleghi: Kubrick ritardò di un anno l'uscita di "Full Metal Jacket" per non entrare in concorrenza con "Platoon", Tarantino fece slittare la prima di "Pulp Fiction" per non doversi confrontare con "Assassini Nati".
Al Festival di Toronto, per la presentazione del suo "Snowden", la storia del fuggitivo, traditore della Cia che ha sconvolto l’America e interpretato da Joseph Gordon Levitt, ha dichiarato: "Non sono un regista politico. È vero, ho diretto JFK, Platoon, Nato il 4 luglio, ma ciò che sempre e più di ogni altra cosa mi ha coinvolto nei miei impegni è stata e resta la possibilità di raccontare le esistenze di uomini e donne". E poi ammette: "Lo ammetto: il mio è anche un film sulla democrazia, che deve restare il fulcro della vita in America e nel mondo, e sulla privacy, sulla libertà, primo patrimonio dei cittadini nella conquista di confronti e scontri".