una carriera di successi

Ornella Muti, la diva di ferro e velluto compie 70 anni

Nata a Roma il 9 marzo del 1955, l'attrice ha segnato il cinema con la sua voce roca, il sorriso malinconico, lo sguardo radioso che l'hanno resa unica e giovane per sempre

09 Mar 2025 - 13:40

Francesca Romana Rivelli, in arte Ornella Muti, compie 70 anni. Sogno proibito al maschile, la sua tenacia, i silenzi, l'impegno e la professionalità rendono merito a una femminilità che nel tempo si è ritagliata una dignità senza stereotipi.

Negli anni '70 è stata alfiere della nuova stagione delle dive giovani (insieme a Eleonora Giorgi e Agostina Belli e poi Laura Antonelli) e di un cinema popolare che sfidava i tabù dell'Italia post-68, ma è anche una delle poche attrici nazionali con un autentico palmarès internazionale, cercata e scelta da autori come Vicente Aranda, Georges Lautner, Volker Schlöndorff, Anthony Hickox, Mike Figgis, Peter Greenaway. Anche in patria, la sua carriera è stata plasmata da grandi registi come Damiano Damiani, Mario Monicelli, Dino Risi, Marco Ferreri, Carlo Verdone, Ettore Scola, Francesca Archibugi, Citto Maselli.

Ornella Muti icona del cinema, tra bellezza e talento

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Solo Laureen Bacall può vantare nel pantheon delle "divine" capelli belli come quelli di Ornella; gli zigomi alti traducono la sua origine estone e russa per parte di madre (la scultrice Ilse Renate Krause); gli occhi azzurri e spesso socchiusi vanno a nascondere un'ironia penetrante; le labbra perfette e il sorriso luminoso compongono una maschera fotogenica che la impone fin dal primo provino. Alla fine degli anni '60, mentre la sorella maggiore Claudia tentava alla Lancio la strada del fotoromanzo (diventerà famosa in coppia con Franco Gasparri), la quattordicenne Francesca Romana, rimasta orfana di padre, si presentava al provino per Damiano Damiani. Il regista la sceglie tra mille volti per il personaggio di Franca Viola, eroina del femminismo ante litteram per aver rifiutato un matrimonio d'onore nella Sicilia della mafia rurale. Il fatto ha suscitato enorme clamore quattro anni prima e il film, "La moglie più bella" del 1969, si iscrive nel filone del miglior cinema civile degli anni '60. Su quel set, come si sa, Damiani le impone il nome d'arte che non la lascerà più, ispirandosi a due personaggi dannunziani.

La bellezza della Muti è una folgorazione sui set di Cinecittà: minuta e timida lontana dalla macchina da presa, Ornella riempie di sé lo schermo e fa innamorare operatori e registi. Lavora da subito sia in Italia (con Umberto Lenzi) che in Spagna dove le costruiscono il personaggio della giovane e seducente peccatrice e dove rimarrà incinta di Naike, la bellissima figlia a cui non ha mai voluto rivelare il nome del padre. Tornata a Roma in attesa della nascita, viene però chiamata da Mario Monicelli per il ruolo di Vincenzina in "Romanzo popolare" del 1974. Stretta tra l'amore del sindacalista Ugo Tognazzi e del poliziotto Michele Placido, la sua Vincenzina, immortalata dalla canzone di Enzo Jannacci "Vincenzina e la fabbrica", ha un grande successo e impone Ornella - pur doppiata - come una sicura protagonista in quella stagione del nostro cinema. Nel '75 sposa poi il collega Alessio Orano, incontrato al suo debutto ne "La moglie più bella".

Professionalmente quello è un periodo di grande fulgore per la Muti che sceglie però lavori impegnativi e molto diversi sotto la guida di Georges Lautner ("Morte di una carogna"), Dino Risi (La stanza del vescovo"), Marco Ferreri ("L'ultima donna"). Sullo schermo ha partner importanti come Gassman, Tognazzi, Depardieu, ma l'unico che le fa girare la testa è Adriano Celentano, incontrato nel 1980 (alla fine del primo matrimonio dell'attrice) sul set di "Il bisbetico domato". Il "molleggiato" le schiude anche le porte per una sorta di seconda carriera in cui Ornella rivela un sorprendente talento comico, mentre sbarca anche a Hollywood (cercata da Dino De Laurentiis) per il kolossal "Flash Gordon" (nello stesso 1980).

Curiosa e imprevedibile Ornella Muti passerà dai successi con Celentano e Pozzetto alle raffinate atmosfere proustiane di "Un amore di Swann", ritroverà per la terza volta Ferreri che stravede per lei in "Il futuro è donna" (1984), lavorerà due volte con Francesco Nuti, sarà nel "Capitan Fracassa" di Scola con Massimo Troisi, farà coppia sullo schermo con Carlo Verdone.

Nel frattempo, mentre conquista le copertine dei grandi rotocalchi da Time a Class e lavora tra Parigi e Hollywood, la sua burrascosa vita privata vede un nuovo matrimonio (con Federico Facchinetti), due figli (Carolina e Andrea), una tempesta giudiziaria dopo l'arresto del marito per bancarotta e un temporaneo allontanamento dallo schermo. Ritorna nel 1999 con "Panni sporchi" di Monicelli ma da allora sceglie sempre più spesso registe donne come Francescana Archibugi, Eleonora Giorgi (al suo debutto dietro la cinepresa), Asia Argento. Sarà anche in tv con la serie "Sirene" e sul palco dell'Ariston per il festival di Amadeus nel 2022.

Per il resto vive appartata, si professa di religione buddista, ha nella figlia Naike l'amica più cara insieme alla costumista Nicoletta Ercole. Ornella Muti non ha mai sconfessato la sua immagine sensuale ma nel tempo ci appare come un'eroina del suo tempo e, scorrendo la filmografia, ci si accorge che ha lasciato il segno nel cinema dei grandi maestri con la sua voce roca, il sorriso malinconico, quello sguardo radioso che illumina lo schermo e la rende ogni volta assolutamente unica, giovane per sempre.

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