Paola Iezzi torna con "Mon Amour"
© Paolo Santambrogio
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La cantautrice ha pubblicato il nuovo singolo, nato prima del lockdown ma perfettamente attuale per i temi trattati.. Tgcom24 ne ha parlato con lei
di Massimo Longoni© Paolo Santambrogio
Ritmo, malinconia e un testo che esplora l’amore nell’era digitale. "Mon Amour", il nuovo singolo di Paola Iezzi, per quanto perfetto per l'estate, sembra distante anni luce dai canoni dei tormentoni che imperano in questo periodo. "Amo le canzoni melodiche e malinconiche che, però, fanno ballare" dice a Tgcom24. E poi avverte: "Viviamo in un'epoca in cui tutto rimane per un soffio, Cerchiamo di fare in modo che quel soffio sia un po' più avvolgente".
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"Il brano era già pronto prima del blocco totale di tutto - racconta la cantante -. Lo avevo immaginato come singolo per l'estate perché mi sembrava perfetto in quel ruolo. Era nato nello stesso periodo di "LTM", il singolo che ho fatto con MYSS KETA a inizio anno. Infatti il brano vedo lo stesso team, con il produttore Stefano Riva e Simone Rovellini. Ci avevamo lavorato ed ero assolutamente innamorata di questa canzone".
Poi ci siamo chiusi tutti in casa...
Infatti, e nessuno di noi aveva idea di come sarebbe stata questa estate. All'idea di farlo uscire in una situazione con gabbie di plexiglas in spiaggia e mascherine per tutti, come ipotizzato all'inizio, avevo già pensato di tenere il pezzo da parte e utilizzarlo in futuro. All'idea di aver fatto un lockdown e poi di non poter nemmeno godere di un'estate normale, mi ero messa un po' il cuore in pace.
Quando hai cambiato idea?
Appena la situazione si è un po' normalizzata ho chiamato Riva e gli ho detto che volevo uscire con il pezzo. Quando è stato possibile vedersi siamo andati in studio, io ho cantato il pezzo, lui lo ha rifinito, perché comunque la produzione era abbastanza avanti, e siamo usciti.
Musicalmente è un pezzo che mette insieme molti mondi. Qual è stata l'ispirazione?
Ci sono dentro tante cose che mi piacciono. Dal mondo latino, con il ritmo iniziale che è quello della cumbia, che nel pop diventa reggaeton. Ma è solo il beat perché grazie anche al magnifico lavoro di Riva ci è stato costruito intorno un mondo che ha moltissimi riferimenti al pop degli anni 80, da Michael Jackson, la cui "Liberian Girl" è quasi citata nella successione degli accordi, alla Lambada dei Kaoma.
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Tra l'altro il pezzo è percorso da una vena malinconica che con i tormentoni estivi attuali poco ha a che fare...
Per quanto mi riguarda la malinconia è un elemento essenziale in una canzone. Amo i pezzi ritmati che però ti fanno un po' frignare. D'altronde anche "Vamos a bailar", che all'apprenza era un brano allegro e spensierato, era molto malinconico nelle armonie e anche nel testo. E' proprio una caratteristica del pop degli anni 80 che io adoro e che riporto nella mia musica. Quel decennio, a dispetto di quello che spesso si dice, è stato molto complesso e sfaccettato e ha regalato tantissima musica di grande livello, anche molto diversa.
Nonostante sia stato scritto prima del lockdown il testo è però di grande attualità, visto che parla di amori virtuali a distanza.
Questo pezzo è la prefigurazione di quello che è il futuro. Tutto il mondo sta andando, purtroppo, verso una digitalizzazione dei sentimenti. Il brano non vuole essere un giudizio, ma solo uno specchio di questa situazione. Un sistema relazione che non riguarda solo le ultime generazioni ma anche la nostra e quella precedente. Ormai tutti hanno in tasca un telefonino con cui intrecciano relazioni in maniera semplificata e dove la velocità è alla base della comunicazione.
I tre mesi che abbiamo passato hanno dato una grossa spinta in questa direzione. Cosa ne pensi?
In realtà credo che non tutto il male sia venuto per nuocere. Perché se da un lato ha acuito la digitalizzazione dei rapporti, dall'altro ha fatto emergere una voglia prepotente di relazioni fisiche, concrete. Come se tutta questa distanza ci avesse spinti a una reazione contraria. Ma temo che per il futuro la strada della digitalizzazione sia ormai segnata.
Tu che rapporto hai con il telefonino?
Di amore e odio. Lo uso, sono sui social... però mi capita a volte di guardarlo e desiderare che sparisse. Vorrei eliminarlo dalla mia vita e riappropriarmi di tutto quello che non vedo più. Che poi basta poco... una passeggiata nella natura, di quelle che ti rapiscono al punto che non pensi nemmeno a scattare una foto...
Hai citato "Vamos a bailar". Quest'anno ricorre il ventennale della canzone. Tu hai la tua carriera solista, Chiara oggi fa l'attrice. Cosa provi a pensare che sono passati vent'anni da quel successo?
Devo dire che mi fa effetto perché è ancora così moderno. Ma c'è un segreto nella sua modernità. La gente lo cataloga come pezzo latino, per via del titolo spagnoleggiante e della chitarra, ma in realtà è un pezzo house. E la house non è mai passata di moda, è un classico. A parte quello non indugio mai nel passato. Sia io che Chiara siamo felici di quello che abbiamo fatto e di quello che facciamo ora. Abbiamo sempre guardato avanti.
Oggi vai avanti da sola, in tutti i sensi, perché sei un'artista indipendente. Quanto è difficile?
Molto, ma ne vale la pena. La musica è diventata un terreno molto friabile. Io ritengo vada rispettata e vada rispettata una certa qualità. Per questo ringrazio il gruppo di persone che crede in me. Se tutti abdicassero sulla qualità e sulle produzioni, mortificando quello che un artista ha dentro privilegiando solo quello che è commercio, sarebbe finita. Le sponsorizzazioni servono, ma non possono essere solo quello. Se l'artista non ci crede non può nemmeno portare avanti un discorso convinto. Gli artisti non possono essere degli involucri che cantano quello che dice qualcun altro.
Il tuo singolo precedente è stato fatto con MYSS KETA e questo nuovo singolo è stato realizzato con lo stesso team produttivo. Inoltre ti abbiamo vista nel video de "Le ragazze di Porta Venezia". Sembri essere entrata in una grande famiglia...
Quando gli artisti soffrono molto dal punto di vista della sopravvivenza, si uniscono. Questa cosa è positiva anche se molto faticosa. Pian piano anche gli artisti nuovi stanno capendo che al di là dei contratti e degli accordi manageriali, bisogna battersi per l'arte.
Come è nata la collaborazione con MYSS?
Con lei c'è stata una scintilla, nata in modo totalmente spontaneo. Ci siamo trovate e abbiamo costruito tra noi il progetto. Quando invece le collaborazioni nascono a tavolino mettendo insieme due fenomeni social per creare la hit del secolo... magari diventa davvero un successo perché nessuna radio si rifiuterà di passarla, ma tra qualche mese cosa resterà? "Vamos a bailar" si canta ancora dopo vent'anni.
Trovi deleterio il modo in cui oggi tutto si brucia molto più velocemente?
Non è permesso a niente di sedimentare. Viviamo in un'epoca in cui tutto rimane per un soffio, Cerchiamo di fare in modo che quel soffio sia un po' più avvolgente.