Lo spettacolo con la regia di Massimiliano Bruno in scena al Teatro Manzoni dal 28 febbraio al 17 marzo
di Antonella Fagà© ufficio-stampa
"Shakespeare non è noioso, anche i giovani lo possono amare...". Con questo augurio debutta "Sogno di una notte di mezza estate", in scena al Teatro Manzoni dal 28 febbraio al 17 marzo nell'adattamento di Massimiliano Bruno, che ne cura anche la regia e con un cast, che tra gli altri vede impegnati Paolo Ruffini, Violante Placido, Stefano Fresi e Augusto Fornari. "E' uno spettacolo hard pop" racconta Ruffini che veste i panni di Puck, il folletto del bosco...
"Shakespeare è urgente, anche i giovani lo devono poter capire e apprezzare", spiega l'attore, che parla di uno spettacolo culturalmente indirizzato anche e soprattutto alle nuove generazioni di spettatori 2.0, con l'intento di sedurli: perché in fondo è proprio questo che deve fare il teatro.
Lo sa bene Massimiliano Bruno, che ha rivisitato la commedia di Shakespeare in chiave pop, ovvero restandovi fedele nell'impostazione, ma estrapolandone l'anima popolare: "Perché Shakespeare in fondo è po' pop e si presta ad operazioni come questa", commenta Ruffini.
Al "Sogno" shakesperiano "non vengono fatte aggiunte bensì sottrazioni", dice l'attore, senza modificarne l'essenza, per restituirne lo spirito più giocoso e grottesco, leggero e divertente, anarchico e onirico al fine da renderlo più fruibile a tutti.
Un tagli & cuci a suon di semplificazioni e modernizzazioni, che tuttavia non stravolgono l'assetto verticale del testo preservandone i suoi significati stratificati, sulla complessità dell'amore, sulla capacità e l'incapacità di vedere e di vedersi... ma offrendo al pubblico una chiave di lettura più accessibile.
Il "Sogno" di Bruno è un organismo dinamico, che vede in scena creature circensi di un circo un po' decadente, per i quali è stato inventato un linguaggio tutto nuovo, a metà strada tra l’Armata Brancaleone e "The Snatch" di Guy Ritchie. Tutto ruota attorno alle vicende amorose di Ermia e Lisandro, e di Elena e Demetrio, le cui avventure sentimentali sono complicate dall’entrata in scena di Oberon, antesignano cripto-gay e Titania, una Violante Placido super aggressiva e dark, re e regina delle fate che, servendosi di un folletto di nome Puck, un Paolo Ruffini violinista che non sa suonare, folletto si, ma indolente, sornione e romantico, creano scompiglio ai sentimenti degli amanti.
Le belle musiche di Roberto Procaccini, le scene e le coreografie di grande impatto di Annalisa Aglioti e luci da concerto rock, fanno da cornice ad uno spettacolo libero da rigidità e doveri, dove tutto è possibile e sogno e realtà si mischiano di continuo: "In fondo siamo come una rock band", dice Ruffini e proprio con una canzone rock "Black Hole Sun" dei Soundgarden si chiude il sipario.