SOGNO AMERICANO...

Paolo Virzì pronto a scalare l'Oscar

"Il Capitale Umano", candidato come "Miglior film straniero", sbarca nelle sale americane

09 Dic 2014 - 12:40
 © agenzia

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Continua la corsa verso l'Oscar di Paolo Virzì. Dopo "La Grande Bellezza" l'Italia sogna infatti un'altra statuetta con "Il Capitale Umano", candidato come "Miglior film straniero". Il regista è tornato a New York e dopo aver scaldato i motori al Tribeca Film Festival. Il film il 16 gennaio sarà nelle sale cinematografiche americane: "Va benissimo, ha avuto un impatto nel mondo. L'Oscar? Cercheremo di non sfigurare", confessa all'Ansa.

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© Italy Photo Press
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"Sono a New York - continua il regista - sia per fare promozione per Academy Awards sia per la Film Movement. Il film è in sala in 45 paesi e l'India vuole persino acquistare i diritti per un remake. Sono inoltre orgoglioso di rappresentare l'Italia agli Oscar". Virzì non nasconde che sarà difficile vincere la battaglia degli Oscar: "Ci sono in gara 82 paesi con film bellissimi. Cercheremo di non sfigurare, per ora le recensioni sono tutte molto buone".

Il segreto del successo de "Il Capitale Umano"? "Tocca temi universali che riguardano il cosiddetto mondo privilegiato, l'infelicità che si nasconde sotto il benessere, ma non si fanno lezioni di moralismo, il messaggio arriva al pubblico attraverso la trama di un thriller. Il film, tra l'altro tratto dall'omonimo libro dell'americano Stephen Amidon, pur con le dovute differenza, ha molti punti in comune con la "Grande Bellezza", diretto da Paolo Sorrentino e vincitore della statuetta come miglior film straniero all'ultima edizione degli Oscar: "Siamo più fratelli di quanto possa sembrare".

"Non siamo più - assicura il regista - un Paese spensierato (come secondo stereotipo da Dolce Vita, ndr) ma siamo un disperato paese moderno, proprio come voi americani". Tuttavia il regista rifiuta l'etichetta di film anti Dolce-Vita per la sua creatura: "Questo film in realtà percorre più classi sociali, non è solo sull'alta borghesia ma anche sulla classe media e sul sottoproletariato dove si proiettano anche le stesse dinamiche di oppressione dei più giovani. Ma mi rifiuto di considerarlo un anti Dolce Vita anche se senza dubbio racconta un lato sinistro che è nascosto dietro un certo benessere".

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