Debutto dello spettacolo in scena al Piccolo Teatro Grassi di Milano dal 23 gennaio al 16 febbraio
© Masiar Pasquali
Il cavaliere mascherato e la lettera che lo simboleggia (ultima dell’alfabeto) sono lo spunto del nuovo lavoro di Antonio Latella, "Zorro". Rileggendo in chiave contemporanea il mito dei supereroi, punta il riflettore sulle ferite della società del XXI secolo, povertà, emarginazione, abuso. Lo spettacolo, scritto a quattro mani con Federico Bellini, e secondo atto del dittico che comprende "Wonder Woman", è una nuova produzione Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa e va in scena, in prima nazionale, al Teatro Grassi, dal 23 gennaio al 16 febbraio. "Uno spettacolo sulla povertà, emergenza sempre più forte nella Milano in cui abitiamo" ha spiegato Claudio Longhi, direttore del Piccolo Teatro.
Sono quattro i protagonisti di "Zorro": povero, poliziotto, muto e cavallo, con quattro attori che si scambiano i ruoli in ciascuno dei sette episodi o meglio sette "quadriglie" che compongono il lavoro, ciascuna conclusa "con una scivolata sull'ultima lettera dell'alfabeto" ha spiegato Latella. Il tema della povertà è esplorato utilizzando registi diversi, dal teatro dell'assurdo di Becket a Brecht, al cabaret, con lo spirito anche di "Stanlio e Olio e di Chaplin che ci facevano ridere con la povertà ma alla fine riuscivano a creare un corto circuito".
Una prima volta lo spettacolo è andato in scena nel 2021 a Cottbus, in Germania, come parte di un dittico insieme a "Wonder Woman" (basato sulla sentenza per uno stupro di gruppo). Ora arriva il debutto italiano con un allestimento totalmente diverso grazie alle scenografie di Annelisa Zaccheria. "Se il progetto non fosse stato inizialmente concepito in questo modo, avrei sicuramente inserito nella quadriglia anche dei personaggi femminili. Sapere che nei prossimi mesi Wonder Woman sarà in scena al Piccolo (al Teatro Studio Melato, dal 5 al 10 maggio 2025, ndr) mi conforta perché, anche se in questa modalità differita, sarà comunque possibile fruire, per chi lo vorrà, di entrambe le parti del dittico originale", racconta Latella.
Il regista ha rivelato come gli è venuta l'idea per lo spettacolo: "Quando ero impegnato a Modena, all’ERT allora diretto da Claudio Longhi, per le prove de 'La valle dell’Eden', un giorno, uscendo dal teatro, vicino a un alberello, ho notato due senzatetto che chiedevano l’elemosina vestiti come Zorro, mentre da un registratore ai loro piedi uscivano le note della sigla del celebre telefilm. Ho fotografato la scena, pensando che l’eroe che si impegna per aiutare i poveri potesse essere un buon punto di partenza".
Racconta Claudio Longhi: "Nelle mani di Antonio Latella e Federico Bellini, il cavaliere con la Z venuto a 'combattere per il povero e l’oppresso' è distante anni luce da quella gabbia iconografica che, fin dal 1919, lo ha immortalato in romanzi, film, serie televisive, canzoni e fumetti. Allergico a ogni cattività, l’eroe latelliano sfugge con passo di danza alle convenzioni come alle forze dell’ordine (prestabilito) che lo inseguono, per aleggiare sulla scena del Teatro Grassi al pari di un’inquietudine beckettiana: una promessa di giustizia non mantenuta, una cambiale di coscienza e responsabilità che ricorda allo spettatore come la realtà, fuori dalla platea, sia più simile all’arida landa californiana di quanto ci si possa aspettare. Perché indigenza e diseguaglianza sociale segnano, in Italia come in molti altri altrove, una desertificazione vorace e in ascesa, fatta di cifre (ci sono circa 5,7 milioni di persone in povertà nel nostro Paese), ma soprattutto di umanità sopraffatta, a cui lo sguardo teatrale di Latella e Bellini sceglie di non sottrarsi".