Il cantante pubblica "Live For A Dream", un cd/dvd con il meglio della sua carriera ricantato live con ospiti. E a Tgcom24 parla di rock, Lemmy, abusi sui bambini e... manda a dire qualcosa agli Ac/Dc
di Massimo LongoniVivere per un sogno. E' quello che fa Pino Scotto, rocker dal pedigree purissimo che pubblica "Live For A Dream", un cd/dvd realizzato live in studio nel quale reinterpreta 16 brani della sua carriera ultra-trentennale. Con in più due inediti, uno dedicato a Lemmy Kilmister e l'altro al tema dell'abuso sui minori. "Il mio sogno è quello di sempre - dice a Tgcom24 -: fare rock e dare una mano ai bambini che soffrono".
Ha consacrato la sua vita al rock duro e al blues. E' stato il cantante di un gruppo italiano di heavy metal (i Vanadium) quando la musica nostrana era ancora in buona parte Sanremo, melodia e violini. E' riuscito a diventare anche un personaggio televisivo grazie ai suoi commenti senza filtri su personaggi tv, cantanti, politici e tutto quanto non gli va a genio. Non a caso la biografia di Pino Scotto, pubblicata nel 2009, si intitola "Fottetevi tutti!". Ora Scotto ha ripreso in mano quasi 40 anni di carriera per ripercorrerli in ordine cronologico, reinterpretando brani con la collaborazione di amici e colleghi a cui lo legano la passione per la musica e la recriproca stima. "Quando ho scelto i pezzi da fare, ogni volta che vedevo un titolo mi ispirava qualcosa di particolare e nello stesso momento pensavo anche all'ospite che volevo - spiega -. E' stata una scelta di cuore. Pensa che i Ritmo Tribale si sono riformati dopo 13 anni apposta per me. Ci sono Fabio Treves, Ambramarie, Stef Burns... tutti amici".
Perché hai scelto di fare un album dal vivo ma registrato in studio?
Perché i dischi registrati sul palco li fanno tutti! E poi ritoccano gli errori in studio. Io invece ho voluto fare una cosa diversa. Su questo lavoro, lo si può vedere dal dvd allegato, tutte le tracce sono state registrate in diretta, senza trucchi ne inganni.
Qual è il sogno di cui parli nel titolo?
E' il rock'n'roll, la voglia di suonare su un palco. Non vedo l'ora di ripartire in tour dove farò questi pezzi dopo tanto tempo. E poi di fare qualcosa per i bambini, una cosa che mi sta molto a cuore.
A loro hai dedicato uno dei due inediti, "Don't Touch The Kids".
Ho voluto rimarcare quello che dico da secoli: i bambini vanno protetti. E' un argomento che mi tocca particolarmente, potrei arrivare a uccidere per un bambino. Da 9 anni seguo un progetto di educazione e sanità per i bambini del Centro America. Si chiama Rainbow Projects e l'ho messo in piedi insieme a una dottoressa, Caterina Vetro, che passa ogni anno dai sei agli otto mesi in Centro America, sul campo. Vedere la condizione di quei bambini, che non avranno mai un futuro, è terribile. Se fossi un padre porterei i miei figli lì in ferie, per far capire loro quanto sono fortunati. Il vero problema è che la razza umana fa sempre più schifo.
L'altro inedito invece, "The Eagle Scream", è dedicato a Lemmy Kilmister, morto a dicembre.
Eravamo molto amici. Un personaggio come lui è stato unico e irripetibile. Mi sentivo molto affine a lui nella totale libertà, nel rifiuto della merda del business. Il brano è nato la notte stessa della sua scomparsa. Abbiamo fatto anche un video, girato in una cava, con le aquile vere, visto che lui l'ho immaginato che vola via libero, come ha vissuto. Il video è molto tamarro, a lui sarebbe piaciuto molto.
Come lo hai conosciuto?
Nel 1985 siamo andati con i Vanadium nel Surrey, fuori Londra, in uno studio bellissimo. E il guardiano dello studio era il fratello di Lemmy. Tornati in Italia ci siamo trovati a fare un tour con i Motorhead. Prima data a Bologna, ci siamo trovati a bere, parlare di blues... la nostra amicizia è nata lì.
In tutti questi anni siete poi rimasti in contatto?
Ci ho suonato varie volte, sono andato a trovarlo a Los Angeles e Londra. Lo sentivo come un fratello. Lui mi chiamava "fottuto napoletano", perché io bevevo Jack Daniel's liscio mentre lui doveva allungarlo con ghiaccio e Coca altrimenti non riusciva a berlo. Però anche se allungato ne beveva tanto...
Sapevi che stava male?
L'avevo visto l'anno scorso, quando era venuto a suonare in Italia. Io conosco la bestia, il cancro, ci ho visto morire mio padre e mio nonno, e ho capito che non gli restava molto. Ma aveva comunque questa voglia di vivere impressionante. La sua scelta di morire quasi sul palco è emblematica. Mi manca. Io ho pianto solo due volte: quando è morto mio padre e quando è morto lui.
Qualcuno dice che il rock è morto. Pensi sia vero?
Non è morto ma sta molto male. Saranno vent'anni che non c'è un vero ricambio. Anche chi fa cose decenti in realtà propone cose trite e ritrite, fotocopie di cose fatte da altri in passato. La cosa brutta è che quando scompariranno gli ultimi grandi vecchi, come gli Iron Maiden o i Metallica, rimarranno solo le tribute band.
Come mai non si riesce a tirare fuori qualcosa di nuovo? E' stato detto tutto?
Non c'è più l'attitudine di una volta, la rabbia sociale, la voglia di cambiare il mondo. Sono cose che dentro creavano un focolaio dal quale nasceva la fiamma dell'ispirazione. Oggi è completamente spenta.
Oggi vediamo Axl Rose che canta con gli Ac/Dc...
Questa è la dimostrazione vera che per i soldi si arriva anche all'indecenza. Vorrei dire ad Angus: hai il batterista in galera, il fratello che sta morendo, un cantante sordo... ma andare in pensione no?