DALLA GERMANIA

Purple Disco Machine: "Con 'Hypnotized' ho scatenato la voglia di Italo Disco Anni 80"

Il brano del progetto del produttore tedesco Tino Piontek spopola dall'estate scorsa. Tgcom24 ne ha parlato con lui

di Massimo Longoni
30 Nov 2020 - 09:59
 © Ufficio stampa

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E' stato uno dei brani che ha dominato l'estate proseguo nella sua onda lunga questo autunno grazie all'associazione con uno spot molto passato in tv. Si tratta di "Hypnotized", la canzone di Purple Disco Machine & Sophie and the Giants che sembra uscita direttamente dagli anni 80. "Il mio obiettivo - spiega a Tgcom24 il produttore tedesco Tino Piontek - e riuscire a unire l'energia positiva di quegli anni alla visione musicale del 2020". 

Disco di platino, quasi 50 milioni di streaming e 20 milioni di visualizzazioni su YouTube. I numeri di "Hypnotized" parlano da soli. Un brano che ha segnato un’evoluzione nello stile musicale di Purple Disco Machine, nome d’arte del produttore disco house tedesco Tino Piontek, che dall’inizio della sua carriera ha raggiunto più di 250 milioni di stream omaggiando il synth pop, il funk, la Italo Disco. Dopo aver collaborato ai remix di Dua Lipa, Mark Ronson, Robert Surace, Foals, Lady Gaga e Elton John, Purple Disco Machine ha collaborato con la band indie inglese Sophie and the Giants, che ha aggiunto alla melodia trascinante e alla linea di basso funk tipica del pezzo la voce seducente di Sophie, front woman del gruppo.

Da dove viene il tuo nome d'arte?

Stavo mettendo insieme molta musica e ho pensato a un nome che potesse in qualche modo racchiudere i miei gusti. Purple Disco Machine è un mix tra i Miami Sound Machine, il gruppo musicale di Gloria Estefan, e 'Purple Rain', la canzone di Prince che meglio riassume quel periodo. Ma per me si trattava di un progetto nato per divertimento e anche il nome aveva lo stesso spirito. Non avrei mai immaginato di portare in giro la mia musica in questo modo e tanto meno di farlo ancora a distanza di dieci anni.  

Tu guardi soprattutto al mondo del synth pop, del funky e anche a quello dell'italo disco molto popolare negli anni 80. E' la musica con cui sei cresciuto?

Quando ero giovane ascoltavo molto rock e pop. Quando ho iniziato a pensare a una musica mia e a sviluppare il mio gusto in tal senso, ero molto coinvolto nel funk e nel soul ma anche nell'Italo disco che a quel tempo in Germania era estremamente popolare. Alla fine le mie influenze più forti sono quelle della disco, del funk e del pop.

"Hypnotized" è stato un grosso successo della scorsa estate, grazie anche all'apporto vocale di Sophie & The Giants. Come è nata la vostra collaborazione?

Ho iniziato a lavorare al brano in realtà l'anno scorso. Inizialmente si trattava di una versione solo strumentale. Ma abbiamo sempre pensato che questa canzone avesse un grande potenziale e necessitasse semplicemente della voce giusta. Avevamo una lista di papabili e quando abbiamo iniziato a pensare all'album siamo stati tutti d'accordo che Sophie sarebbe stata perfetta. Le abbiamo così mandato il demo del brano. Le ha immaginato questa linea vocale e ce l'ha rimandata come demo. Era semplicemente perfetta, le abbiamo detto di non cambiare e di non ricantare nulla, e abbiamo usato direttamente quella prima incisione.

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Stai lavorando al nuovo album. Stilisticamente sarà nel solco di "Hypnotized"?

Sarà molto coerente con il nostro percorso musicale. Chi ha amato "Soulmatic", il nostro primo lavoro, si ritroverà in questo nuovo album che però sarà più orientato verso l'italo disco e l'elettronica. 

Cosa c'è di così speciale nella musica di quel decennio?

Il motivo per cui ancora oggi le radio trasmettono quella musica e molti ne traggono ispirazione è nell'energia positiva che contiene. Prova a prendere uno dei primi brani di Michael Jackson: ancora oggi non puoi fare a meno di ascoltarlo ballando e sorridendo, perché è ricco di positività. Quel tipo di feeling non si è perso nemmeno con il passare degli anni. Anche le nuove generazioni amano le musica di quel decennio. Quello che provo a fare io è trovare un equilibrio tra la musica di quegli anni e quella del 2020.

Hai realizzato molti remix per grande star, da Lady Gaga a Dua Lipa. Come cambia il tuo approccio quando devi mettere mano alla musica di altri artisti?

Fare un remix è ovviamente diverso dal lavorare su un brano nuovo. La struttura del brano è già fissata. Quando ascolto la versione originale non penso a come potrebbe essere un remix di Purple Disco Machine. La cosa fondamentale per me è non perdere l'energia intrinseca del brano. In genere mantengo le linee vocali così come erano state pensate ci costruisco intorno una nuova base sonora.

Quando fai un remix provi ad aggiungere qualcosa di tuo o cerchi di fare emergente lati diversi della canzone originale?

Dipende. Una volta che il remix è finito si deve sentire che è qualcosa che è passato attraverso Purple Disco Machine. A volte non è semplice perché se usi troppi elementi del brano originale alla fine anche il remix non sembra un pezzo mio. E' capitato per esempio con l'ultimo brano di Lady Gaga. L'obiettivo principale per me è mettere quel tanto di mio in modo tale che chi ascolta avverta la mia firma nel brano. E non è sempre facile.  

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