In una intervista al "Corriere della Sera" il maestro, che compirà 80 anni il 28 luglio, si dichiara sconfortato dai nostri tempi. "Come Falstaff: tutto declina"
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E' un Riccardo Muti deluso e disilluso quello che si avvia verso il traguardo degli 80 anni, che taglierà il 28 luglio. In una lunga intervista al "Corriere della Sera" il direttore d'orchestra si dice "stanco della vita". "E' un mondo in cui non mi riconosco più. E siccome non posso pretendere che il mondo si adatti a me - spiega -, preferisco togliermi di mezzo. Come nel Falstaff: 'Tutto declina'".
Sono tante le cose che, guardandosi intorno, a Muti non piacciono. A partire dall'educazione, oggi troppo lassa e poco seria. Per arrivare al suo mondo, quello della musica e dei direttori d'orchestra, ai quali, pur senza fare nomi, non le manda a dire. "Sovente i giovani arrivano a dirigere senza studi lunghi e seri - afferma -. Affrontano opere monumentali all'inizio dell'attività, basandosi sull'efficienza del gesto, talora della gesticolazione. Oggi molti direttori d'orchestra usano il podio per gesticolazioni eccessive - prosegue -, da show, cercando di colpire un pubblico più incline a ciò che vede e meno a ciò che sente".
Tornato di recente alla Scala per il concerto di riapertura dello scorso maggio dopo la chiusura per la pandemia, Muti era stato protagonista di una forte polemica per una serie di frasi poco simpatiche all'indirizzo di Riccardo Chailly, attuale direttore musical del Teatro alla Scala.
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