Venerdì 20 e sabato 21 gennaio il maestro tornerà sul podio che lo ha visto direttore per 19 anni per dirigere la Chicago Symphony Orchestra
Quella di venerdì 20 gennaio per la Scala di Milano sarà una sera speciale. Riccardo Muti infatti tornerà di nuovo sul podio scaligero dove non sale dal 2 maggio di dodici anni fa. Allora, fresco di dimissioni a dir poco "burrascose" dopo 19 anni dal teatro, guidò i Wiener Philharmoniker. Adesso arriva con la Chicago Symphony Orchestra di cui è direttore musicale, in una situazione completamente diversa.
Se allora l'addio bruciava ancora (e non poco), il doppio concerto del 20 e del 21 gennaio ha il sapore del ritorno a casa, testimoniato anche dalla presenza del sindaco di Milano Giuseppe Sala, che è presidente del teatro, e del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. La speranza (mai nascosta) del sovrintendente Alexander Pereira è di averlo a dirigere in un titolo d'opera, probabilmente "La forza del destino" di Verdi. E a testimoniare il fatto che i tempi sono cambiati, sono arrivate le parole di augurio di Carlo Fontana, che all'epoca del divorzio era il sovrintendente".
Il corteggiamento è iniziato dal giorno della nomina del manager austriaco e dei passi avanti tangibili per ricucire lo strappo fra la Scala e il maestro Pereira li ha già fatti. Il primo è stato l'incontro pubblico in teatro per festeggiare i 75 anni di Muti lo scorso 5 giugno. Il secondo i due concerti con cui torna a dirigere a Milano, che sono già sold out da tempo e con cui ha l'occasione di presentare quella che definisce la sua nuova famiglia.
Il primo concerto prevede un programma con il "Don Juan" di Richard Strauss, la sinfonia n. 4 di Cajkovskij e "Contemplazione" di Alfredo Catalani. Quest'ultima sarà un omaggio ad Arturo Toscanini, che fu amico del compositore toscano.
Il giorno dopo si inizia con il "Konzertmusik per archi e ottoni" di Paul Hindemith, "In the South (Alassio)" di Edward Elgar per finire con "Una notte sul monte Calvo" e "Quadri di un'esposizione" di Modest Musorgskij, l'ultimo nella orchestrazione di Ravel.