Arriva in sala il 16 gennaio il nuovo film di Paul Schrader con cui la star girò "American gigolò" 45 anni fa. Guarda la clip esclusiva
di Luca Freddi© Ufficio stampa
Arriva nelle sale dal 16 gennaio “Oh, Canada - I tradimenti” che vede come protagonista Richard Gere. Il nuovo film di Paul Schrader (con il quale l'attore girò "American Gigolò" nel 1980) è tratto dal libro “I tradimenti” di Russel Banks ed è stato presentato a Cannes 77 in Concorso. Narra la storia di un noto documentarista che sull'orlo della morte (ha un cancro in fase avanzata) cerca una redenzione per una vita e una carriera costruite sull’inganno. E accetta un'intervista che diventa una sorta di testamento-confessione. Durante la presentazione del film, Gere ha raccontato che quando gli avevano proposto la parte aveva da poco perso il padre, dopo aver assistito al suo deterioramento: "Quello che ho vissuto allora mi ha molto influenzato per il personaggio protagonista del film". Tgcom24 vi offre la clip esclusiva.
Leonard Fife (Richard Gere) è un noto e stimato documentarista che alla fine dei suoi giorni, decide di raccontare la sua vita, senza filtri. Come regista di documentari d’inchiesta ha molto di cui essere fiero ma la fuga in Canada, la diserzione durante la guerra del Vietnam e alcune delle sue relazioni passate nascondono scomode verità. Quando Leonard rilascia l’ultima intervista ai suoi ex studenti, con l’attuale moglie Emma (Uma Thurman) in ascolto, le storie travagliate degli anni in cui era giovane (Jacob Elordi) rivelano l’uomo che si è nascosto dietro il mito, quello che sembrava perfetto agli occhi degli ammiratori.
Il sex symbol di "American Gigolo", 45 anni dopo, torna a girare con Paul Schrader che lo reso una star. Richard Gere ha raccontato come era stato quel film cardine della sua carriera: "Ci siamo recentemente trasferiti da New York a Madrid con mia moglie che a un certo punto da un cartone ha alzato questa t-shirt con il personaggio di American Gigolò con dei pesi alle caviglie. Non ho molti ricordi francamente di quell'esperienza se non di quello che era uno spirito di squadra eravamo tutti molto giovani, Paul, io e Nando Scarfiotti che forse aveva lavorato a 'L'ultimo imperatore'. Noi volevamo fare un film alla Bertolucci per cui avevamo guardato delle sequenze de 'Il conformista'. E ricordo così questa delizia per tutti noi, questa felicità di imbarcarci in questa in questa avventura realizzando un film molto diverso rispetto ai film che erano in voga all'epoca a Los Angeles, anche se un film di genere, un murder mistery di cui ricordo l'entusiasmo giovanile: io avevo già anni di esperienza in teatro alle spalle e quindi ero piuttosto tranquillo nell'affrontare questa prova attoriale. Paul aveva scritto la sceneggiatura di 'Taxi driver' forse già anche di 'Toro scatenato' e aveva già diretto un paio di film. Quindi c'era quell'energia giovanile molto positiva".
Quarantacinque anni dopo, lo ritroviamo nei panni di un anziano sul punto di morte. Tra l'altro suo padre è morto pochi mesi prima di iniziare a girare il film e a questo proposito ha spiegato: "Ci ho messo un paio di mesi a calarmi nei panni di un ottantacinquenne malato. Capire come realizzare il trucco, per esempio rendendomi calvo praticamente con la ricrescita di qualche rado capello post chemioterapia e allo stesso tempo nel film devo anche ringiovanire tornare ai miei quarant'anni, quindi a trentacinque anni fa. Sono energie diverse, stati d'animo diversi che appartengono alla vita. Avevo da poco perso mio padre e in qualche modo questo ha nutrito la mia interpretazione perché lui ha attraversato più o meno lo stesso travaglio sul piano fisico e anche mentale quindi era un terreno che conoscevo bene".
Nel film, Fife, ormai morente, rivela nell'intervista più di un segreto della sua lunga vita: oltre ai suoi tradimenti (davanti alla moglie), confessa anche che è fuggito in Canada per evitare l'arruolamento nella guerra in Vietnam. "A fine anni Settanta c'è stata una generazione ribelle, la mia generazione, che è stata la prima chiamata alle armi dopo la II Guerra Mondiale per il Vietnam. Ognuno poteva però rimandare la guerra per motivi universitari o, in alternativa, fuggire in Canada. Quella generazione ha insomma da farsi perdonare molte cose. Certo ciascuno di noi nella vita compie scelte di cui non è orgoglioso ed è anche il caso del mio personaggio che ha fatto della sua vita un'impostura di cui si vergogna molto", ha rivelato Gere che si è poi soffermato su quanto siano importanti le scelte politiche degli artisti: "Credo che in tutto il mondo gli artisti siano ancora molto impegnati in prima linea nella riflessione sulla realtà. Fa parte della loro responsabilità a maggior ragione se sono noti devono naturalmente essere molto preparati. Se consideriamo tutti grandi cambiamenti nel mondo sia in termini di regimi dal crollo dell'Unione Sovietica a tutte le rivoluzioni che sono avvenute in tanti Paesi asiatici, il consiglio che io mi sento sempre di dare alle persone è di dare retta e ascoltare i poeti, gli scrittori e musicisti: sono loro che hanno a cuore la cultura di un popolo. Sono loro le persone di cui un popolo si può fidare. Non certo dei politici. E quindi bisogna aprire il cuore a questi cantoni, siano essi appunto poeti, cantanti, o scrittori e anche cineasti e attori.