In occasione della presentazione del suo nuovo film "L'incredibile vita di Norman", l'attore si è detto favorevole all'accoglienza, ma spiega che il nostro Paese non può farcela da solo. E su Donald Trump...
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Dichiarazioni a tutto campo per Richard Gere, impegnato a Roma nella promozione del suo ultimo film "L'incredibile vita di Norman", in cui interpreta un affarista alla disperata ricerca di amicizie che possano cambiargli la vita. L'attore, oltre a presentare la pellicola, ha espresso il suo parere sui migranti: "L'Italia ha dimostrato generosità nell'accoglierli, ma è un compito che devono svolgere anche il resto d'Europa e gli Usa".
Richard Gere ha poi aggiunto che la cosa più grave sarebbe "cedere, per paura degli afflussi, ai nazionalismi. Finora in Europa solo la Germania, con Angela Merkel, seppur fra tante critiche, ha accettato milioni di rifugiati. Non si è fatta fermare e ha fatto bene".
La pellicola - Il film è una favola moderna su amicizia e potere diretta dall'israeliano Joseph Cedar, e arriverà nei cinema dal 28 settembre. Il protagonista è Norman Oppenheimer (Richard Gere), un faccendiere a metà tra un imbroglione e un benefattore, che in maniera improvvisata ricerca sempre il contatto giusto per sviluppare i propri affari e far parte di "quelli che contano". "Norman è portato al compromesso, ma ha un cuore sincero. Lui vorrebbe far felici gli altri, sedersi a tavola con loro, è generoso e gentile" - spiega l'attore americano.
Su Donald Trump - Richard Gere, partendo dal suo personaggio, affronta un discorso più ampio, che coinvolge l'attuale panorama politico mondiale: "Il mondo in cui viviamo è basato sui compromessi, sul cercare il modo di ottenere quello che vogliamo dagli altri. Abbiamo un presidente degli Stati Uniti totalmente motivato dai compromessi, che non è mosso da alcun senso morale. E' lo specchio della nostra società" - attacca.
La Cina e Hollywood - Gere ha poi parlato della presenza sempre più rilevante di investitori cinesi in quel di Hollywood, che potrebbe creargli qualche problema in virtù della sua posizione netta sull'indipendenza politica del Tibet. In ogni caso, non sembra preoccuparsene più di tanto: "In fondo io non sono mai stato un attore di blockbuster, in quel caso la cosa avrebbe influito di più. Faccio invece film indipendenti. E' un fenomeno comunque inarrestabile, i cinesi sono sempre più potenti non solo nella produzione ma anche nell'esercizio".
Obbiettivo Oscar? - Anche se la critica americana è rimasta entusiasta dalla sua interpretazione di Norman, l'attore non considera l'Oscar una priorità, ma aggiunge: "Mi interessa per il fatto che mi renderebbe più facile fare più film indipendenti. In questo senso, perché no?".