"LA MOSSA DEL PINGUINO"

Ricky Memphis: "Per inseguire un sogno in Italia dobbiamo darci al curling"

L'attore è tra i protagonisti de "La mossa del pinguino", debutto alla regia di Claudio Amendola. "E' stato straordinario" dice a Tgcom24. "Io regista? Mai! Troppa fatica..."

05 Mar 2014 - 12:44
 © ufficio-stampa

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Arriva nei cinema il 6 marzo "La mossa del pinguino", film che vede il debutto alla regia di Claudio Amendola. Una commedia che racconta la storia di quattro perdenti che sognano di andare alle Olimpiadi invernali con la squadra di curling. Tra i protagonisti c'è Ricky Memphis. "I protagonisti puntano sul curling pensando sia una sciocchezza è invece è uno sport vero e faticosissimo" dice a Tgcom24. "Amendola regista? Sembra non abbia mai fatto altro".

Ricky Memphis: "Per inseguire un sogno in Italia dobbiamo darci al curling"

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Protagonisti insieme a Memphis sono Edoardo Leo, Ennio Fantastichini, Antonello Fassari e Francesca Inaudi. I toni sono quelli classici della commedia all'italiana, dove la risata si mescola alla malinconia e all'amarezza, investendo alcuni problemi della nostra società, come la mancanza di possibilità, la sindrome di Peter Pan che spesso affligge la generazione dei trentenni e quarantenni, e la ricerca di un sogno che è sempre più difficile da raggiungere.

Una storia curiosa sin dal titolo, incentrata su uno sport da noi poco conosciuto come il curling...
Nell'assurdità, l'idea è proprio quella: siccome è uno sport sconosciuto e poco praticato i protagonisti pensano di avere più possibilità di farcela. Anche perché all'apparenza sembra semplice, anche se così non è. Il film è ambientato nell'anno delle Olimpiadi invernali di Torino, quindi l'opportunità era data dal fato che aveva la squadra qualificata di diritto.

E' stato difficile mettersi alla prova con il curling?
Il curling è di una difficoltà pazzesca. E poi è uno sport faticosissimo, in particolare nel ruolo dello sweeper, quello che deve scopettare il ghiaccio per far scorrere la pietra. Inoltre è complicato, serve strategia, precisione e, anche se non sembra, una preparazione fisica e grande equilibrio. Insomma, c'è poco da fare gli spiritosi, è uno sport vero e proprio!

Amendola è stato tuo compagno di set in molti film. Come è stato trovarselo dall'altra parte della macchina da presa?
Divertentissimo. La mia carriera d'attore è iniziata con lui, il primo film l'ho fatto con lui e non volevo mancare al suo esordio alla regia. E' stato divertente, una grossa sorpresa. Anche se uno fa l'attore da anni e ha grande esperienza ci si aspetta sempre qualche difficoltà e invece sembrava che non avesse fatto altro nella vita. Aveva le idee chiarissime, girava solo quello di cui aveva bisogno, non esagerava né per autocompiacimento né per aver paura di avere poche soluzioni a livello di montaggio. Ha condotto il mezzo con grande sicurezza.

Hai trovato differenze di atteggiamento tra l'Amendola attore e l'Amendola regista?
Come regista è molto rigoroso. Lo è anche come attore, ma in questa nuova veste lo è ancora di più. D'altronde hai in mano un set con una troupe di cento persone, se non sei rigoroso può essere un fallimento. E poi era molto appassionato. Per quanto ami recitare provare un'esperienza nuova dopo tanto tempo l'ha reso euforico, di un entusiasmo travolgente e coinvolgente.

Tu hai mai pensato di metterti alla prova come regista?
Ma nemmeno per sogno. Troppo faticoso. Io adoro il mio mestiere perché ti impegna mentre giri ma una volta fuori dal set è finita. Un regista invece è concentrato sul film 24 ore su 24. E poi lavora qualche mese prima, e anche dopo che le riprese sono finite. Non è un mestiere per me.

I protagonisti sono un gruppo di uomini che faticano a crescere, affetti da sindrome di Peter Pan, un argomento che avevi toccato già con il tuo personaggio in "Immaturi". Pensi che la situazione in italia sia davvero così?
Il vero problema è che il più delle volte non è questione di volontà ma di problemi nell'avere certezze nel lavoro che ti permettano di fare il salto verso l'indipedenza. Sicuramente c'è qualcuno che si addormenta su situazioni di comodo, ma in generale c'è un'esigenza di rimanere a casa legato alle opportunità e al terrore che questo Paese ti mette. Siamo impicciati forte, ma non da adesso.

Da questo punto di vista la situazione dei giovani nel cinema com'è?
E' difficile anche lì. Non so se ora potrà cambiare qualcosa. Dipende dall'attenzione che si ha verso la cultura. Se non si capisce quanto sia importante per le sorti del nostro Paese, allora sarà davvero dura, non solo per i giovani ma pure per i vecchi. Qualcuno tempo fa ha detto che con la cultura non si mangia: non c'è cosa più sbagliata che si possa dire.

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