Dopo il successo dell'Ep "Perdo le parole", il cantante uscito da "Amici" pubblica il suo primo album, "Mania". Tgcom24 lo ha incontrato
di Massimo Longoni© ufficio-stampa
Vincitore nella categoria cantanti dell'ultima edizione di "Amici", oltre 100mila presenze nell'Instore tour per promuovere l'Ep "Perdo le parole", album più venduto nel 2017. Nonostante questi risultati Riki non si ferma e, venerdì 20 ottobre, pubblica il suo primo album, "Mania". "Non l'ho fatto per battere il ferro finché era caldo - dice a Tgcom24 -, con l'Ep avevo mostrato solo una parte di me, ora mi sono mostrato per quello che sono".
"Mania" si porta addosso una bella responsabilità: replicare i numeri del suo predecessore, capace di essere certificato triplo platino nel giro di cinque mesi. Quegli stessi mesi durante i quali Riccardo Marcuzzo, con la complicità di Riccardo Scirè e Fabrizio Ferraguzzo, ha messo insieme i dodici brani che compongono questo album, che di "Perdo le parole" è l'ideale complemento, mostrando una faccia più riflessiva del cantante milanese.
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Tra tutti gli impegni che hai avuto l'estate scorsa quando è nato questo disco?
Ci sono dei brani che avevo già prima, anche se ci ho lavorato con un maturazione diversa rispetto a quando li avevo scritti, e quindi li ho sistemati. Altri invece, soprattutto ballad, per quanto fosse estate, li ho scritti in questi mesi.
Si nota infatti un mood diverso rispetto a "Perdo le parole".
Ho scritto soprattutto delle canzoni introspettive, perciò il disco rispetto all'Ep è spostato più verso le ballad. Non vedevo l'ora di pubblicarlo.
Come mai?
Qualcuno può pensare che l'abbia fatto uscire così in fretta per un'operazione di marketing, per restare a galla... in realtà vedevo che non ero uscito al 100%, non avevo mostrato tutto quello che già ero. Questo disco non è un'evoluzione ma il completamento di quello che l'Ep aveva mostrato di me.
Ma i brani già scritti che hai registrato ora, alla luce delle ultime esperienze, li hai trattati in modo diverso?
In tre o quattro c'è stato sicuramente un percorso di crescita, ma allo stesso tempo è rimasta la coerenza di ciò che avevo scritto, solo sotto una forma diversa. Gli arrangiamenti e le produzioni sono più curati, la tipologia dei brani cambia, e magari anche la scrittura viene percepita come più matura rispetto a un up tempo che punta a divertire, con un linguaggio più semplice.
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I testi sono tutti tuoi: quanto ti porta via la composizione di una canzone?
Non riesco a scrivere di getto. Ho parlato qualche volta con rapper che, abituati al freestyle, buttano già i loro testi in mezz'ora. Per me è impossibile. A volte ho bisogno di una o due settimane per limare tutto quello che è necessario perché venga quello che ho in mente. Se sono particolarmente ispirato uno o due giorni.
Come è cambiata la tua vita?
Tantissimo. Anche se in realtà ancora adesso non me ne rendo conto. Finché sei nel frullatore non riesci ad analizzare. Gli amici li vedo pochissimo, e la famiglia giusto se mi capita di passare per Milano. Pur pianificando le cose vivo alla giornata e vivo il momento cercando di fare il meglio possibile. Questo sempre, perché sono un maniaco perfezionista, che vuole controllare tutto.
La musica è la tua mania?
Non solo! Mi sono occupato del merchandising, della grafica, e anche degli arrangiamenti, perché se il mio produttore è quello che li ha curati io non l'ho mollato un secondo. Volevo a tutti i costi definire il mio suono.
E ci sei riuscito?
C'è stato un bel lavoro fatto con Riccardo Scirè. Lui è il mio produttore-arrangiatore di fiducia. Io gli porto il testo e le musica, e poi lui si occupa di tutta la parte artistica. Ho provato a sperimentare anche altre soluzioni, anche in questo disco, però alla fine ritorno sempre da lui perché abbiamo una sintonia speciale.
Nel disco lui suona praticamente tutti gli strumenti e in generale c'è un sound a tratti sintetico. Come porterai tutto questo sul palco nel prossimo tour?
Per il tour prevedo meno elementi possibili, niente coristi, fiati... mi appoggerò a sequenze e suoni elettronici, mentre il palco lascerà posto a situazioni quasi teatrali, come fossero videoclip. Vorrei che i cinque o sei pezzi più significativi venissero rappresentati sul palco, magari con un attore o un'attrice o anche ballerini. Il mio obiettivo è quello di fare divertire ed emozionare.