A sei anni dalla morte si fa chiarezza sui perché del suicidio dell'attore. Un docufilm che uscirà a settembre, "Robin's Wish", spiega come Williams soffrisse della demenza a corpi di Lewy, un male neurodegenerativo che lo stava "disintegrando"
Sei anni fa Robin Williams decideva di togliersi la vita sconvolgendo il mondo di Hollywood e i milioni di fan che lo seguivano da anni. Si è a lungo parlato del suo essere affetto dal morbo di Parkinson ma ora un docufilm, "Robin's Wish", svela che a portare l'attore al suicidio fu un'altra malattia. Si tratta della terribile demenza a corpi di Lewy, una patolgia che attacca il cervello e provaca ansia, insicurezza e depressione.
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Proprio mentre ricorre l'anniversario della scomparsa di Williams, è stato pubblicato il trailer del documentario che racconterà i suoi ultimi giorni di vita. A togliere un velo su quello che è accaduto nelle settimane precedenti alla tragedia, ci pensano soprattutto la moglie di Robin, Susan Scheneider Williams, e il regista Shawn Levy, che ha diretto l'attore nel suo ultimo film, "Una notte al museo: il segreto del faraone".
Proprio il regista racconta che durante la lavorazione del film apparve chiaro come per Williams ci fossero dei problemi. "Ricordo che mi disse che gli stava succedendo qualcosa - spiega -, che non si sentiva più lo stesso". E il perché lo rivela la moglie. Per lei le cose sono diventate chiare dopo aver ricevuto il rapporto del medico legale dal quale è emerso un quadro più ampio rispetto a quello che molti avevano tracciato. "Mio marito stava combattendo contro una malattia mortale - racconta lei -. Tutte le zone del suo cervello erano state attaccate dalla malattia. Un'esperienza che lo ha totalmente disintegrato“. La demenza a corpi di Lewy è infatti una malattia devastante, che ha come caratteristiche quelle di incrementare l’ansia e l’insicurezza causando delle delusioni fortissime nella persona che ne è affetta.
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