© Fabrizio Cestari
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A due anni dal precedente album e dopo alcune hit estive dal successo clamoroso, il rapper di Salerno ritorna con un disco che mette insieme le sue diverse anime
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"Rivoluzione". E' già nel titolo il senso del nuovo album di Rocco Hunt, che arriva a due anni di distanza dal precedente. Due anni in cui il mondo è cambiato e due anni in cui il rapper di Salerno si è affermato come autore di clamorose hit estive. Ora nel nuovo disco rimette insieme le sue due anime. "Era il momento di far capire che ci sono anche i brani di contenuti, i brani di denuncia - dice -. Perché io sono quella cosa lì, arrivo dal rap. Se mi guardo indietro, a dieci anni fa, questa è la mia rivoluzione".
Questo album, prodotto da Valerio Nazo, arriva al termine di due anni in cui il rapper di Salerno ha cambiato pelle dando spazio a una vena melodica pop che ha fruttato con le hit estive, interpretate in prima persona o scritte per altri, due miliardi di stream su Spotify. "Rivoluzione" mette insieme le diverse anime di Rocco, la sua capacità di cavalcare l'onda della melodia come quella di mettere tutto se stesso nei testi, da ritornelli che restano in testa a brani che sono portavoce delle ingiustizie.
“Penso di essere stato molto fortunato perché mentre tutti stavano fermi io ho avuto la possibilità di viaggiare e farmi conoscere in Spagna e in Francia - racconta Rocco -. Sono stati due anni difficili ma non mi sono abbattuto e ho cercato di dare alla gente un po’ di solarità. Rivoluzione è una compilation di questi due anni, delle cose uscite e delle cose scritte”.
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Come tutti quelli che arrivano dalla strada e da un rap di contenuti, Rocco ha davanti a sé il problema di "giustificare" in qualche modo, agli occhi dei fan della prima ora, la sua svolta mainstream. E "Rivoluzione" è il modo in cui rimette insieme i vari pezzi. "Questo è un album che come concept cerca di spezzare l’immaginario precedente. Io alterno sempre l’essere pop all’essere urban e street - spiega -. Dopo i singoli pop, i fan più hard mi chiedevano da tempo un ritorno a certe tematiche e sonorità. Fare tutti questi numeri per me non è una vergogna ma un onore, la parola commerciale non deve essere un insulto. Se sei arrivato a tante persone significa che hai toccato le corde giuste”.
“Quando parlo della rivoluzione parlo della mia. Nessuno mi ha mai regalato niente - prosegue -. Ho lavorato in pescheria, fatto le battle di freestyle in strada, fatto la gavetta. Al di fuori quello che vedo non mi piace. I giovani non sono rappresentati da questo sistema, soprattutto quelli del sud. La rivoluzione deve essere anche per loro. Il mio personaggio è un personaggio di riscatto, la gente vede in me uno che ce l’ha fatta partendo dal nulla. Anche quando cito i soldi e il successo nelle canzoni non lo faccio per egotrip personale ma come affermazione di rivalsa".
Tra le cose che danno lustro al disco c'è la copertina, realizzata da un nome importante della street art come Jorit. "Avere la cover di Jorit è un onore - dice Rocco -. Lui è un attivista, uno che è stato arrestato per aver fatto un murale nella striscia di Gaza. Avevo il suo numero ma avevo paura a chiamarlo. Lui si è mostrato subito disponibile. Inizialmente pensavo a una sua opera per l’interno del booklet e poi è diventata la cover. E questo dà ancora più significato alla parola rivoluzione".
Nel disco c'è un brano dal significato particolare, "Fiocco azzurro", che Rocco ha voluto dedicare al figlio Giovanni evitando però i cliché del genere. "E' un pezzo che ancora oggi ad ascoltarla mi emoziona. Ci tengo a dire che non è la classica canzone smielata ma l’ho voluta fare in modo molto street - sottolinea -. C’è dentro anche il mio essere padre atipico, è un po’ come se stessimo crescendo insieme. Io non ho avuto modo di studiare, dare la possibilità a mio figlio di frequentare una scuola internazionale, di livello, che possa aprirgli le chiavi del mondo, è un altro simbolo di rivalsa".
Adesso arriva un lungo giro di firmacopie che vedrà il rapper impegnato per quasi tutto il mese di novembre. "Non avrei mai immaginato di dirlo qualche anno fa ma sono felicissimo di tornare a fare il tour di firma copie - dice -. L’incontro con il pubblico e i concerti sono il pane per noi. Sembra retorico ma un miliardo di stream non vale venti persone sotto il palco".
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