Sale la febbre per l'unica tappa italiana del nuovo tour sabato 23 settembre
di Andrea Saronni© ansa
Treni speciali, autostrada bloccata, una piccola città sconvolta e rivoltata come una tasca, l'antiterrorismo in azione tra la gente sciamata da ogni angolo di un Paese. Chissà cosa ne penserebbe, oggi, il cronista che nel 1966, affrontando i Rolling Stones in una conferenza stampa prima della tournée americana, chiese loro se sarebbe stata l'ultima volta. Detto che fu posta soprattutto per giocare con le parole di una loro hit ("The Last Time", appunto), la domanda trova la sua milionesima risposta nella febbre di Lucca, nell'imminenza di un nuovo segmento sulla timeline italiana delle Pietre, cominciata nel 1967 e dunque già fuori tempo massimo secondo il cronista sixties.
Parlassero anche in questo dolcissimo inizio d'autunno, la nuova questione cliché da proporre a Jagger & Richards sarebbe probabilmente un semplice, ma accorato "Perché"? I soldi - tanti, tantissimi, un fiume sempre in piena specie nel nuovo millennio - non possono essere l'unica risposta valida. Non regge. È gente che, alla faccia dei curriculum vitae, non ha dissipato le enormi ricchezze accumulate in mezzo secolo di stardom, non deve ridurre debiti pubblici e privati. E dunque l'unica ragione alternativa e superiore può essere solo quella della sfida, dell'intenzione di alzare al massimo livello il punto finale d'incontro tra l'ascissa dell'età e l'ordinata di un genere di musica e soprattutto di esibizione live.
Non è la sola carta d'identità a risultare straordinaria analizzando la questione Stones, sono in tanti i loro coetanei ed oltre - dunque, in fascia ottuagenari - che ancora battono palchi, dormono in alberghi, girano città e continenti. Straordinaria tour dopo tour invece è la continuazione del gesto, che vuole ancora essere quello di sempre, quello risultato seminale per qualsiasi artista rock diventato grande o rimasto piccino in ogni angolo del pianeta: Mick Jagger, anche se in guisa più rallentata e studiata, ancora sgambetta, e sculetta, e trottola sul palco mentre fa andare l'immenso juke-box della banda, e dietro gli altri lo seguono, a cominciare dal cuore pulsante degli Stones, Charlie Watts, batterista, anni 76, che anche a questo giro impone il ritmo in 20 canzoni, quasi due ore nette di show aperte e chiuse da due inni, Sympathy For The Devil e Jumpin' Jack Flash.
In mezzo, i pezzi che proprio non si possono non eseguire ("Satisfaction" c'è, tranquilli), qualche sorpresa e un paio di numeri blues tratti dal recente album di cover "Blue and Lonesome" che ha gettato ulteriormente indietro le nemiche lancette ricreando sound e sapore dei Rolling degli esordi, quelli che - parole di Richards - schifavano l'idea di essere delle popstar e volevano solo essere i giovani profeti bianchi della musica nera.
È una scaletta bella, piena, come sempre ben costruita e si spera ben eseguita: nell'opening act amburghese di questo "No Filter Tour", due settimane or sono, non tutto aveva funzionato bene. Era toccato a "Fit" Jagger, Watts e all'ormai collaudatissimo parterre di side musicians tenere in piedi la baracca, mentre le performance di Keith Richards e del suo dirimpettaio Ronnie Wood erano parse piuttosto pasticciate e ansimanti: il primo aveva convinto molto di più alla voce nella consueta finestra personale di metà concerto, quando il socio Jagger va a prendere un po' di ossigeno prima del gran finale.
Meglio sono andate le cose nelle tappe seguenti e le reviews di Zurigo - ultima performance prima di Lucca, concerto tenuto mercoledì - sono state positive quando non addirittura entusiaste: sarai pure un Rolling Stone, ma a una certa età scaldare i muscoli richiede un po' di tempo in più. Ma a quanto pare adesso ci siamo, l'Italia è stata piazzata al momento giusto: il clima dolce (le previsioni meteo sono amiche), il tiro di 55mila fan e lo scenario unico delle Mura della città toscana sotto le quali è stato allestito il palco faranno il resto. Mura che, Wikipedia docet, hanno compiuto 469 anni dal loro completamento: i quattro Stones insieme ne contano invece "solo" 293. Non fatelo notare a Mick e Keith, che ritenendosi ancora più freschi, comincerebbero già a pianificare - litigando, è scontato - i tour dei prossimi decenni.