Il regista franco-polacco avrebbe dovuto presentarsi davanti alla corte suprema di Los Angeles nell'agosto 2025
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Il processo civile contro Roman Polanski per stupro di una minorenne avvenuto nel 1973 in California e previsto per l'agosto 2025, è stato annullato dopo un accordo tra le parti: lo ha detto all'Afp il suo avvocato americano. La sua presenza in tribunale, davanti alla corte suprema di Los Angeles, sarebbe stata molto ipotetica, dato che il regista franco polacco, 91enne, era fuggito dalla giustizia americana nel 1977 dopo essere stato condannato in un altro caso in cui era stato incriminato per stupro di minore.
Il caso del 1973 è stato "risolto durante l'estate dopo la reciproca soddisfazione delle parti" e il processo è stato "formalmente annullato", ha reso noto il legale, Alexander Rufus -Isaacs in una e-mail.
Secondo la denuncia presentata l'anno scorso, Roman Polanski avrebbe portato l'allora adolescente - anonima nel documento - in un ristorante di Los Angeles nel 1973. Jane Doe (nome fittizio usato solitamente nel gergo giuridico statunitense) ha raccontato che una sera del 1973, dopo averlo conosciuto a una festa, accettò un invito a cena dal regista, piuttosto famoso all'epoca dei fatti, visto che aveva già firmato "Repulsion", "Rosemary's baby" e stava lavorando a "Chinatown". Polanski ordinò tequila anche per la ragazza, nonostante sapesse che aveva meno di 21 anni (l'età legale per bere alcol negli Stati Uniti). Dopo la cena, lei si sentì male e lui la portò nella sua villa di Benedict Canyon, dove la giovane perse i sensi. Secondo le carte depositate in tribunale, quando Jane Doe si svegliò sul letto del regista, lui la spogliò e la obbligò a un rapporto sessuale, anche dopo che lei disse "Per favore, non farlo".
La vittima, di cui non si conosce l'età, ha reso pubbliche queste accuse nel 2017, chiedendo il risarcimento dei danni, senza quantificazione precisa. La sua denuncia è stata depositata solo nel giugno 2023, poco prima che si chiudesse un periodo di tempo durante il quale, secondo la legislazione californiana, le parti in causa potevano presentare denunce per stupro o violenza sessuale risalenti a diversi anni fa. L'avvocatessa Gloria Allred ha confermato in conferenza stampa che la sua cliente all'epoca non aveva "solo meno di 21 anni, ma meno di 18". "Ha dimostrato un enorme coraggio a intentare una causa contro un famoso regista. Le ci è voluto molto tempo per fare questo passo", ha detto Allred ai giornalisti, aggiungendo che "sebbene l'imputato abbia continuato la sua vita come niente fosse, per lei niente è stato normale dopo".
Roman Polanski, vincitore di tre Oscar e una Palma d'Oro, è stato accusato di violenza sessuale e stupro da una decina di donne nel corso della sua carriera, accuse che ha sempre contestato e che non gli hanno impedito di lavorare. È considerato latitante negli Stati Uniti da più di quarant'anni dopo una condanna per "rapporti sessuali illegali" con una minorenne di 13 anni, Samantha Gailey (ora Geimer).
Nel 1977, dopo essere stato arrestato, accusato di aver drogato e violentato questa adolescente, trascorse 42 giorni in prigione prima di essere rilasciato e poi fuggire a Parigi correndo il rischio di essere nuovamente arrestato.
La Geimer in seguito ha dichiarato che il rapporto non fu uno stupro e che non gli portava rancore e ha chiesto più volte che le accuse venissero ritirate. Sulla base di queste affermazioni, nel 2022 il nuovo procuratore della contea di Los Angeles, George Gascón, ha accettato di riconsiderare il caso di stupro e di riaprire un documento che potrebbe aiutare il regista premio Oscar per "Il Pianista" a dimostrare che 45 anni fa, all'epoca del processo per lo stupro della Geimer minorenne, la magistratura infierì ingiustamente su di lui. Gascón ha dato via libera alla trascrizione di una testimonianza del 2010 di Roger Gunson, il sostituto procuratore che nel 1977 istruì il caso contro il regista per violenze sessuali su Samantha Geimer, che ai tempi aveva 13 anni.
Dal 2005 Polanski è nella "red notice" del governo americano e rischia l'estradizione se esce dalla Francia o dalla Svizzera, i Paesi che l'hanno accolto. Il 26 settembre 2009 il regista venne arrestato all'aeroporto di Zurigo-Kloten, dopo che si era recato in Svizzera per ricevere al Zurigo Film Festival un premio alla carriera. Dopo l'accaduto si registrarono numerose reazioni pubbliche da parte di artisti e politici, che chiesero la liberazione del regista. Le autorità elvetiche hanno negato l'estradizione del regista negli Stati Uniti, revocandogli anche gli arresti domiciliari e il braccialetto elettronico.
Lo scandalo ha avuto ripercussioni soprattutto in anni recenti. Alla cerimonia dei Cesar 2020 polemiche contro il regista per il suo film "L'ufficiale e la spia", l'attrice incaricata di consegnargli il premio per la regia lasciò il palcoscenico in segno di protesta, mentre la presidente della giuria della Mostra di Venezia, Lucrecia Martel, contestò la selezione del film al festival dichiarando: "Non separo l'opera dalla persona".