ESTATE IN MUSICA

Silvia Mezzanotte: "Tra regine e Matia Bazar adesso mi sto godendo la mia storia"

Per la cantante è un'estate piena di impegni, con diversi spettacoli che la vedono protagonista. Tgcom24 ne ha parlato con lei

di Massimo Longoni
28 Lug 2022 - 10:30
 © Ufficio stampa

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Da due anni a questa parte gira l'Italia insieme a Carlo Marrale con "La nostra storia", un recital in cui propongono i brani dei Matia Bazar, gruppo di cui, in tempi diversi, hanno fatto parte. Ma Silvia Mezzanotte è un'interprete impegnatissima, che si divide tra il suo tour personale, lo spettacolo "Le mie regine" e uno show su Astor Piazzolla. E da settembre con Marrale affronterà una serie di date all'estero dove potranno presentarsi usando il marchio Matia Bazar. "Abbiamo i diritti sull'uso internazionale e stiamo preparando uno spettacolo speciale - dice a Tgcom24 -. Ma in generale per me è un periodo speciale: ho imparato a godermi ogni momento".

Per Silvia Mezzanotte un'estate in tour

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E' un momento magico per Silvia Mezzanotte. Iniziato poco prima della pandemia con un incontro fortuito con Carlo Marrale. Lui fondatore dei Matia Bazar, lei cantante della band in due fasi successive. Anche se in realtà le loro strade si erano già incrociate quando, dopo la morte di Aldo Stellita e l'addio di Laura Valente, a fine anni 90 la band era alla ricerca di una nuova cantante. "E' accaduto nel 1999, in un locale di Pavia, dove mi esibivo - ricorda Silvia -. Avevo avvisato Giancarlo Golzi e lui è arrivato insieme a Carlo in questo locale. Alla fine Giancarlo mi ha detto “non posso dirti niente ma stasera vado a dormire un po’ più tranquillo”. Poi feci una seconda audizione, con Sergio Cossu al quale non sono minimamente piaciuta. L’ho capito subito, tanto che ho pensato fosse finita. Poi ho fatto una terza audizione perché Giancarlo era molto convinto. E lì ho conosciuto Fabio Perversi e Piero Cassano e sono entrata nel gruppo". Formazione di cui poi né Sergio CossuMarrale fecero parte. Ma il destino ha riannodato i fili vent'anni più tardi. "Con Carlo ci siamo incontrati prima della pandemia in un modo totalmente casuale in un hotel. Ci siamo riconosciuti e abbracciati. E poi ci siamo seduti e lui ha iniziato a suonare la chitarra e io a cantare. E l’imprinting di quel momento nessuno dei due riesce a dimenticarlo. Le nostre voci si sono unite in una simbiosi assolutamente naturale. Ci siamo guardati in modo stralunato, perché sembrava avessimo sempre cantato insieme. Da lì è nata la volontà di costruire qualcosa insieme".

Sul palco siete solo voi due in acustico, tra canzoni e ricordi.

Sì, lo spettacolo è un recital. L’intenzione era quella di raccontare la dimensione Matia Bazar vista da due linee parallele: quella del fondatore e autore dei brani, e la mia di cantante arrivata dopo assumendosi un bel carico di responsabilità. Ogni volta che ci esibiamo lui tira fuori degli aneddoti che mi lasciano sorpresa e ammirata ogni volta. Contestualmente racconto io tutto quello che è successo me, a partire dalla paura degli inizi e di quello che si porta dietro entrare a far parte di una band con una simile storia. 

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Ne "La nostra storia" vi presentate come Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte, ma all’estero sarete i Matia Bazar. Ci spieghi questa cosa?

Nel 2015 è scomparso Giancarlo, l’anno dopo me ne sono andata io perché scomparso Giancarlo non trovavo un corrispettivo all’interno del gruppo, con Piero Cassano non ci siamo mai presi molto. Nel 2017 poi è uscito anche lui e pochi mesi dopo ho incontrato Carlo. Ci è venuta l’idea del nostro recital e poi siamo stati contattati dalla società che deteneva i diritti del marchio a livello internazionale che ci ha voluti perché ci riteneva credibili e abbiamo accettato. 

Nel frattempo però i Matia Bazar sono andati avanti per la loro strada guidati da Fabio Perversi.

Quando ho capito che la dimensione internazionale, che per me esiste solo in funzione di Carlo Marrale che è il baricentro di tutto questo, aveva alla base un progetto molto bello ho tentato di coinvolgere Fabio, che nel frattempo era diventato il licenziatario del marchio italiano. Ma lui aveva in mente un altro progetto. Quindi lui è andato avanti per la sua strada e noi per la nostra. Poi la pandemia ha fermato tutto e tutti.

Adesso finalmente siete pronti a ripartire?

Sì, inizieremo a settembre in Svizzera ma abbiamo trattative per spettacoli in molte parti del mondo, dall'Australia a Singapore. E sarà uno spettacolo diverso dal recital mio e di Carlo. Ci sarà una band completa e inoltre abbiamo la volontà di tornare alle origini, anche dal punto di vista degli arrangiamenti. Abbiamo un grande entusiasmo. 

In questi casi capita sovente che i fan si dividano e si creino lotte in famiglia. Com’è la situazione?

Io non sono nei panni di Fabio e della band ma se potessi dare loro un suggerimento direi loro di continuare a proiettarsi nel presente e nel futuro rispettando il passato, mentre noi siamo intenzionati a portare la tradizione del mondo Matia Bazar all’estero.

Con Carlo Marrale siete in giro con lo spettacolo da quasi due anni. Avete pensato di trarre un disco da questi spettacoli?

Sì, ci abbiamo pensato. Ma non è il momento anche perché c’è un progetto Matia Bazar in Italia di Fabio e non volevo ci fossero concorrenze dirette. Ci sono già le divisioni dei fan, sappiamo come funziona, ma non vorremmo alimentarle. Non abbiamo fretta, abbiamo anche idee su qualche inedito. Peraltro siamo consapevoli che, oggi come oggi, per due artisti come noi la possibilità che un disco nuovo passi in radio è minima. Quindi tutto quello che faremo sarà legato a un progetto live.

Tempo fa ti eri dichiarata molto critica verso il mondo dei social. Come li vedi oggi?

Ho fatto pace. Ho capito che chi decide di entrare nella mia pagina e decide di fare un commento lo deve fare come se mi guardasse negli occhi. Se poi si arriva all’insulto e alla maleducazione gratuita… io saluto cordialmente e passo oltre. In questo modo mi circondo di persone con cui ho voglia di parlare e da cui accetto anche le critiche che sono liberissime di fare se poste in maniera costruttive. E tutti gli altri li saluto, come farei nella vita reale. Fino a un po’ di tempo fa bannare non era visto bene, dal punto di vista della netiquette. Oggi il mio motto è “futtitinne”.

Il tuo calendario di impegni è molto fitto perché comunque stai girando anche con altri due tuoi progetti, Le regine e il concerto. 

Te le distinguo così. Lo spettacolo delle “Le mie regine”, dedicato alle grandi interpreti, si fa in abito da sera. Per il “Silvia Mezzanotte tour” invece metto i pantaloni di pelle. E poi c’è il recital con Carlo che si fa seduta sullo sgabello, una via di mezzo un po’ elegantina ma dove ci divertiamo molto. Sto esplorando tutte le mie caratteristiche vocali. In più c’è un meraviglioso spettacolo su Astor Piazzolla per il quale ho fatto un grande lavoro di ricerca su ogni canzone, sul contesto politico e sociale in cui è nata.

Quanto è impegnativo tutto questo dal punto di vista vocale?

Molto, mi sostengono la disciplina e la tecnica vocale. Oltre ad alcuni integratori. Non sono certo fatta di ferro. Cerchiamo di organizzare i concerti anche in funzione di questo. Potessi andare a dormire ogni sera nel mio letto potrei anche cantare tutti i giorni, ma ci sono i viaggi, gli spostamenti e la stanchezza che si accumula. Finché sei giovane puoi anche stare al mare tutto il giorno e poi alla sera fare il concerto. Ma con i miei 55 anni, di cui sono fierissima e per cui non farei mai a cambio, devi avere disciplina.

Cosa ti danno i 55 anni che non avevi a 30?

La capacità di godermi l’attimo. Per natura caratteriale, per uno stato di ansia continua, in passato mi sono sentita sempre sotto giudizio. Adesso invece comunico un altro modo di stare sul palco. Mi godo il momento, bello o brutto che potrebbe essere. Sbaglierò una nota? Pazienza! Ripeto, la filosofia da seguire oggi è una sola: futtitinne.

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