L'attore premio Oscar nel 1963 era nato in California il 5 aprile 1916
Un divo affascinante e schivo. Questo era Gregory Peck, che nasceva 100 anni fa, il 5 aprile 1916, a La Jolla, in California. Indimenticabile interprete di "Vacanze Romane", accanto a una giovane Audrey Hepburn, è stato tra i divi più amati dell'epoca d'oro del cinema di Hollywood. In carriera, due Golden Globe, cinque candidature all'Oscar, ma una sola statuetta, vinta nel 1963 per il ruolo di Atticus Finch in "Il buio oltre la siepe".
Figlio di un farmacista irlandese e di un'insegnante di famiglia scozzese, Eldred Gregory Peck si innamorò del cinema grazie alla nonna, che fu figura importante nelle sua infanzia dopo il divorzio dei genitori, avvenuto quando aveva cinque anni. Peck decise di iscriversi alla prestigiosa scuola di teatro Neighborhood Playhouse dopo un viaggio a New York nel 1938 e in breve ne divenne la star indiscussa.
Evitata la chiamata alle armi per un infortunio alla schiena, approdò al cinema nel 1944 con il ruolo di un partigiano russo in "Tamara, la figlia della steppa" e in abito talare per "Le chiavi del Paradiso" con cui si guadagnò la prima nomination all'Oscar. In poco tempo era già un divo grazie a "Io ti salverò" di Alfred Hitchcock che lo liberò dal cliché rassicurante del "bravo giovane".
E' in questi anni che a Hollywood rivaleggia con icone dello star system come Humphrey Bogart, Gary Cooper e soprattutto Cary Grent: "Per anni - dirà Peck - su ogni copione che mi offrivano c'erano le impronte di Grant". Progressista, cattolico, amante della birra e con il vizio del fumo, non sopportava i pettegolezzi e le avventura sentimentali tipiche del mondo che incarnava.
Adottato dai maggiori registi, amato dal pubblico anche in melodrammi come "Il cucciolo" che gli fece vincere il primo Golden Globe e sfiorare nuovamente l'Oscar, Gregory Peck si impose come divo di caratura internazionale grazie a ruoli in western e film impegnati come "Barriera invisibile" di Elia Kazan che gli valse la terza nomination all'Academy Award. La quarta arrivò per "Cielo di Fuoco", film di guerra in cui vestiva i panni del soldato eroico.
Nel 1953 William Wyler lo volle per "Vacanze romane", commedia romantica che in un solo colpo cambiò l'immagine dell'Italia nel mondo, impose il mito della Vespa, e regalò all'attore il grande amore. Sul set conobbe la giornalista francese Ve'ronique Passani e se ne innamorò all'istante. Veniva dal tormentato divorzio dalla prima moglie, con la quale era stato sposato per dieci anni e dalla quale aveva avuto tre figli tra cui il primogenito Jon che si sarebbe suicidato sparandosi nel 1975. Il colpo di fulmine lo folgorò: i due si sposarono al rientro negli Stati Uniti e non si separarono più fino alla sua morte, il 12 giugno 2003.
Dopo un decennio di successi, nel 1963, per Gregory Peck venne finalmente l'ora dell'Oscar con "Il buio oltre la siepe" di Robert Mulligan, che gli consegnò anche il secondo Golden Globe. "Rimane il mio film preferito - diceva – perché vi ritrovo le ragioni per cui ho fatto questo mestiere: intrattenere facendo pensare". Fu la sua ultima grande interpretazione, perché di lì in poi il tramonto si fece sempre più inesorabile, nonostante una ventina di altri film, tra cui "Arabesque", accanto a Sophia Loren.