I 75 anni di Renato Pozzetto, la vena surreale della commedia italiana
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Dagli esordi in coppia con Cochi Ponzoni ai successi cinematografici degli anni 70 e 80, uno dei big della commedia nostrana
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Ha segnato quasi 50 anni di comicità italiana, in televisione, teatro e cinema. Renato Pozzetto compie 75 anni. Dagli esordi in coppia con Cochi Ponzoni (con il quale è tornato dal 2000) ai grandi successi cinematografici degli anni 80, da "La casa stregata" a "Il ragazzo di campagna", ha conquistato più generazioni con una comicità attraversata da una vena surreale che lo ha reso diverso da tutti i suoi colleghi.
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Attore, regista, sceneggiatore, cantante... Pozzetto ha declinato il proprio talento in mille modi, trovando sempre la strada migliore per arrivare al pubblico. Nato a Laveno-Mombello, sul lago Maggiore, il 14 luglio del 1940, ha conosciuto i primi successi con Cochi Ponzoni. I primi passi li muovono al Derby di Milano, dove i compagni di avventura si chiamano Enzo Jannacci, Felice Andreasi e Bruno Lauzi. Il debutto televisivo è del 1968, in quella straordinaria trasmissione intitolata "Quelli della domenica", che annovera nel cast anche dei giovanissimi Ric e Gian e Paolo Villaggio. Nei primi anni 70 la coppia poi si impone con la sua comicità leggera e poetica in titoli di culto come "Il poeta e il contadino", "Il buono e il cattivo" e "Canzonissima", alla quale legano una sigla diventata storica come "E la vita, la vita". Questa viene scritta insieme a Jannacci, con il quale comporranno altri successi come "La gallina", "La canzone intelligente" e, più avanti, "Lo sputtanamento".
A metà degli anni 70 Pozzetto spicca il volo verso la carriera cinematografica. Se per un breve periodo il sodalizio con Cochi regge anche sul grande schermo ("Luna di miele in tre", "Tre tigri contro tre tigri", "Telefoni bianchi"), il successo spinge Renato a correre da solo. Sin dall'inizio arrivano complimenti e premi (con "Per amare Ofelia" e "Oh Serafina"), e successi. Ma è con gli anni 80 che Pozzetto si impone come uno dei massimi big della commedia nostrana. "La casa stregata", "Un povero ricco", "Lui è peggio di me" e "E' arrivato mio fratello" sono campioni di incassi. Senza dimenticare altre opere dove con piglio comico affronta anche temi seri, come "La patata bollente" (i pregiudizi sull'omosessualità"), "Ecco noi per esempio..." (la contestazione e il femminismo), "Nessuno è perfetto" (il cambio di sesso). Ogni stagione cinematografica lo vede protagonista di più pellicole, almeno una delle quali in grado ogni volta di sbancare il botteghino. L'anno d'oro è il 1984, quello de "Il ragazzo di campagna", film diventato di culto assoluto, che ancora oggi raccoglie ad ogni replica televisiva risultati di ascolto sorprendenti.
A renderlo diverso dai molti suoi colleghi la vena surreale, che si sprigiona soprattutto nelle opere da regista ("Saxofone", l'episodio follemente stralunato di "Io tigro, tu tigri, egli tigra"), e quella poetica, espressa ai massimi livelli in "Da grande", film di Franco Amurri che nel 1987 anticipa curiosamente lo stesso tema di "Big" con Tom Hanks, uscito quasi in contemporanea, ovvero quello di un bambino che si trova in un corpo di adulto.
Con gli anni 90 inizia la parabola discendente, non tanto sua ma di quel tipo di commedia che inizia a segnare il passo, un po' per la scomparsa di molti protagonisti (soprattutto sceneggiatori e registi) e un po' per il cambiamento di gusti del pubblico. Questo non gli impedisce di azzeccare ancora qualche pellicola campione di incassi come i due film della serie "Le comiche", in coppia con Paolo Villaggio. Poi, dopo qualche anno di pausa, nel 2000 si riunisce il sodalizio con Cochi Ponzoni, che tra tv e teatro rinverdisce i successi del passato. Negli ultimi anni torna al cinema con ruoli di contorno, da guest star in commedie come "Oggi sposi" e "Ma che bella sorpresa", di quest'anno.