Sabrina Ferilli, tra gioia e rimpianti: "Ramona farà sempre parte di me"
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L'attrice si gode l'Oscar vinto da "La grande bellezza" anche se resta un po' di amaro per essere stata esclusa dalla serata di Los Angeles: "Siamo un Paese di talenti non di squadre. Ma la vera festa l'abbiamo fatta a Roma"
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Non ha avuto un biglietto per partecipare alla serata al Dolby Theater ma la gioia è la stessa. Sabrina Ferilli si gode l'Oscar vinto da "La grande bellezza" da lontano ("la maggioranza degli attori è qui a Roma, siamo noi che facciamo l'onda"). Nel film lei è Ramona, una spogliarellista non più giovane. "E' un personaggio che farà sempre parte di me - dice - con la sua forza, la sua volontà e le sue debolezze".
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I rimpianti e le reciminazioni la Ferilli li ha lasciati a un'intervista rilasciata a "Chi". "A livello individuale sparigliamo e sbaragliamo, ma è nel discorso organizzativo che manchiamo - ha detto -. Non sappiamo ottimizzare niente, sviluppare il valore delle cose. Se lo si guarda nella prospettiva degli eventi “La grande bellezza” non l'hanno amplificato, l'hanno detonato. Ed era un evento unico: erano 15 anni che non vincevamo un Oscar, questo è demoralizzante".
E poi il rammarico di non essere potuta andare a Los Angeles. "Di non essere stata lì, di non aver fatto il red carpet mi dispiace, e molto - spiega al settimanale diretto da Alfonso Signorini -. Lo dico non soltanto per me, ma anche perché l'immagine che si ricorda nel tempo della “Notte degli Oscar” è quella delle foto delle attrici che solcano il tappeto rosso in abiti favolosi. Come si dice: “E' la materia di cui sono fatti i sogni". Senza è come se mancasse qualcosa".
Ma alla fine è il momento dei festeggiamenti, e Sabrina prova a guardare il lato positivo della cosa ("Siamo tutti qui, lì a Los Angeles sono in tre"). Quanto alle critiche alla versione di Roma decadente, pigra viziata e superba resa nel film, la Ferilli precisa che si tratta del lucido racconto della "disgregazione di alcuni valori" e sulla reprimenda alla borghesia sintetizzata nel monologo in terrazza di Toni Servillo-Jep Gambardella contro la scrittrice Galatea Ranzi. Il valore aggiunto, secondo l'attrice e' la scelta del regista di volere nel cast "attori con la patente. Anche per un piccolo passaggio c'erano attori di prosa e teatrali straordinari".