Venezia, accoglienza tiepida per "Sangue del mio sangue" di Marco Bellocchio
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Alla proiezione della stampa la pellicola ha ricevuto solo un breve applauso
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La prima proiezione stampa di "Sangue del mio sangue" di Marco Bellocchio, terzo film in gara per l'Italia alla 72/ma Mostra del Cinema, è stata accolta con un breve applauso nella sala Darsena, salvo poi rifarsi alla proiezione ufficiale, con un'ovazione lunga 8 minuti. Al centro del film la vicenda di una suora murata viva (l'attrice ucraina Lidiya Liberman), ma il regista precisa: "Non mi sono convertito, sono un anarchico sempre più moderato".
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Per "Sangue del mio sangue" il regista ha riunito a sé un cast di primo ordine: Roberto Herlitzka, Pier Giorgio Bellocchio, Filippo Timi, Alba Rohrwacher, Federica Fracassi, Lidiya Liberman e Fausto Russo Alesi.
Il film segue due vicende che hanno come sfondo il borgo piacentino di Bobbio: una è ambientata nel Seicento mentre l'altra ai giorni nostri. "E' un film libero, in cui racconto Bobbio che è un mondo. E' una storia in cui si alternano passato e presente, senza badare troppo a dare risposte a tutto" racconta Bellocchio.
La prima parte del film si concentra sulla storia di una suora di clausura (Lidiya Liberman), che viene murata viva nella Bobbio medievale, ma il regista precisa: "Non mi sono convertito, chiariamo subito, sono un anarchico sempre più moderato. Il potere però continua a darmi fastidio, come quello della Chiesa in quell'epoca. Sulla Chiesa di oggi parlar male non mi viene più così naturale. Per tante cose, soprattutto quelle relative alla famiglia, continuo ad essere in disaccordo ma devo ammettere che abbiamo un Papa più a sinistra della sinistra".
Anche in "Sangue del mio sangue" a fare da fil rouge è un personaggio femminile perché "io penso che la forza, la vitalità e il carattere siano donna, per lo meno per la mia esperienza. In confronto alle donne noi uomini siamo dei poveracci".
Alla proiezione ufficiale del film era presente anche l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.