OTTAVA GIORNATA

Venezia 74: applausi e risate per "Ammore e Malavita", musical contro il "gomorrismo"

Terzo film italiano in concorso alla Mostra del Cinema, la pellicola dei Manetti Bros uscirà in sala il 5 ottobre

07 Set 2017 - 18:34
 © ipa

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Tante risate e sette minuti di applausi a scena aperta, hanno accolto la proiezione stampa di "Ammore e Malavita" di Marco e Antonio Manetti, terzo film italiano in concorso a Venezia 74. Il musical, che uscirà in sala il 5 ottobre, ambientato a Napoli con Carlo Buccirosso nei panni del boss e Giampaolo Morelli sicario alla James Bond, ha divertito e convinto gli spettatori.

E' un grande omaggio alle sceneggiate napoletane", ha detto all'ANSA Giampaolo Morelli, che interpreta Ciro il sicario del boss don Vincenzo 'o re do 'pesce' (Carlo Buccirosso), che ritrova la fidanzatina dell'adolescenza Fatima (Serena Rossi) e scappa dal suo destino. "Mi sento un mix tra John Travolta e Mario Merola", ha aggiunto parlando del suo personaggio "Ciruzzo o ninja, freddo, silenzioso, capace di uccidere con le arti marziali, con i coltelli e con kalashnikov".

Secondo film napoletano dei Manetti Bros, dopo "Song ' e Napule", "Ammore e Malavita" racconta di don Vincenzo, il Boss e "re d'o pesce" di Pozzuoli, che, salvo dopo un attentato, pianifica con la moglie, Claudia Gerini di farsi credere morto, come 007 in "Si vive solo due volte", per rifarsi una vita ai Tropici.
A mettere il bastone tra le ruote del novello James Bond c'è però un'infermiera, ovvero il primo e indimenticabile amore di Giampaolo Morelli appunto, il sicario del Boss.

La trama, tuttavia, è un fatto quasi secondario, perchè tutto ruota invece intorno a Napoli, "questa grande capitale italiana della cultura, dove l'arte, l'architettura, il teatro, la letteratura, la musica e anche il cinema sono cosi' vivi", dicono i Manetti. "E' una città allegra, con tante facce, comprese naturalmente quelle della criminalità e dei problemi seri. 'Ammore e Malavita' nasce anche come reazione a questa tendenza in atto da anni di mostrarne in tv o in letteratura, solo il lato negativo: la Napoli di Gomorra, dove non puoi andare perché ti rapinano come minimo. Napoli è tanto altro e non un selfie alle Vele di Scampia. Certo, è una genialità tutta napoletana trasformare l'orrore di quei palazzi in un'attrazione turistica come fosse il Colosseo a Roma o la Torre Eiffel a Parigi, ma noi questo turismo della paura, questo 'gomorrismo' imperante lo volevamo simpaticamente prendere in giro".

Un cast "giusto" quello scelto dai Manetti adorati da tutti gli attori che raccontano la lavorazione come un'incredibile happening.

"Un set folle", aggiunge Morelli: "Sempre gioioso, senza gerarchie, anarchico dove ciascuno è pienamente responsabile e tutti, persino le sartine, possono dire la loro sulle scene perché si sentono e sono parte del processo creativo". Per Serena Rossi, la Fatima, l'infermiera di Scampia che ritrova Ciro e l'amore, "nel posto sbagliato e al momento sbagliato" il film è un grande dono "perché sentivamo che era un omaggio alla nostra città".

Tutto il film è in dialetto napoletano, persino quello più stretto e incomprensibile di Torre Annunziata in una scena divertente con Patrizio Rispo. "Non sarà un problema - dice la Rossi - Pino Daniele diceva se lo capisci va bene, se no quello che conta e' il sentimento e l'emozione e questa con 'Ammore e Malavita' arriva".

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