"Suspiria" di Luca Guadagnino, "Capri-Revolution" di Mario Martone, "Che fare quando il mondo è in fiamme?" di Roberto Minervini dovranno vedersela con altre 18 pellicole straniere provenienti da ogni parte del mondo
Per il primo anno i film italiani in corsa alla Mostra del Cinema di Venezia parlano inglese. Al Lido assisteremo ad un altro step della sprovincializzazione del nostro cinema e un segno in più di un'industria cinematografica che si apre al mercato anglosassone. Si parla inglese in "Suspiria", remake d'autore di Guadagnino, mezzo italiano e mezzo inglese, come già lo esplicita il titolo, in "Capri-Revolution" di Martone ed è slang americano in "Che fare quando il mondo è in fiamme?" di Minervini.
Il terzetto italiano in concorso alla 75esima edizione del Festival di Venezia quest'anno si dovrà confrontare con 18 film provenienti da ogni parte del mondo, di cui ben cinque sono Usa. Con "Che fare quando il mondo è in fiamme?", Roberto Minervini racconta tre storie di discriminazione nella comunità di afro-americani del sud degli Stati Uniti durante l'estate 2017, dopo una serie di brutali uccisioni di giovani neri per mano della polizia. Con fare documentaristico, verremo condotti nel privato della barista Judy, che cerca di mantenere a galla la propria famiglia allargata, mentre gestisce un locale minacciato dalla gentrificazione. Vedremo poi le giornate di Ronaldo e Titus, due giovanissimi fratelli che crescono in un quartiere violento, mentre il padre è in prigione. Infine scopriremo Kevin, che lotta per mantenere vivo il patrimonio culturale della sua gente vittima di un eccidio attraverso i rituali del canto e del cucito.
Alberto Barbera, direttore artistico del festival, alla presentazione di questa edizione ha descritto "Suspiria" di Guadagnino come una "sorpresa, un remake ambizioso con una Tilda Swinton mai vista prima, che interpreta ben tre ruoli". In una scuola di danza si agitano le vite della direttrice artistica (Swinton), di un'ambiziosa e giovane ballerina (Dakota Johnson) e di uno psicoterapeuta in lutto (Lutz Ebersdorf). Per tutti sarà incubo. Sarà curioso vedere come il regista siciliano si sia misurato con questo horror e, soprattutto, con il pregiudizio dei tanti fan di Dario Argento.
Infine "Capri-Revolution" rinnova la voglia di Mario Martone di rileggere la storia italiana a modo suo e ci porta a Capri nel 1914, a ridosso della prima guerra mondiale. Qui troviamo una comune di giovani nordeuropei proto-hippie guidata da Seybu (Reinout Scholten van Aschat), pittore-mistico alle prese con una terapia di danza salvifica. Ma a Capri vive anche l'Italia rurale di Lucia (Marianna Fontana), giovane capraia piena di curiosità, e quella positivista del giovane medico del paese (Antonio Folletto).